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Le 5 migliori commedie degli equivoci formato Serie Tv

La farsa e le situazioni burlesche portate alle estreme conseguenze sono spesso alla base di ogni buona commedia. Il filo sottile e ingegnoso che fa nascere l’umorismo, a volte, è proprio la capacità di restituirci gli aspetti più grotteschi da situazioni apparentemente ordinarie, come un innocuo fraintendimento. Da Menecmi di Plauto a La commedia degli errori di Shakespeare, l’equivoco si è imposto come uno schema narrativo capace di dar vita a storie dalle forme e sfumature sempre imprevedibili. Dove il divertimento, sebbene in modalità diverse, nasce dall’errore che genera confusione, ma che si risolve nel lieto fine. Nella commedia degli equivoci, però, anche la visione della realtà di ciascun personaggio è un elemento chiave. Una diversa visione del mondo che genera il conflitto e fa nascere un susseguirsi di smascheramenti che scardinano i meccanismi e le convenienze sociali. L’equivoco ha trovato posto e si è accomodato ovunque, dalla letteratura latina al teatro inglese, dal cinema e, ovviamente, anche nella serialità. Le gag e le situazioni comiche seriali costruite sull’equivoco sono innumerevoli, ma di certo non sono tutte brillanti. A volte questo schema è usato solo come un pretesto, fin troppo prevedibile. Altre volte, invece, diventa un labirinto di specchi che ci diverte e allo stesso tempo ci confonde gettandoci fumo negli occhi. La conseguenza è una situazione caotica dietro l’altra che, eventualmente, si conclude nel lieto fine e nella risata, l’elemento catartico per eccellenza. Gli esempi sono tanti e tanto diversi, come Friends, Arrested Development, Brooklyn 99, oppure l’italiana Incastrati di Ficarra e Picone o la britannica Inside No. 9, che mette in scena proprio un episodio tratto liberamente dalla commedia shakespeariana. Ma in questa lista abbiamo voluto raccogliere quelle 5 commedie degli equivoci dove l’errore si fonde al genio e diventa a tutti gli effetti un protagonista.

La commedia degli equivoci: ecco 5 variazioni seriali sul tema

Modern Family

Modern Family

Non possiamo non iniziare da Modern Family, la commedia degli equivoci in formato seriale per eccellenza. La sit-com familiare è creata da Christopher Lloyd e Steven Levitan per l’American Broadcasting Company ed è andata in onda per 11 stagioni fino al 2020. La vicenda segue, in stile mockumentary, le vite di tre diverse famiglie nella periferia di Los Angeles, imparentate a Jay Pritchett (Ed O’Neill). Si tratta di una sit-com corale dove ogni personaggio è responsabile dei livelli di imbarazzo della puntata. La trama di ciascun episodio, infatti, è un mare tempestoso di situazioni fraintese e fraintendibili, una serie di bugie che si intrecciano fino al finale, in cui ci aspetta un climax esilarante e dove avviene la risoluzione di tutti gli equivoci. Una struttura narrativa basata così tanto sull’imprevedibilità è difficile da sostenere, soprattutto per 11 stagioni. Infatti è innegabile che il ritmo dell’ultima, rispetto alle prime stagioni, risulti sottotono e piuttosto prevedibile.

Ad ogni modo, Modern Family è riuscita a sfruttare lo schema classico della commedia degli equivoci per parlarci di problemi e difficoltà moderni. Lo stile narrativo frizzante e le tematiche progressiste, infatti, arrivano nel 2009 sfidando molti tabu. I personaggi che parlano con la telecamera nelle interviste confessionali, poi, non fanno che aumentare la tensione e sottolineare quanto ogni incomprensione nasca dell’equivoco e da visioni antitetiche. Le gag e le battute, ma anche i momenti drammatici, nascono da là e scatenano un ritmo frenetico e al tempo stesso imbarazzante. Una comicità irruente, come i suoi personaggi, costellata da colpi di scena, sorprese e scoperte. Da i figli Dunphy che “sorprendono” i genitori a letto, ma che invece restano sorpresi; a Claire che, rimasta incastrata con la cintura nelle scale mobili, non può togliersi l’impermeabile per ovvie ragioni; e ancora le camere d’albergo sbagliate, gli oggetti rinvenuti dove non dovevano essere: insomma il caos ha origine da un fraintendimento e dallo scontro di mondi differenti. Ad esempio, molte gag arrivano dalle continue prese in giro dei difetti di pronuncia di Gloria. E così da “baby cheeses” a “baby Jesus” il passo è breve.

