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Blocco 181, la recensione degli episodi 3 e 4: Misa es sangre

Il debutto di Blocco 181 ci aveva fatto ben sperare sulle potenzialità narrative della serie, e negli ultimi due episodi rilasciati da Sky e Now, la rivalità tra la Misa, fazione sudamericana che comincia a fare la voce grossa nel quartiere, e i membri del Blocco, i padroni di casa, si è decisamente accesa, portando scompiglio in città e preparandoci alla sanguinosa battaglia che sembra sempre più vicina ad esplodere.  

Blocco 181: il triangolo funziona

Ne parlavamo proprio nella prima recensione (che trovate qui), di come l’espediente narrativo dei tre protagonisti giovani, provenienti da mondi diversi, che arrivano a unire le forze pur di fuggire dalla realtà a cui appartengono e che non li rappresenta, ci sembrava decisamente adatto e calzante. Per quanto si tratti di una pratica conosciuta e già vista, tra l’altro proprio in serie con questo tipo di tone of voice, il modo in cui gli autori, fino ad ora, hanno tracciato le personalità di questo triumvirato, è decisamente interessante. Infatti, siamo sempre più convinti che Bea sia la reale punta di diamante di questa serie, la protagonista indiscussa, quella con il carattere più deciso, quella che comanda. La giovane si trova di fronte ad un’ardua scelta. Nelle prime due puntate sembrava decisa ad abbandonare la Misa per via del suo sistema squallidamente patriarcale, ma in questo secondo appuntamento abbiamo visto ardere in lei il sangre latino, quello che significa appartenenza ad un gruppo, ad una realtà. Bea deve decidere che strada prendere, con chi schierarsi e soprattutto di chi fidarsi, se di Mahdi, il soldatino del Blocco che però ruba nella sua stessa casa, o di Victor, un uomo violento e scaltro, pronto a tutto pur di comandare, anche a sacrificare i suoi uomini, se necessario a dimostrare qualcosa.

blocco 181

Ludo è l’emblema di ciò che, più di tutto, Blocco 181 vuole rivelare allo spettatore: la Milano segreta, fatta di luci e visioni, di sostanze e sensazioni. Ludovico è l’uomo in più, forse l’unico realmente capace di gestire una situazione del genere, di sognare in grande e contemporaneamente riuscire a pianificare tutto alla perfezione. E infatti, alla serata nella villa della Milano bene, la prima grande occasione alla quale i tre possono accedere grazie ad un suo contatto, è lui che si porta a casa più richieste, perché oltre ad essere il più vicino a questo mondo, dei tre, è l’unico con un briciolo di esperienza, ma soprattutto appartiene alla classe dei clienti, non dei venditori, e dunque ne conosce perfettamente gusti ed abitudini. Ma la storia che ha da raccontarci Ludo, di cui vi accennavamo nello scorso articolo, è fatta anche di sofferenza. Una sofferenza tale da spingerlo ad abbracciare l’eccesso sfrenato, pur di evadere. Come vorrebbe evadere sua sorella, da quella clinica maledetta in cui viene riempita di farmaci e pian piano disumanizzata, spazzata via. A Ludo piange il cuore nel vederla così, glielo si legge in faccia, però lui è ancora in tempo per salvarsi, forse non per salvare lei, ma per uscirne sì, prima che sia troppo tardi. 

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Mahdi, dei tre, è quello che uscirà più sulla lunga distanza, dal suo guscio. Tuttora ci viene difficile inquadrarlo, perché si trattiene, forse un po’ troppo. A volte sembra sul punto di rivelarsi, come quando si lascia andare nella scena della piscina, in cui la sensualità è palpabile e i tre si divincolano in un triangolo amoroso che più che dai sentimenti, è provocato dalla voglia che questi ragazzi hanno di scappare, di demistificare il concetto di eccesso, dipingendo la propria identità da capo, dimenticandosi di un passato freddo e incompleto. Mahdi è quello più indietro perché è misterioso, ma ci sembra anche il più fragile, fa il duro solo per copertura, però ha dei sentimenti, e probabilmente ha paura di farli emergere. Non sappiamo quasi niente di lui, tranne che del suo legame di parentela con Rizzo, sempre che di parentela reale si tratti, che di fatto lo riconduce al Blocco, per il quale però, a differenza di Bea, non nutre alcun tipo di attaccamento, almeno per ora, sembra quasi che voglia prenderne le distanze. Il risultato è un soldato bianco, non violento e forse inadatto a combattere, ma che, senza un posto nel mondo, cammina nell’incertezza.

Blocco 181: tra inganni e giochi di potere

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In generale, tutto sembra funzionare bene ed in modo convincente. Lorenzo è un capo un po’ atipico, vittima del suo stesso sistema sfarzoso, in cui nessuno può fidarsi di nessuno, perché l’apparenza conta, anzi, è l’unica cosa che conta. Tra lui e Snake probabilmente il secondo ci sembra più adatto alla fase gestionale, riesce senz’altro a farsi rispettare di più. Il personaggio di Salmo è un’altra piacevole sorpresa di queste ultime due puntate di Blocco 181. Inizialmente era apparso un po’ troppo silenzioso, facendo quasi temere che il suo fosse un ruolo “d’accompagnamento”. Ma non è affatto così. Snake, che prende il nome dal famoso giochino per il Nokia (telefono utilizzato dagli spacciatori perché impossibile da tracciare), è probabilmente il personaggio decisivo della serie, dal quale dipendono tante cose, narrativamente parlando. Snake è il braccio destro silenzioso, quello che risolve i problemi, ma che se ti distrai, in un secondo ti fa le scarpe e ti ritrovi in un sacco della spazzatura. Dall’altra parte della barricata c’è una Misa che cresce sempre di più in termini di credibilità. Sembrava che non si andasse oltre le sbandate di quartiere, tra risse e furti nei negozi, ed invece qualcosa di grosso bolle in pentola, e ai fornelli c’è Victor, che cova odio in silenzio e nei quali occhi si legge tutta la rabbia pronta ad esplodere. Sarà interessante anche capire la situazione di Ricardo, fratello di Bea e vero capo della Misa, attualmente in carcere. Qualora uscisse di galera si andrebbe a creare un interessante gioco fatto di intrighi di potere, nel quale finirà presto anche sua sorella, già pronta per comandare, resta solo da capire con chi si schiererà. 

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