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Derek
Colui che odia l’umanità insulta pesantemente Netflix per lo spreco di soldi che poteva risparmiarsi non comprandosi questa Serie Tv.
Quando si trova davanti a Derek, prodotto dell’autoproclamata comicità di Ricky Gervais, non sa da che parte iniziare a esprimere il suo disprezzo più viscerale.
Da una parte abbiamo Derek, interpretato proprio da Gervais, un quasi cinquantenne che si colloca per forza da qualche parte nello spettro dell’autismo; Derek ama le persone, soprattutto gli anziani dell’ospizio in cui lavora, gli animali, la musica, i fiori, i video di animaletti su YouTube che guarda tutto il giorno. Decisamente ama troppe cose ed in maniera troppo altruistica e filantropa, cosa inconcepibile per uno che non sopporta il genere umano.
Oltre la sfilza di anziani semi-assenti e afflitti da demenza senile che popolano la casa di riposo, c’è una lista di personaggi alquanto irritanti. Prima fra tutti è Hannah, l’angelo custode dell’ospizio che sacrifica la sua vita ed il suo tempo al servizio degli anziani e di Derek, per cui è quasi una figura materna. Viene da domandarsi: ma chi te lo fa fare!?
Per non parlare invece Karl, il custode, disamorato della vita che funziona per inerzia. Alla fine è troppo debole per sostenere la pressione di dover essere una persona funzionale e si licenzia. Ed infine arriva Kev, il migliore amico di Derek, una vera sanguisuga sociale, alcolizzato e perdigiorno. Kev non è affatto altruista, anzi, non pensa che a se stesso, e qui il misantropo approverebbe, se non che la sua inettitudine a qualsiasi cosa lo rende un essere umano – se così si può definire – a dir poco aberrante.
Insomma, da qualsiasi punto di vista lo si guardi, questa Serie Tv è un deterrente per chiunque odii l’umanità.
Doctor Who
“Sapete, in 900 anni di tempo e spazio non ho mai conosciuto qualcuno che non fosse importante.”
Be’, ecco, ma anche no! Incredibile il modo in cui il Dottore dopo secoli di vita ancora si prodighi per gli esseri umani. La sua è un’ostinata e spesso catastrofica ricerca di casi umani da affiancare ai suoi viaggi nel tempo e nello spazio.
La verità è che il Dottore deve colmare un vuoto esistenziale e si accolla i peggiori soggetti nelle sue missioni di salvataggio di questo mondo e dell’altro, in un’infinita lotta contro il male.
Il Dottore sarà pure disposto a far scorrazzare una ragazzetta di periferia per le galassie, o educare alla vita un’infantile e viziata trentenne che alla fine dimenticherà di lui, ma noi ci vediamo chiaramente, e i companion sono semplicemente delle piaghe!
Quella del Dottore sembra una missione umanitaria in cui è destinato ciclicamente a prendersela in quel posto, ché tanto finisce sempre in disgrazia: qualcuno muore, perde la memoria, finisce in un altro universo.
No, Doctor! La gente non è tutta importante. Perlopiù siamo una specie infima e autodistruttiva, senza finalità alcuna all’interno del grande quadro dell’universo, ma tu sei troppo solo e disperato da quando ti si è incenerito il pianeta e ti fai andare bene tutto, diciamo le cose come stanno!