Vai al contenuto
Serie TV - Hall of Series » SERIE TV » 5 Serie Tv che hanno esagerato con la volgarità gratuita

5 Serie Tv che hanno esagerato con la volgarità gratuita

La volgarità, i contenuti espliciti, il turpiloquio sono sempre più presenti nella serialità. Eppure uno studio dimostra che oggi il pubblico percepisce i prodotti televisivi meno volgari rispetto a qualche decennio fa. Infatti l’abbondanza dei nudi, i dialoghi spinti e un linguaggio colorito non rendono una serie necessariamente volgare, né tantomeno gratuita. Quello che infastidisce non è la parolaccia o la scena erotica in sé, ma il contesto in cui queste sono inserite e soprattutto la capacità degli autori di renderle funzionali alla narrazione. Le 5 serie che troverete nella lista, come Lucky Louie (che abbiamo analizzato qui) o Freud di Netflix, non presentano contenuti più espliciti di altri show televisivi, semplicemente hanno esagerato con il dosaggio dei livelli di volgarità, trasformando una scena di nudo o una parolaccia in un orpello superfluo e fastidioso.

Freud

Non c’è dubbio che i contenuti seriali diventino sempre più espliciti, ma questa tendenza viene accolta di buon grado quando viene percepita come una scelta naturale. Così abbiamo permesso a The Boys di scioccarci piacevolmente; abbiamo esplorato ogni aspetto legato alla sessualità con i teen drama, da Skins fino a Sex Education; siamo stati sedotti da Shameless e Sense8, che ha lasciato il segno in pochissimo tempo. Ci siamo fatti travolgere dall’onestà e dalla franchezza di serie che affrontano con eleganza anche i tabu più indicibili, come Russian Doll, After Life e Fleabag; dalla spregiudicatezza di Girls e Weeds o dall’irriverenza delle serie animate come South Park e Bojack Horseman. In questi prodotti tutto risulta al posto giusto, anche l’eccesso è equilibrato e mai sconveniente. Certo, le accuse non sono mancate, come è successo a Breaking Bad, a Game of Thrones e a Deadwood che hanno attirato l’attenzione per l’abbondanza di scene spinte, sanguinose oppure di parole con la F, la S, la A e tutto l’alfabeto scurrile. Ma la volgarità, nei casi che abbiamo citato, è una scelta stilistica deliberata che – dalla maggioranza degli spettatori – è stata apprezzata e addirittura premiata.

Quand’è invece che la volgarità infastidisce risultando gratuita? Quando una parolaccia o una scena hot è inutile, infantile, fuori luogo e di cattivo gusto? Proviamo ad analizzarlo insieme.

1) Freud (2020)

Freud

Freud è una serie tv europea di genere thriller, intrisa di elementi horror e fantastici e, nonostante il potenziale, ha deluso le aspettative. Il protagonista è un giovane Sigmund Freud (Robert Finster), uno dei pensatori più influenti del XX secolo nonché padre della psicoanalisi. Il linguaggio seriale contemporaneo offre l’opportunità di approfondire una storia sotto tanti aspetti, di mostrare anche quelli più controversi e audaci. È interessante conoscere un personaggio storico, per lo più studiato a scuola, da nuovi punti di vista. Per questo molte persone si aspettavano una maggiore attinenza ai fatti o quanto meno una rivisitazione più fedele.

Al contrario, Freud risulta un mix di elementi ibridi che mescolati insieme generano confusione. Ogni episodio rincorre a tutti i costi il sensazionalismo offrendo una narrazione esagerata e spinta. La crudezza, il sangue, i numerosi nudi e le scene intime tra il giovane Freud e Fleur Salomé (Ella Rumpf) – sebbene ricche di pathos – risultano spesso fuori luogo e immotivate. Quindi se in un contesto già di per sé confuso, ricco di elementi mistici e fantastici mal gestiti, aggiungiamo anche una volgarità ingiustificata il risultato è quasi disastroso. Queste scene forti non aggiungono nulla, anzi, interrompono la narrazione distraendo da ciò che uno spettatore che inizia una serie intitolata Freud (forse) si aspetta: sapere di più sulle teorie rivoluzionarie del giovane filosofo e neurologo.

