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6 Scene delle Serie Tv che non voglio mai più rivedere nella mia vita

Di solito sono una dallo stomaco forte, una che non gira mai la testa dall’altro lato per non guardare. Per farla breve, quando al cinema c’è una scena forte e tutti si girano dall’altro lato facendo dei versi, io sono quella che mantiene la testa dritta verso lo schermo, senza mai emettere suoni. Il mio stomaco regge, e anche io reggo. Siamo forti entrambi, pronti a qualsiasi cosa. O quasi. Come accade a tutti, infatti, anche per me ci sono state delle eccezioni, dei momenti in cui ho dovuto girare la testa dall’altro lato. L’ho fatto con House of the Dragon e la sua serie madre Game of Thrones, ma non solo. E’ successo anche con Chernobyl, con When They See Us. E’ accaduto senza che io me ne accorgessi. Senza farci caso vedevo il mio sguardo rivolto verso la parete bianca del muro, e non più verso lo schermo. Accade raramente, ma quando accade le ragioni sono spesso le seguenti: ciò che ho visto è emotivamente insopportabile, il mio stomaco ha (sorprendentemente) ceduto e mi implora di non guardare. Insomma, mi bussa alla porta e mi dice: io, se tu continui così, ti mollo. E va bene, giriamoci dall’altra parte. Diventiamo anche noi come quelli che al cinema si girano.

Però sì: in queste scene, a girarmi, ho avuto ragione. Perché se possibile, io queste scene non vorrei mai più rivederle in tutta la mia vita

1) When They See Us – L’interrogatorio

Chernobyl
When They See Us (640×360)

When They See Us racconta purtroppo una storia accaduta realmente, una storia che ho guardato per tutto il tempo con lo stomaco attorcigliato, le lacrime agli occhi e la rabbia dentro. Sono tanti i momenti in cui ho provato rabbia e disgusto, ma quello che più mi ha scosso riguarda la parte dell’interrogatorio. Cinque ragazzini, cinque persone deboli, cinque persone ingenue, cinque persone senza avvocato. Nessuno di loro aveva qualcuno accanto che gli consigliava cosa fare. Niente di niente. L’unica figura che avevano di fronte agli occhi era quella di un agente che, con fare intimidatorio, gli ricordava il loro colore della pelle. Il succo dell’interrogatorio era: siete neri, dunque nessuno vi aiuterà. Ammettete le vostre colpe, e vedremo che accadrà durante gli anni in carcere.

Disgustata. Non avevo niente a cui aggrapparmi, nessuna consolazione: era, purtroppo, tutto vero. Tutto orribile, sporco e disgustoso, e vero. Non c’è stato niente che seppe togliermi quella sensazione di malessere di dosso, neanche il finale. Non mi interessava perché aveva, ancora una volta, tutto aveva a che fare con l’apparenza. L’America diede dei soldi nella speranza di poter ricucire lo strappo, ma nulla di quello che gli tolse poteva essere ridato, neanche attraverso delle banconote che, tutte insieme, formavano delle nuove occasioni di riscatto. La scena dell’interrogatorio fu talmente forte che alla fine lo giurai: non l’avrei mai più rivista. Mi aveva tolto troppo. Gli aveva tolto troppo.

2) Chernobyl – Il finale che riassume l’essenza di Chernobyl

Chernobyl (640×360)

Ci sono già stato su un terreno pericoloso. Siamo tuttora su un terreno pericoloso. Per i nostri segreti, le nostre menzogne. Sono esattamente ciò che ci definisce. Quando la verità ci offende, noi mentiamo e mentiamo, fino che non ci ricordiamo neanche più che ci fosse una verità. Ma c’è. È ancora là. Ogni menzogna che diciamo, contraiamo un debito con la verità. Presto o tardi quel debito va pagato. Ecco cosa fa esplodere il nocciolo di un reattore RBMK. Le bugie. Essere uno scienziato vuol dire essere un ingenuo. Siamo così presi dalla nostra ricerca della verità, da non renderci conto di quanti pochi siano quelli che vogliono che la scopriamo. Ma la verità è sempre lì. Che la vediamo o no. Che scegliamo di vederla o no. Alla verità non interessano i nostri bisogni, ciò che vogliamo. Non le interessano i governi, le ideologie, le religioni. Lei rimarrà lì, in attesa tutto il tempo. E questo, alla fine, è il dono di Chernobyl. Se una volta temevo il costo della verità. Ora chiedo solo: qual è il costo delle bugie? 

