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1993, la differenza tra chi si è e chi si vorrebbe essere

Un problema di sistema

1992 raccontava il crollo del sistema partitico, durato circa cinquant’anni, della cosiddetta Prima Repubblica a causa dell’inchiesta ‘Mani pulite’. 1993 invece si presenta come il racconto del momento di assestamento del sistema; adesso ogni personaggio cerca di prendersi il proprio posto sgomitando.

I protagonisti sono travolti dall’onda di cambiamento che sta attraversando il Paese e devono capire come non ritrovarsi a terra una volta che le acque si saranno calmate. Troviamo l’ex pubblicitario Leonardo Notte galleggiare tra i due leader politici nascenti: Silvio Berlusconi e Massimo D’Alema, in attesa di capire su chi è meglio puntare e chi è meglio tradire; poi Pietro Bosco, diventato ormai un abile manovratore politico, intento a ordire un preciso piano per il rafforzamento della leadership interna alla Lega Nord, solamente per ottenere la ricandidatura.

Trame intriganti e perfettamente calate nel contesto, questo sarebbe stato un ottimo esempio di mixing tra vicende fittizie e reali. Il problema qui è il ritmo, la cui lentezza porta lo spettatore attento a intuire con largo anticipo ciò che sarebbe successo. Addio effetto twistone!

Anche qui entra in gioco l’ironia.

Paradossalmente il “problema di sistema” che 1993 cerca di raccontare è anch’esso un problema interno alla produzione.

Non c’è ambito in cui questa Serie Tv eccella: regia, sceneggiatura, recitazione, nulla. Non c’è una saggia gestione del ritmo e dei cambi di tono; manca una sceneggiatura fresca con dialoghi naturali; non c’è una regia che riesca almeno una volta a catturare la tua attenzione.

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