2) $#*! My Dad Says (2010-11)

$#*! My Dad Says

La commedia ideata da Justin Halpern e interpretata da William Shatner è stata cancellata dopo 18 episodi tra critiche negative e ascolti bassissimi. La prima parola del titolo prelude già al tono della serie, ovviamente si tratta dell’imprecazione inglese bippata: s**t. Ed Goodson è un padre anziano e scontroso che ha un rapporto disastroso con i suoi figli, Henry e Vince, ormai abituati alle sue continue offese. Il rating della critica di Rotten Tomatoes è 0% e la recensione è ancora più crudele: una comedy dalle battute infantili e una scrittura estremamente cattiva.

Il linguaggio inutilmente colorito unito a una scrittura mediocre non può che generare un umorismo triste e forzato. Gli insulti smettono di essere divertenti e dopo qualche episodio risultano inopportuni. Come per Freud, anche in questa comedy il problema non è la volgarità in sé, ma il contesto in cui è inserita. I dialoghi della serie sono tratti dai tweet che Justin Halpern pubblicava su un account omonimo dove raccoglieva le citazioni di suo padre. L’account fu un successo, quindi decisero di raccogliere i tweet in un libro e poi di crearne uno show. Però nella comedy più che battute taglienti e irriverenti, quelle del protagonista risultano delle aggressioni verbali esagerate. In un’intervista in cui si parlava di umorismo, lo stesso Halpern ha dichiarato:

Penso sempre che imprecare dovrebbe essere motivato dal personaggio o dalla situazione, e se questo accade, non sembrerà gratuito. Se guardi il film Quei bravi ragazzi, i personaggi imprecano ogni cinque secondi, ma sembra una parte di ciò che sono e della loro specifica sottocultura. Non ho mai sentito nessuno dire: “C’erano troppe imprecazioni in Quei bravi ragazzi”. Di nuovo, penso che se sembra onesto, allora funziona, e se non lo fa, rende la tua scrittura davvero, davvero pigra.

Purtroppo quando i tweet sono diventati i dialoghi dello show, l’esito è stato proprio una volgarità gratuita e pigra.

3) The Magicians (2015-20)

The Magicians

La serie fantasy è l’adattamento della trilogia dei romanzi di Lev Grossman e segue le vicende di Quentin Coldwater (Jason Ralph), un ragazzo imbranato che frequenta Brakebills, il college segreto per maghi. Ci troviamo perciò in una serie per teenager, che segue il filone dei best seller come Harry Potter, un genere in cui il linguaggio esplicito non è certo un elemento caratteristico. Un pregio della serie è però quello di aver inserito in un contesto fantasy delle tematiche legate alla sessualità, all’amicizia e all’amore, approfondite con arguzia e sensibilità per venire incontro alla curiosità e alle domande di un pubblico adolescente.

Tra i personaggi troviamo quindi dei ragazzi e delle ragazze, ad esempio Eliot e Margo, che fanno della schiettezza la loro prerogativa e cifra stilistica. Tuttavia nel contesto complessivo, e nonostante le nobili intenzioni, i loro dialoghi sboccati finiscono nel cadere nella trappola della volgarità gratuita, ma soprattutto ingiustificata. La domanda di fronte a un linguaggio pieno di riferimenti spinti e allusioni sessuali inopportune è: ce n’era bisogno? Quale effetto volevano provocare sugli spettatori? Va bene parlare di sessualità con i giovani, ma forse un linguaggio maleducato e sconveniente non dovrebbe essere incoraggiato quando non serve ai fini della narrazione.

