“To be continued”. Ci sono storie che soffrono della gabbia dell’ultimo finale di stagione decretato per la strana amalgamo di legge di mercato ed evoluzione naturale. Ci sono personaggi che sono “larger than (series) life” e si conquistano una seconda vita che fa quasi dimenticare da dove siano venuti, allievi che superano il maestro (Better Call Saul in cima alla classifica?). Benvenuti nel mondo degli spin-off riusciti, perché è di quelli che parleremo. Non sempre il respiro allungato di una serie di successo ha sufficiente ossigeno per non ansimare. Lo spin-off è figlio di un Dio maggiore e ha nel suo DNA i cromosomi di un padre/madre di successo, ma come sempre nelle mutazioni non c’è garanzia.
Vediamo insieme i 5 migliori spin-off che potrebbero vivere senza la serie madre
1) Better Call Saul (spin-off di Breaking Bad)
Il “whatever it takes” di Saul Goodman
Ci ha tolto il respiro e, soprattutto nell’ultima stagione, ci ha fatto stare in apnea. Merita un posto a sé nella Hall of Fame. Jimmy McGill/Saul ha seguito una vita narrativa di grande livello. La sua parabola sempre più discendente all’interno della storia ma sempre più ascendente come sfaccettatura del personaggio. Nei suoi chiaroscuri, nell’assenza apparente di morale, esponenziale alla sua perdita di capelli, nell’ambiguità sottolineata dalla voce a tratti roca, nelle espressioni di fallimento e di contrizione che non “telefonano” mai le azioni successive. Stagione dopo stagione, l’elica del DNA di Breaking Bad lascia spazio ai cromosomi personali di Jimmy/Gene, Mike, Gus Fring, Lalo e con una menzione speciale a Kim Wexler. Better Call Saul nasce come serie destinata alla trasformazione di altro da se stessa. Il tema comedy degli episodi della prima serie cambia pelle come le truffe e gli inganni che Saul Goodman mette in atto, alieno ma non troppo nel corpo di Jimmy.
2) Boston Legal (spin-off di The Practice)
La strana coppia
Denny Crane è il mantra di questa serie e del sorprendentemente divertente William Shatner che lo interpreta. The Practice era una serie ben fatta per la categoria legal-drama ma con derive a volte noiosette e paternalistiche. Alan Shore è il personaggio deus ex machina che porta lo studio di The Practice a chiudere nell’ultima ottava stagione per poi approdare al prestigioso studio legale Crane, Poole & Schmidt. Come nella finzione, Boston Legal soppianta The Practice a mani basse grazie all’alchimia dei personaggi, primi fra tutti Denny Crane e Alan Shore, quasi una coppia di fatto, uniti dalla spregiudicatezza. James Spader che interpreta Alan Shore sfodera tutto il suo sarcasmo e capacità locutorie. William Shatner fa dimenticare totalmente la serietà composta de il Capitano Kirk per giocare con la stravaganza di Danny Crane, in perfetto equilibrio con gli eccessi generati da un inizio di demenza.
3) NCIS (spin-off di Jag)
Investigare con ironia
Jethro Leroy Gibbs, DiNozzo, Abby Sciuto, McGee, il Dottor Mallard, difficile pensarli come costola di un’altra serie. Con le relative distinzioni, anche per NCIS è un tipo di fenomeno come Better Call Saul e Breaking Bad. Non si può pensare a NCIS se non a sé stante. JAG seguiva la classica impostazione da dramma in aula, con le sottigliezze di legge, i cavilli che ribaltano l’esito della causa, come il voto segreto di Alessandro Borghese in 4 Ristoranti. NCIS sfrutta una parte ironica che in JAG era quasi totalmente assente, abbinandola all’investigazione sul campo. Gibbs che si materializza alle spalle puntualmente, quando si parla di lui o di alcune sue scelte non condivise. DiNozzo e il suo essere tombeur de femme con grande leggerezza e stile. Abby Sciuto, strano incrocio tra Dark e Manga. McGee, il classico bravo ragazzo con risvolti inaspettati. Il Dottor Mallard e la sua Filosofia post-mortem. Una squadra di spirito, in tutti i sensi.
4) Law and Order SVU (spin-off di Law and Order)
MeToo ante litteram
“Special Victims Unit” non perché le vittime di una rapina o altro non siano speciali, ma i reati a sfondo sessuale toccano una sfera difficile da trattare. Questa peculiarità si ritrova anche nel trattamento delle storie che, rispetto a Law and Order originale, hanno più spazio per la parte investigativa, d’interrogatorio rispetto alla parte procedurale in aula. Parliamo di una serie che non ha eguali nella longevità. Dal 1999 è ancora in programmazione. Si tratta di una serie che partendo da un format originale ha saputo darsi una spina dorsale propria traendo ispirazione dal tessuto sociale, anticipando tutti gli interrogativi che ha scoperchiato l’area grigia del MeToo. I temi affrontati sono sempre drammatici e non permettono spazio all’ ironia con l’esclusione di qualche battuta del Detective Munch/Richard Belzer, decano della serie assieme a Olivia Benson/Mariska Hargitay.
5) Frasier (spin-off di Cheers)
Everybody knows your name
Siamo partiti da Better Call Saul per atterrare su questa serie che non lascia adito a dubbi né commistione di generi. Si tratta di una sitcom che nasce dalla fortunatissima Cheers, che è stata un trampolino di lancio per brillanti carriere ad attori che vi hanno preso parte come Ted Danson e Woody Harrelson, tanto per citarne alcuni. Frasier mantiene una coralità come Cheers, anche se ristretta al nucleo familiare di Frasier stesso. La sua professione di psicologo tout court che veniva abbondantemente presa in giro da tutti gli avventori di Cheers viene prestata alle frequenze di una stazione radio di Seattle dove Frasier si è trasferito, attorniato da una della prime famiglie disfunzionali delle serie televisive. La forza sta nel sarcasmo ed ironia sempre di ottimi livelli che condivide, da parte di cognome, con Boston Legal. Frasier Crane, non un mantra ma una garanzia di arguzia e longevità.