Il finale di Chernobyl non fu più o meno drammatico dell’intero sviluppo, ma presentò una cosa che mi rese complesso riguardarlo nuovamente: riesuma e riassume tutto quanto. Lo mette in fila e, attraverso le parole dello scienziato, lo confeziona per far sì che colpisca ciò che deve colpire. E lo fa, eccome se lo fa. Soprattutto se consideriamo che, alla fine di questo discorso, seguiranno le immagini e i nomi delle persone che hanno perso la vita a causa di questo disastro. Il fulcro di ogni parola detta in questo caso è uno solo, e ha che fare con la verità, una verità che esiste a prescindere da noi, dalle vittime, dai carnefici, dalla verità stessa. Chernobyl non è solo il racconto di un evento davvero accaduto, Chernobyl è il momento in cui chiunque, anche chi non ha vissuto quel momento storico, capisce la gravità di quanto accaduto e, per tutto il tempo, dimentica di star guardando una Serie Tv. Io l’ho dimenticato, e durante la scena finale ho messo insieme i pezzi comprendendo quanto la responsabilità di ciò che è accaduto non potrà mai essere messa da parte. Ancor di più, ho anche capito che quel dolore e quella verità non potranno mai venir dimenticati, perché di Chernobyl – ancora oggi – non rimangono solo le radiazioni. Ma anche i corpi, la memoria, e le vite stroncate. E come si può rimuovere una cosa così?

3) American Horror Story Asylum – La scena della possessione

American Horror Story Asylum (640×360)

Quando si tratta di horror io sono sempre pronta a tutto, o almeno credevo di esserlo. Insomma, non ho mai avuto problemi nel guardare una scena spaventosa ma, come spesso accade, Ryan Murphy mi ha fregata. Intendiamoci, non ho avuto paura, ma ho guardato per un attimo dall’altra parte. E’ accaduto durante la seconda stagione di American Horror Story, e in particolare durante la scena che raccontava l’esorcismo. Il paziente, durante quel momento, ha cominciato a mettere in atto quei comuni comportamenti che ho già visto in diversi film e che mi hanno fatto scuola nell’insegnarmi a non girarmi dall’altra parte, ma in questo caso qualcosa è andato storto. Non saprei neanche spiegare perché, ho visto altre scene di questo tipo anche più credibili, ma in questa l’angoscia ha totalmente preso il sopravvento portandomi a decidere che io questa scena non la voglio riguardare più neanche attraverso il binocolo. Se Chernobyl mi ha tolto tanto, American Horror Story mi ha fatto per un attimo mettere in dubbio il mio coraggio di fronte all’horror. Ryan Murphy è davvero riuscito fin lì dove non avrei mai creduto.

4) Normal People – L’addio che concretizza le paure

Normal People (640×360)