4) Brickleberry (2012-15)

Brickleberry

Una sitcom animata, volutamente esagerata, destinata a un pubblico adulto, nata da un’idea di Roger Black – comico noto per il personaggio di Yucko il Clown – e Waco O’Guin, entrambi creatori di un’altra serie comedy irriverente, Paradise Police. Brickleberry è una serie sui generis, politicamente scorretta, splatter e intrisa di black humor, ma ha anche dei difetti! Al centro delle vicende c’è un gruppo di ranger di un fittizio Parco Nazionale, noto per essere il peggiore del Nord America. Per colpa dell’incapacità del bizzarro team, i visitatori sono spesso vittime di incidenti e la salvaguardia della flora e della fauna è messa continuamente a rischio.

Rispetto a Family Guy, Big Mouth o South Park, Brickleberry calca troppo la mano, anche quando non serve, esagerando per il solo piacere di far ridere. Le battute, spesso argute, finiscono per perdere di senso e a lungo andare risultano solo scurrili. La serie ha un notevole potenziale comico, ma forse non è stato gestito tanto bene quanto è stato fatto in Paradise Police. Si ride molto, ma non c’è quell’equilibrio tipico della comicità nonsense di Family Guy o dalla satira caustica e provocatoria che South Park gestisce in maniera funzionale al messaggio di denuncia. Le continue scene intime, le offese, il turpiloquio infantile non sono sempre giustificati da intenti satirici. L’eccesso, l’irriverenza e l’abbattimento di ogni stereotipo sono l’anima di questa serie, però forse ci sono troppi scivoloni ed esagerazioni inserite solo per inorridire e scioccare.

5) Lucky Louie (2006)

 Lucky Louie

Una sitcom HBO ideata dallo standup comedian Louis C.K., il quale è stato sceneggiatore di programmi di culto come Late Night with Conan O’Brien e Saturday Night Live. Noto per essere una penna pungente dall’animo irriverente, il comico in questa serie spinge troppo la puntina della sfera macchiando l’intero foglio. Le critiche negative sono arrivate da varie direzioni: non solo, come è facile intuire, dalle associazioni religiose, che hanno definito la serie barbarica, ma anche dal pubblico di HBO abituato a scene forti e a linguaggi coloriti. La serie ripropone le dinamiche delle sitcom familiari, farcendole però con tante scene di nudo, linguaggio pesante e perfino violento. Le battute sono presentate come innovative, ma finiscono per risultare stantie e gratuitamente sporche.

Lo show affronta tematiche tabù che riesce ad approfondire anche con sagacia, come la difficoltà del crescere i figli, la povertà, l’obesità, la crisi di mezza età – ma troppo spesso l’approccio risulta inutilmente maleducato. La serie ha ottenuto un buon seguito, eppure è stata cancellata dopo una sola stagione. Non sappiamo le motivazioni. Forse è stata colpa del turpiloquio, forse il genere sitcom non era adatto ai contenuti espliciti. Come per Freud, ci chiediamo fino a che punto la volgarità è utile per veicolare un messaggio e quando invece è solo una forzatura manieristica che non aggiunge nulla alla narrazione. E nel caso di Lucky Louie la risposta sembra essere l’ultima.

Serie tv come Freud e Lucky Louie che non sono particolarmente volgari: hanno solo sbagliato il dosaggio.

Mentre le parolacce e l’irriverenza costituiscono la linfa vitale di South Park; le imprecazioni sono il carburante di personaggi come Jesse Pinkman o Fleabag; le scene intime in Game of Thrones sono funzionali all’evoluzione dei personaggi, come quelle tra Daenerys e Drogo, in Freud e nelle altre 4 serie della lista, la volgarità è spesso una scelta superflua. Il problema non è quindi la quantità o la presenza di contenuti forti, ma il contesto e le scelte narrative compiute dagli autori.

Ben vengano le parolacce e le scene piccanti! Ma solo quando queste sono funzionali al racconto, alla caratterizzazione dei personaggi e allo sviluppo delle vicende. Quando la volgarità è inserita a forza con effetti voyeuristici che non aggiungono nulla, ma inseguono solo il sensazionalismo gratuito, anche una minima imprecazione e un nudo di troppo finiscono per infastidire e, a volte, compromettere il successo della serie stessa.

LEGGI ANCHE – Freud, la nuova Serie Netflix: una Penny Dreadful che non c’ha creduto abbastanza