Seinfeld

Seindelf

Seinfeld è una sit-com unica nel suo genere tra le più celebrate della serialità statunitense. Arrivata nel 1989, con i suoi 180 episodi ha scritto e riscritto le regole della comicità seriale. E nel suo schema narrativo, talmente sottile da sembrare assente, si nasconde il figlio illeggittimo tra il genio e l’equivoco. Rispetto a Friends, la sit-com co-creata da Jerry Seinfeld e Larry David, in Italia, non è diventata un fenomeno di culto; o meglio, non ancora, perché Netflix potrebbe ribaltare la situazione. Seinfeld è stata nominata per innumerevoli premi, tra cui oltre 60 volte per gli Emmy Awards, ed è considerata all’unanimità come uno dei migliori programmi televisivi mai scritti. La Writer’s Guild of America l’ha posizionata addirittura a pochi passi da The Sopranos. I momenti comici più iconici del gruppo di amici di Jerry Seinfeld nascono da piccolezze, da errori di poco conto che generano equivoci e fraintendimenti giganteschi, dando copro a un meccanismo di distruzione delle convenzioni sociali, mostrate in tutta la loro contraddittorietà.

Seinfeld non è una commedia degli equivoci: è una commedia su quell’equivoco vivente chiamato essere umano. L’umorismo, infatti, nasce da situazioni ordinarie, fin troppo banali, che danno il via a una concatenazioni di situazioni imbarazzanti, sconclusionate, snervanti ma sempre esilaranti. Da i genitori di George con la loro pagnotta di pane di segale che George e Jerry cercano di sostituire, fino ai tentativi di Jerry di capire il nome della fidanzata di George. Il divertimento parossistico e oltre i limiti del tragicomico è affilato e politicamente scorretto. Ma, come abbiamo detto, l’umorismo è assicurato anche dalla compresenza di personalità eccentriche di personaggi eccentrici che compongono la cerchia, eccentrica, di Jerry Seinfeld. La struttura comica dello show, su cui molti produttori dell’epoca non avrebbero scommesso un centesimo, ha anticipato invece innumerevoli meccanismi narrativi odierni. Così sfruttando l’espediente più classico della commedia degli errori, lo show ci sbatte in faccia i difetti della società occidentale e il caos che domina le nostre vite.

Curb Your Enthusiasm

Curb Your Enthusiasm commedia degli equivoci

Dopo aver trascorso un decennio a tradurre la realtà in battute e situazione caustiche insieme a Jerry Seinfeld, Larry David intraprende questo nuovo viaggio seriale (che non è ancora terminato) dove interpreta sé stesso. Così nel 2000 nasce una nuova sit-com fuori dagli schemi dove lo sceneggiatore mette in scena una rappresentazione autoironica della sua vita. Cosa potrebbe andare storto nella vita di Larry David? Tutto, se hai la lingua di Larry David! Curb Your Enthusiasm si sviluppa da uno speciale di un’ora del 1999, Larry David: Curb Your Enthusiasm, legato a Seinfeld che David e HBO avevano immaginato come un mockumentary. Invece il progetto ha dato vita a una serie tv, confermata per la 12esima stagione, che mette in scena la quotidianità romanzata di Larry, sua moglie Cheryl e il suo manager Jeff. Una premessa, come quella di Seinfeld, per niente originale e dove, ancora una volta, la differenza la fa il genio. Le circostanze estenuanti da cui nasce l’umorismo vedono Larry sia vittima che carnefice. Le situazioni bizzarre, imbarazzanti e spiacevoli che lo vedono nell’occhio del ciclone sono, in un modo o nell’altro, scatenate dal protagonista stesso. E guardarlo aggrapparsi a una gaffe o all’ennesima presa di posizione ostinata è tanto divertente quanto doloroso.

La particolarissima visione del mondo di Larry David, che sulla carta gli fa produrre commedie brillanti, nella vita genera solo pasticci. Testardo e ostinato, l’autore si ritrova in ogni puntata a fare i conti con una società ancor più ostinata di lui. Curb Your Enthusiasm è caos controllato ed è fatta di atti a sé stanti. Come una scatola cinese labirintica di incomprensioni e false certezze, ogni episodio ha una struttura solida che funge solo da canovaccio. Non c’è un copione, quello che vediamo è il frutto della bravura di attori talmente coinvolti che improvvisano l’impensabile. Nessuna reazione di shock, nessun silenzio imbarazzante, capriccio o coincidenza (volutamente) improbabile ha mai generato un risultato così sorprendente e realistico. L’episodio si sviluppa sempre da due, massimo tre premesse, che come ingranaggi, danno inizio a una concatenazione di situazioni spiacevoli, guidate dal disprezzo di Larry per le convenzioni sociali. Le prime puntate sono spiazzanti, quasi nonsense. Eppure, una volta entrati nel meccanismo, veniamo risucchiati. Una struttura tanto prevedibile quanto sorprendente che frantuma le nostre certezze a suon di risate e ci trascina lungo un episodio in cui non facciamo altro che urlare: “Larry, no, non lo dire!”