Ben più angosciante di una scena horror c’è però la scena di un addio, un saluto definitivo che sapevi sarebbe arrivato, ma non sapevi quando. Normal People è esattamente questo: un labirinto in cui sai che a un certo punto ti perderai, ma non riesci a capire in quale punto. I due protagonisti cercano di tirarsene fuori, ma non raggiungono mai il traguardo. Insieme si lasciano andare a qualsiasi cosa che gli permetta di credere che non sarà così, fino a quando poi – durante la scena finale – mollano la presa, lasciandosi una volta e per tutte. So che il finale della serie sia impeccabile, ma questo non gli ha impedito di farmi del male. O forse è impeccabile proprio perché mi ha fatto male. Attraverso il loro addio ho infatti preso atto che, a volte, troppo spesso le nostre sensazoni si realizzano diventando delle realtà, e ho capito che le nostre paure a volte sono qualcosa destinato a concretizzarsi. Sapevano che si sarebbero dovuti lasciare andare, e così è stato. Ciò che mancava era l’accettazione di tale destino, ma poi per il resto tutto era già stato deciso. Perfino adesso, parlarne, mi provoca quell’angoscia che pensavo di aver rimosso e che, invece, ancora per una volta mi sta tornando nello stomaco, ricordandomi quello che Normal People in quella scena mi ha ricordato: non tutto, purtroppo, è destinato a rimanere con noi, anche se – paradossalmente – sarà per sempre con noi.

5) House of the Dragon – Il parto del primo episodio

House of te Dragon (640×360)

La storia di House of the Dragon comincia forse nel modo più cruento mai visto, un modo che al primo episodio mi fece dire: se continua così, io non posso continuare. O io, o queste scene, entrambe le cose non sono possibili. Mi riferisco ovviamente alla scena del parto della prima puntata della serie. Viserys cerca di avere un figlio maschio a favore del trono, ma le cose – quando si pensa che stiano finalmente andando bene – cominciano a diventare complicate. Durante il parto si scopre infatti che il bambino è in una posizione podalica, ragione per cui il Re si trova costretto a prendere una decisione che nessuno vorrebbe mai prendere: decidere chi sacrificare tra il futuro figlio e la moglie. Il problema, nonostante l’aspetto emotivamente intenso, per me si presenta dopo la decisione presa dal Re. Il parto ci sarà, ma tutto accade in un modo estremamente crudo e reale. La donna si contorce dal dolore, e il suo malessere riesco – durante la scena – ad avvertirlo anche io. Sono davvero impressionata, e stavolta girarmi non serve a niente perché posso sentire le sue urla. Non posso andare avanti, potrebbe accadere qualcosa che mi stravolgerebbe la visione futura, quindi continuo ma cercando di non guardare. Una volta finita la scena però lo prometto: non la guarderò mai più. Finalmente è finita, e io non la guarderò mai più.

6) Game of Thrones – Shireen bruciata viva

Game of Thrones (640×360)

Alla stessa stregua della sua figlia House of the Dragon, anche Game of Thrones si è sempre caratterizzata per le sue scene cruente, brutali e forti. Tra le tante, però, ce n’è una che mi ha fatto un effetto ancor più devastante delle altre, una che – se avessi lo avessi saputo – forse avrei saltato. Nel dettaglio, sto parlando del momento in cui Shireen Baratheon viene bruciata viva per ordine del suo stesso padre. Nel modo più brutale di sempre, la ragazza viene infatti condannata a questo destino che metterà fine alla sua vita, e non giudico questo aspetto. D’altronde, Game of Thrones scrive la propria trama proprio basandosi su ciò che di orribile la gente fa ad altra gente, non posso rimanere dunque sorpresa. Questo non comporta però non impressionarmi. Durante quella scena ho calato gli occhi più e più volte, sperando che finisse nel più breve tempo possibile. Non saprei dire quanto sia durata, ma a me è sembrata un’eternità. Non smetteva mai di focalizzarsi sui dettagli più cruenti, non smetteva di riproporli come unici protagonisti indiscuss: io volevo soltanto che questi andassero via presto e che mi lasciassero alla visione del solito GoT, ma senza una persona bruciata viva di fronte ai miei occhi.

Da Chernobyl a House of The Dragon e Game of Thrones: queste sono le Serie Tv che più mi hanno fatto star male per diverse ragioni. Il punto esatto in cui, alla fine, il mio stomaco, ma non solo, ha ceduto lasciandomi da sola con lo sdegno e l’orrore di quello che, in alcuni casi purtroppo, è accaduto davvero anche nella realtà.

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