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La classifica delle 7 migliori Serie Tv ambientate nel mondo della musica

Attenzione: evita la lettura se non vuoi imbatterti in spoiler di Daisy Jones and The Six, Vynil, Nashville, Mozart in The Jungle, Empire, Glee, Saranno Famosi

La musica accompagna le serie televisive come una compagna fidata. Ha varie vesti: può essere colonna sonora, può essere di accompagnamento alle scene, può essere protagonista e può essere lo sfondo su cui si muove tutto. Nell’ultimo caso la musica diventa tutte queste cose e diventa un elemento senza cui la serie non reggerebbe. Quando le serie televisive sono ambientate nel mondo della musica ci ritroviamo a vivere un vero e proprio spettacolo, spesso simile ad un musical, che ci coinvolge e ci avvolge. Il classico tappeto sonoro diventa qualcosa di più grande e di più ridondante, si prende il suo spazio, dà vita alle storie dei protagonisti. Il mondo della musica viene esplorato in vari modi da molte serie televisive e spesso, negli anni, il mondo musicale ha ispirato direttamente i copioni di molti prodotti. Nel tempo, le tecniche si sono affinate, le storie sono cambiate, gli attori si sono adattati ad un mondo musicale sempre molto diverso; ma la musica non cambia mai, cambiando sempre. Alcune serie hanno funzionato meglio nel raccontare il mondo della musica, sia che lo abbiano affrontato dal versante della produzione, sia che lo abbiano toccato nel campo dell’amore. Ecco quelle che, più di tutte, hanno convinto tutti.

7. Daisy Jones and The Six

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Siamo alla fine degli anni Settanta, quel periodo in cui la musica era tutto. La band Daisy Jones and The Six si è create da poco, dall’unione della contante leader con quattro ragazzi che sognano di fare musica per vivere. La serie rivive il successo e il declino della band attraverso le loro stesse voci che, decenni dopo il grande boom, sono molto cambiate e sono molto più malinconiche. L’originalità della serie sta nella sua narrazione finta documentaristica. Quello che vediamo è infatti un falso documentario, delineato attraverso la classica forma di reportage musicale, basato però su una storia del tutto inventata e originale. Daisy Jones and The Six funziona molto soprattutto all’inizio, quando ci lasciamo trascinare nella storia e ci facciamo trasportare dalla curiosità. Si affievolisce, questa curiosità, verso la fine, complice forse la narrazione documentaristica che lentamente tende a perdere di credibilità.

6. Vynil

Vynil

Dall’idea di nomi illustri, come Mick Jagger e Martin Scorsese, Vynil punta in alto. La storia è una storia bellissima di amore per la musica, di riscoperta di una passione, di intrighi amorosi e di una New York inedita. Sono gli anni Settanta e il rock e il punk sono i generi che più di tutti infiammano le folle. Richie Finestra, il protagonista, è il presidente di un’etichetta discografica in declino e per salvarla è disposto a fare di tutto, soprattutto dal momento in cui riscopre il suo amore per la musica che produce. La serie è ben strutturata, ha una forte componente autoriale e sicuramente un’aspettativa molto alta, date le firme degli autori. Il primo episodio, girato da Scorsese in persona, convince subito e racconta da subito una storia che solo gli appassionati di musica, e di quel genere di musica, possono apprezzare. Forse si riduce di molto il pubblico in questo modo, ma Scorsese non è famoso per accontentare tutti. Vynil è passione, è rock e se non vi sta bene, peggio per voi.

5. Nashville

Nashville

Il mondo del country non è per tutti, ma Nashville lo fa diventare assolutamente alla portata di chiunque. La serie si delinea sulla storia di Rayna Jaymes, cantante country quasi in pensione che non riesce ad arrendersi alla fine della sua carriera. Il suo amore per la musica la tiene incollata ad un passato fin troppo lontano e quando una nuova autrice pop incrocia la sua via, si renderà conto di quanto non sia pronta a lasciarsi alle spalle la sua vecchia vita. Le due donne, una veterana e salda nelle sue convinzioni l’altra giovane e fresca, piena di energia e di tenacia, si scontreranno più volte in una Nashville che pare ai loro piedi. La serie ha come fili conduttori la musica (anzi, lo specifico mondo musicale legato al country) e il rapporto tensivo tra le due donne, entrambe dedite alla musica ed entrambe determinate a non fare un passo indietro. Nashville è molto avvincente e sempre fresca, difficilmente annoia e la sua forza sta nel sapere dove mettere gli accenti: ogni dialogo tra le due protagoniste è pensato e ragionato molto bene e la loro relazione ne esce straordinariamente originale e mai banale.

