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8 scelte narrative delle Serie Tv di cui gli autori si sono pentiti amaramente

Scrivere per la televisione è un’arte complicata, che richiede un’inventiva notevole e la capacità di gestire storie e personaggi per diversi anni. Per questo non ci stupisce sapere che, ben più di una volta, alcuni degli autori e dei creatori di serie tv tra le più amate e famose della storia si siano pentiti amaramente di alcune decisioni prese durante gli anni, figlie di pressioni esterne o di un contesto culturale ormai superato. E se dell’ultima categoria fanno parte produzioni del calibro di Friends, I Simpson e Buffy l’ammazzavampiri, tra coloro che hanno compiuto scelte narrative di cui si sono pentiti istantaneamente per via di pressioni dai piani alti troviamo il creatore de La Casa de Papel, costretto a uccidere uno dei suoi migliori personaggi per poi rimpiangerlo amaramente. Le otto scelte narrative presentate in questo articolo sono diverse per importanza e impatto sulla serie nella quale sono state inserite, ma tutte hanno in comune il fatto di essere state prese al momento sbagliato e per le ragioni sbagliate, al punto che dopo molti anni coloro che ne sono stati responsabili si stanno ancora chiedendo cosa avessero in testa mentre le scrivevano.

Attenzione: l’articolo contiene spoiler su Friends, Stranger Things, I Simpson, Buffy l’ammazzavampiri, The OC, La Casa de Papel, The Vampire Diaries, The 100

1) Phoebe si innamora dello stalker di sua sorella (Friends)

Recentemente la co-creatrice di Friends Marta Kauffman è tornata a parlare del suo più grande successo, sottolineando come rimpianga alcune delle scelte compiute all’epoca. Infatti, guardandosi indietro con la consapevolezza maturata negli anni, Kauffman non soltanto ha raccontato si essersi pentita della totale mancanza di inclusività nel cast e nella scrittura dei protagonisti della serie, ma anche di come è stata gestita la questione del “padre di Chandler”, una donna transgender a cui in Friends ci si riferisce sempre al maschile e che è stata interpretata da Kathleen Turner, attrice cisgender (come vi abbiamo raccontato qui).

I rimpianti di Marta Kauffman non finiscono qui, perché la mente dietro a Friends ha voluto ricordare come nella terza stagione della sitcom più famosa di tutti i tempi sia stata introdotta una storyline di cui si è pentita amaramente. Nell’episodio The One With The Jam, ci viene presentato Malcom (interpretato da David Arquette, allora fidanzato e poi marito di Courteney Cox), un uomo ossessionato da Ursula Buffay che, vedendo la gemella di questa Phoebe, inizia ad avvicinarsi a lei. Nonostante venga detto chiaramente che Malcom sia uno stalker e che Ursula ha chiesto un ordine restrittivo mei suoi confronti, durante l’episodio Phoebe inizia una relazione romantica con lui, che finisce solo perché la donna scopre che Malcom ha continuato a perseguitare sua sorella.
Questa sottotrama, che vedeva Phoebe frequentare uno stalker pur essendo a conoscenza della sua attività, è stata criticata aspramente già negli anni Novanta, diventando una delle più controverse dell’intera serie. Non stupisce allora che la creatrice di Friends la rimpianga amaramente e che tornando indietro non la reinserirebbe mai nella sitcom.

2) Chrissy muore dopo un solo episodio (Stranger Things)

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La quarta stagione di Stranger Things ci ha riservato un clamoroso colpo di scena già alla fine della prima puntata, quando la dolce e tormentata cheerleader Chrissy Cunningham diventa la prima delle quattro vittime scelte da Vecna per aprire definitivamente il passaggio tra Hawkins e il Sottosopra.

Oltre a essere una delle scene più inquietanti e apertamente horror di Stranger Things, quella della morte di Chrissy è anche una delle scelte narrative che i fratelli Duffer rimpiangono maggiormente di tutta la serie (insieme alla fine del povero Bob, sacrificatosi per salvare l’amata Joyce alla fine della seconda stagione). Quella dell’uccisione di Chrissy è stata una delle prime scene girate dall’attrice Grace Van Dien, che quindi ha cominciato a portare in vita il personaggio solo dopo aver già filmato il momento in cui questo andava incontro alla sua brutale fine. Tuttavia, una volta visto il talento di Van Dien e la sua incredibile chimica con Joe Quinn, interprete di Eddie Muson, i fratelli Duffer si sono pentiti di averle dato una fine così rapida: Chrissy infatti si era nel frattempo dimostrata un personaggio amabile e splendidamente complesso, e le sue interazioni con Eddie talmente convincenti da lasciare spazio a infinite potenzialità per il futuro.