Bored to Death

Bored to Death

Bored to Death è una detective dramedy di tre stagioni firmata HBO, purtroppo poco conosciuta, disponibile sul catalogo di Now e Sky. Creata dal romanziere e sceneggiatore Jonathan Ames, la comedy vede protagonista Jason Schwartzman (Rushmore), uno strepitoso Ted Danson (The Good Place), nei panni di George e un sempre spassoso Zach Galifianakis nei panni, improbabili, di Ray, un fumettista (che ricorda Dean Haspiel, un amico del vero Jonathan Ames) e migliore amico del protagonista. La trama stessa è costruita sull’equivoco. Un aspirante scrittore, in panne su ogni fronte della sua vita, un po’ per caso, un po’ per ingenuità si ritrova a fingersi detective privato. La sua esperienza da lettore consumato di gialli, finalmente, diventa utile, o almeno così pensa. Inutile dirlo, ma da questa premessa, quasi ridicola, si articolerà una sequenza di fraintendimenti ed errori esilaranti. I suoi clienti si lasciano convincere dalla “serietà” con cui Jonathan Ames si approccia a ogni caso, ignari che si tratta solo di un romanziere idealista che fuma e beve troppo e la cui unica impresa di successo è stata quella di iscriversi a Craigslist. La sua totale incapacità e il suo essere malestro metteranno in scena delle situazioni, evitabilissime, sempre più complicate dove il trio comico brilla.

Un trio bizzarro, una combinazione instabile di elementi sempre pronta a esplodere. Una cricca di personaggi sui generis che si muove in un’incantevole New York, completamente scollati dalla realtà. Bored to Death è una commedia unica nel suo genere che riesce a fondere con ironia i tòpoi dei classici romanzi gialli con l’esistenzialismo più puro; le gag demenziali, complici spesso le droghe pesanti, si fondono invece con la comicità più raffinata in stile Wes Anderson. Ma dietro alle parolacce e ai continui riferimenti ai genitali, è possibile scorgere un sottotesto più profondo, che apre un universo narrativo insolito, costellato da piccoli dettagli non sempre immediati da cogliere, come gli oggetti in secondo piano e i testi delle canzoni in sottofondo. I difetti di ogni personaggio sono la base di partenza di ogni casino, sempre più grande di loro. La scrittura brilla e quel retrogusto di sigaro e whisky tipico dei gialli rende il ritmo narrativo seducente, noir ed esilarante.

Coupling

Coupling commedia degli equivoci

Chiudiamo questa lista delle 5 migliori commedie degli equivoci con una sit-com britannica del 2000-2004 che ha segnato un traguardo importante nella comicità seriale. Scritta da Steven Moffat (Sherlock, Doctor Who) e prodotta da Hartswood Films per la BBC, la comedy con Jack Davenport, Gina Bellman, Sarah Alexander, Kate Isitt, Ben Miles, Richard Coyle e Richard Mylan è incentrata su appuntamenti e avventure sessuali. O forse dovremmo dire “disavventure“, considerato che in ogni episodio il gruppo dei sei amici trentenni si infila in un malinteso dietro l’altro. L’umorismo, come sostiene il suo creatore, deriva tutto dal contesto poiché, come sottolinea, non ci sono battute di per sé. Moffat, combinando un varietà di stili narrativi e tecniche (come lo schermo diviso, il flash forward e le narrazioni non lineari) ha creto una sit-com non convenzionale, e non solo per l’argomento madre trattato: il sesso.

Coupling – che possiamo tradurre in italiano come “accoppiamento” o “relazione” – è stata più volte paragonata a Friends, ma per non-convenzionalità ricorda molto di più Seinfeld. Si tratta di una comedy ricca di archetipi scomposti che, sebbene parli esplicitamente di sesso, in nessun momento diventa volgare o gratuita. La trama di ogni puntata è tessuta meticolosamente e ruota attorno a bugie e incomprensioni. Le situazioni stesse ricordano quelle tipiche della commedia degli equivoci, come gli scambi tra sorelle fino a espedienti assurdi, come quando Jeff vuole farsi amputare una gamba per fare una cosa a tre. L’umorismo è acuto, intelligente, irriverente e ci ha regalato una comedy originale unica nel suo genere e in largo anticipo sui tempi.

Queste erano 5 serie tv basate sui meccanismi tipici della commedia degli equivoci.

L’errore e l’equivoco delle 5 serie tv di questa lista nasce sempre dallo scontro di mondi differenti, di pensieri, di visioni e di diverse chiavi di lettura. 5 serie tv diversissime, dove l’equivoco non è solo il pretesto per l’umorismo: è il protagonista assoluto.

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