4. Mozart in the Jungle

Mozart in the Jungle Glee

Ispirato al libro di memorie di Blair Tindall, oboista della New York Philarmonic, Mozart in the Jungle racconta la storia di Rodrigo, che diventa direttore d’orchestra della Filarmonica di New York, appunto. Mozart in the Jungle è una serie ambientata nel mondo della musica classica e il suo intento geniale è quello di smascherare i pregiudizi che spesso girano intorno a questo genere di musica. Dietro le quinte di uno dei palchi più famosi del mondo, si aggirano sesso e intrighi, droga e vizi, vanità e amore. Lo sradicamento di molte delle credenze legate al mondo della musica classica è la firma di Mozart in the Jungle che, attraverso un linguaggio molto diretto e una drammatizzazione classica, trova la sua identità.

3. Empire

Empire Glee

Una storia familiare, di eredità monetaria e musicale. La Empire Entertainment è l’impero di Lucius, il nostro protagonista, che copre di essere malato e deve quindi capire a chi lasciare il suo impero discografico. La musica, in Empire, non è solo musica: è monetizzata, è sporca, è un capitale su cui dover investire. Ma è anche l’unica fonte di salvezza per i protagonisti che, tra varie faide familiari, hanno come unico scopo quello di non far morire la Empire Entertainment. Empire è una serie cruda, molto diretta e senza fronzoli. La sua narrazione ci conquista con un ritmo molto serrato e uno scambio di battute affilato. È una storia sordida e cinica e ci racconta di come la musica può essere passione ma può essere anche una spada di Damocle di cui bisogna portare il peso.

2. Glee

Che dire su Glee, una serie che ha fatto impazzire un pubblico talmente eterogeneo da conquistare il mondo intero. Glee si basa sul presupposto che la musica è una salvezza; può salvarti dai bulli della scuola, da un padre che non ti accetta, da un pregiudizio, da una vita monotona. La musica, in Glee, è l’unica ragione di vita dei suoi protagonisti, ognuno col suo modo di approcciarsi al mondo musicale. I protagonisti di Glee sono degli emarginati non solo socialmente ma anche emozionalmente. C’è chi combatte contro la solitudine ma anche chi lotta contro la figura che gli altri vogliono per forza dipingere di lui. E la musica ha il potere di salvarli tutti. La serie è delineata come un vero e proprio musical, con intermezzi musicale che il più delle volte servono a descrivere la situazione in cui ci troviamo. Glee ha il potere di far appassionare anche chi di musical non vuole saperne, grazie soprattutto alla sua capacità di far collimare una narrazione lineare con scene interamente musicali, ma con uno scopo ben preciso. Non si è aggiudicata il primo posto solo per una mera questione di ordine cronologico.

1. Saranno famosi (Fame)

Saranno famosi - Fame
Saranno famosi – Fame

Non ha bisogno di presentazioni. Ha dato vita ad un intero genere televisivo e non solo. La musica, in Saranno famosi, è l’unica cosa che conta davvero, è la regina. In ogni sua forma, in ogni su dimensione, in ogni suo spazio. Saranno famosi è un inno alla gioia musicale, alla passione per le arti che la coinvolgono e all’energia. I ragazzi della prestigiosa High School for the Performing Arts di New York sanno cosa vuol dire passione, sanno che senza la musica e senza tutte le sue declinazioni, non vivrebbero. Saranno famosi ha aperto la strada ad una politica musicale che prima non aveva nessun tipo di credibilità; grazie alla serie culto degli anni Ottanta, si comincia davvero a parlare di credibilità professionale nel campo della musica, si cominciano a prendere sul serio l’arte e tutte le sue sfumature, finalmente i professionisti vengono riconosciuti come tali. Almeno dal pubblico, un enorme pubblico. Saranno famosi è un’istituzione della serialità ma anche della musica, entra a far parte di un immaginario collettivo ed è un caposaldo senza il quale molti prodotti successivi non avrebbero avuto senso di esistere.