3) Il preside Skinner è un impostore (I Simpson)

Quando una serie va avanti da oltre trent’anni, come nel caso de I Simpson, è più che naturale che vi siano alcune scelte narrative che gli autori vorrebbero potersi rimangiare. In fondo, nei trentatré anni dalla prima messa in onda della serie animata creata da Matt Groening il mondo è cambiato fino a diventare quasi irriconoscibile, perciò non ci stupisce che alcune storyline che erano sembrate vincenti in un primo momento con il senno di poi si siano rivelate fallimentari, tanto che lo stesso Groening ha dichiarato di essersi pentito di averle ideate.

Tra queste, ricordiamo in particolare quella raccontata in The Principal and the Pauper, secondo episodio della nona stagione de I Simpson, nel quale viene rivelato che il preside Seymour Skinner è in realtà un impostore che risponde al nome di Armin Tamzarian, un veterano della guerra in Vietnam che ha rubato l’identità a un suo commilitone creduto morto sotto le armi. L’episodio è stato ricevuto negativamente dal pubblico e dalla critica, sconvolti da una rivelazione che non aggiungeva niente alla trama ma distruggeva di fatto un personaggio storico e amato de I Simpson, tanto che all’epoca della messa in onda furono in molti ad affermare che con “The Principal and the Pauper” la serie animata avesse definitivamente saltato lo squalo. Lo stesso Matt Groening ha rivelato di detestare l’episodio sia in un’intervista a Rolling Stone, in cui lo ha definito “un errore”, che nell’introduzione alla versione DVD della nona stagione de I Simpson.

4) La morte di Tara (Buffy l’ammazzavampiri)

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Che Buffy l’ammazzavampiri sia una delle scene che ha contribuito maggiormente alla rivoluzione della serialità televisiva è indubbio, come dimostra la nuova dignità che ha regalato al genere fantasy e, soprattutto, il ruolo fondamentale che ha avuto nel portare sullo schermo un’eroina femminile forte e complicata. Tra le tante ragioni che rendono la produzione di Joss Whedon un pilastro della televisione contemporanea vi è anche la scelta di introdurre una delle prime coppie lesbiche mai mostrate sullo schermo, quella composta dalla migliore amica di Buffy Willow Rosenberg e da Tara Mclay.

Se è vero che, data la natura della serie, in Buffy l’ammazzavampiri sono diversi i personaggi amati a perdere la vita durante le sette stagioni per cui è stata prodotta, la scelta di uccidere Tara nel primo episodio del sesto capitolo è stata ampiamente criticata dal pubblico, che ha voluto citare la morte della donna come esempio di uno stratagemma molto comune nelle serie tv fino a poco tempo fa: il “bury your gays” trope, ossia la scelta da parte degli autori di far fuori i personaggi appartenenti alla comunità LGBTQ+ con una frequenza molto maggiore rispetto a chi non ne fa parte. L’autrice della serie Marti Noxon avrebbe rivelato in seguito di non avere mai compreso perché, tra tutti i personaggi di Buffy l’ammazzavampiri, si fosse deciso di uccidere proprio Tara, una scelta di cui a posteriori si è pentita amaramente.

5) Il rapporto tra Johnny e Marissa e la morte di entrambi (The OC)

La terza stagione di The OC è stato forse il capitolo della serie che più di ogni altro ha dimostrato che gli autori del teen drama non sapevano bene come far proseguire la storia. E sebbene sia ben nota la sua drammatica conclusione, con Marissa Cooper che muore tra le braccia del suo amato Ryan, forse molti non sanno che quella di uccidere la principessa di Orange County è stata solo l’ultima di una serie di scelte che gli autori della serie rimpiangono di aver preso durante la fase di scrittura della terza stagione di The OC.

Tra le scelte narrative che il creatore del teen drama Josh Schwartz annovera tra le peggiori mai prese durante la serie vi è l’intero arco narrativo riguardante Johnny, ragazzo appassionato di surf che diventa amico della stessa Marissa per poi innamorarsene perdutamente, mai ricambiato dalla ragazza, che aveva occhi solo per Ryan. Ubriaco e distrutto dal dolore, Johnny cade da una scogliera e muore sotto gli occhi di Marissa, un evento che darà inizio alla spirale autodistruttiva della stessa e che porterà alla sua fine. In un’intervista all’HuffPost, Schwartz ha dichiarato che potesse tornare indietro riscriverebbe interamente tutta quella parte della terza stagione, cambiando per sempre in destino di The OC.

