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1993, la differenza tra chi si è e chi si vorrebbe essere

Chi sei e chi vuoi essere, ciò che vuoi contro ciò che devi

Veronica è una showgirl che inizia a vedere il possibile declino della sua carriera. Vorrebbe uscirne, cambiare vita, abbandonare quel mondo marcio che un giorno ti ama usandoti e il giorno dopo ti abbandona. Urla, si dispera e alla fine sembra possa scorgere la luce, ma la vita le chiude ancora la porta.

Decide così di continuare a sfruttare se stessa per trovare un nuovo posto in un altro mondo marcio, come una spirale da cui accetta di non uscire. Leo prova a rendersi parte di un progetto vincente senza dover agire nell’ombra, ma il passato riemerge, le occasioni si perdono e l’unico modo per ritrovarle è agire con la forza, facendo il doppio gioco e tradendo, guadagnandosi con la lealtà una nuova fiducia.

Tutto ciò aveva del potenziale. Come abbiamo detto, però, il modo semplicistico con cui sono state raccontare le ha reso le conclusioni prevedibili.

Non si riesce a capire se sia colpa nostra, se in fondo 1993 non pretendesse di essere più di quello che è o se l’aura di Serie cult abbia creato un hype ingiustificato. Il fatto è che a volte sembra prendersi sul serio, ma nel modo sbagliato. In alcuni passaggi sembra fare un po’ il verso ad altre Serie di grande successo (House of Cards), ricalcandone i toni, ma la sensazione di posticcio è elevatissima. Come se si stesse ascoltando un amico recitare Shakespeare dopo un paio di birre; puoi dargli corda, ma non prenderlo sul serio!

1993 avrebbe dovuto capire chi fosse e non chi avrebbe voluto essere. Non per forza una grande Serie, ma una buona Serie. Perché come gli autori hanno cercato di suggerirci: se non sai chi sei, non sai neanche chi dovresti o vorresti essere.

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