6) La morte di Berlino (La Casa de Papel)

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Che gli autori de La Casa de Papel si fossero pentiti di avere ucciso Berlino lo abbiamo capito alla quinta volta che il personaggio è riapparso in scena dopo essere morto, con stratagemmi che farebbero invidia alla milgliore delle telenovelas.

Come vi abbiamo raccontato in questo articolo, la decisione di uccidere Berlino alla fine della seconda stagione de La Casa de Papel è stata piuttosto frettolosa, soprattutto considerando il grande potenziale ancora inespresso mostrato dal personaggio interpretato da Pedro Alonso. Il creatore della serie Álex Pina, pur consapevole che eliminare Berlino era una scelta di cui si sarebbe pentito, sarebbe stato costretto a ucciderlo dai produttori della serie, come rivelato da lui stesso nel documentario sulla realizzazione de La Casa de Papel prodotto da Netlix. Infatti, pur riconoscendo che Berlino era un personaggio misogino, narcisista e psicopatico, Pina ha dichiarato che senza di lui la serie avrebbe perso molto del suo fascino, perché sono proprio personaggi del genere a rendere le serie tv davvero interessanti.

Nonostante abbia ceduto alle pressioni dei piani superiori e abbia ucciso Berlino, Pina non soltanto ha cercato in tutti i modi espedienti per riportare in scena il personaggio, ma ha anche iniziato a sviluppare uno spin-off de La Casa de Papel che lo vedrà protagonista.

7) Far finire Elena con il fratello sbagliato (The Vampire Diaries)

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Tra tutte le scelte narrative controverse prese dagli autori delle serie tv nominate in questo articolo, quella citata dal co-creatore di The Vampire Diaries Kevin Williamson sembra c’entrare poco, dal momento che all’epoca della messa in onda della serie i fan della coppia composta da Damon ed Elena erano molto più numerosi di quelli di Stefan ed Elena. Il triangolo amoroso più famoso dello scorso decennio si è infatti presto dimostrato a senso unico, poiché fin dalle prime stagioni la chimica tra Ian Somerhalder e Nina Dobrev è stata tale da rendere praticamente impossibile per chiunque immaginarsi che la serie potesse finire in qualsiasi altro modo che non fosse un lieto fine tra Elena e Damon. E infatti, come prevedibile, i due finiscono insieme nell’ultimo episodio di The Vampire Diaries, che ci mostra come la coppia di punta della serie trascorrerà tutta la vita senza mai separarsi.

Eppure, nonostante nessuno si aspettasse davvero che Elena potesse finire con Stefan, Kevin Williamson rimpiange di non aver regalato a questa coppia il lieto fine che secondo lui si meritavano. Il co-creatore di The Vampire Diaries non ha mai amato Damon e ha sempre considerato Elena e Stefan l’anima della serie, ma non la fuoriuscita di Nina Dobrev dal cast in seguito alla sesta stagione ha scombinato i suoi piani per un loro lento riavvicinamento, rendendo di fatto impossibile costruire un finale che li vedesse insieme.

8) La morte di Lexa (The 100)

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La prematura morte di Lexa kom Trikru, avvenuta nella terza stagione di The 100, è stata seguita da un clamore mediatico durato mesi, tale per cui il creatore della serie Jason Rothenberg si è sentito in dovere di scrivere una lettera di scuse ai fan della serie. L’uccisione di Lexa, la potente comandante terrestre che intreccia una relazione con la protagonista di The 100 Clarke, è stata contestata per ragioni molto simili a quella di Tara in Buffy l’ammazzavampiri, poiché la morte del personaggio è avvenuta subito dopo la consumazione del loro amore da parte di Lexa e Clarke, andando così ad alimentare il “bury yor gays” trope.

Se è vero che The 100 è una serie in cui nessuno è al sicuro e quasi tutti i protagonisti a un certo punto vanno incontro alla morte, la scelta di uccidere Lexa proprio in quel preciso momento è stata così controversa da costringere Rothenberg a tornare sui suoi passi, scusarmi e trovare il modo di riportare in scena il personaggio interpretato da Alycia Debnam-Carey. Consapevole di avere ferito la comunità LGBTQ+ che vedeva in The 100 un punto di riferimento, il creatore della serie ha dichiarato che tornando indietro non avrebbe mai gestito la vicenda nel modo in cui l’ha fatto e di essersi pentito di aver posto fine alla vita di Lexa così repentinamente.

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