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I 5 personaggi meglio riusciti di Riverdale

Riverdale mi è piaciuta molto. Sì, negli ultimi anni i teen drama hanno avuto nuova linfa: 13 Reasons why, American Vandal, tutte ottime serie, al di là del fatto che possano piacere o meno. Solo che queste ultime avevano dalla loro un tema sociale importante da trattare, ossia rispettivamente il bullismo e il vandalismo. Riverdale no, non ha nessun tema particolare. Viene da un fumetto di Aguirre-Sacasa, Archie Comics, che narra appunto le avventure di Archie e del suo gruppo di amici che vivono nella cittadina immaginaria di Riverdale.

Ma allora cosa ha decretato il successo di questa serie? L’incipit è semplicissimo: un adolescente morto in circostanze misteriose e nei pressi di un lago. Le indagini portano a galla i segreti degli abitanti del postoniente di nuovo dunque. Ma Riverdale ha qualcosa di incredibilmente spontaneo e divertente, ossia i suoi personaggi. Per me sono loro l’anima di Riverdale.

In particolare modo, i 5 di cui sto per parlarvi

1) Cheryl Blossom

Riverdale - Cheryl
Riverdale (640×360)

La più riuscita in assoluto a parer mio, al punto che se non appare per troppo tempo mi annoio. Un personaggio pieno di stranezze, contraddizioni, psicosi. A capo delle cheerleader, si comporta da perfetta snob crudele, antipatica, invadente, egoista. E non ha la minima intenzione di piacervi. Come se, per tutta la serie, stesse lì a dirvi “sono fatta così, se non vi va bene è un problema vostro“. Forse è questo che mi piace di lei. Arrogante e insopportabile senza la minima paura di quello che potreste dire di lei e non è da tutti.

Ma poi, quando si fa sul serio e si tratta di essere bastardi per davvero, sceglie sempre la cosa giusta da fare. Non è crudele quanto sembra, è solo vittima di una famiglia di psicopatici che l’hanno educata ad essere una psicopatica come loro. E l’attrice, Madelaine Petsch, per quanto mi riguarda è una rivelazione.

2) Elizabeth Cooper

Riverdale - Betty
Riverdale (640×360)

Anche Betty per me è un personaggio che merita, ma non sempre, sfortunatamente. A Riverdale il problema non sono mai i ragazzi, ma sempre i genitori. I figli pagano per le colpe dei padri e tentano di essere migliori di loro, spesso riuscendoci. Betty non è da meno, ma la cosa più interessante che ha, e che non è ben approfondita secondo me, è il tema del suo alter ego. Esistono due Betty: quella che tutti amiamo, onesta e appassionata, in cerca della verità... e la Betty dalla parrucca nera, passionale, torturatrice, violenta. E questa Betty non è ancora venuta fuori del tutto. Sarebbe interessante un bel cambio di personalità.

3) F.P. Jones

Riverdale - FP
Riverdale (640×360)

Il padre di Jughead si dimostra dalla prima apparizione un personaggio con un fascino magnetico. Ha qualcosa di incredibilmente doppio e strano nello sguardo e non capisci mai se ti sta mentendo spudoratamente o se veramente è armato di buone intenzioni. Il più fragile del palco dei genitori, quello delle birre, che ha lasciato che la sua famiglia si disperdesse… è anche quello più forte, che per suo figlio decide di prendersi tutte le colpe e la galera. Una personalità distruttiva ma soprattutto autodistruttiva lo rende contraddittorio, misterioso. Credo andrebbe messo più al centro della scena.

4) Fred Andrews

Riverdale (640×360)

Lui lo amo perché mi ricordava mio padre. Sono molto simili nel carattere. E non capita spesso, nelle serie tv, di trovare dei buoni padri. Forse sono poco interessanti, e sono ritenuti più utili ai fini delle storie dei padri strani, nevrotici, assenti… per il semplice motivo che danno vita a nuove trame appena si muovono, creando conflitti da tutte le parti. Il buon Fred l’unico conflitto che può creare è quello di farsi quasi ammazzare o di mettere i suoi principi al centro della sua vita, mettendosi nei casini con gli affari. Ma è il rapporto col figlio Archie che ci dà qualcosa di interessante da vedere, e il modo con cui, lottando contro le sue stesse aspettative, decide di spronarlo a seguire i suoi obiettivi.

5) Jughead Jones

Riverdale (640×360)

Un sopravvissuto, come dice suo padre F.P Jones. Ed è il suo essere sopravvissuto nonostante appaia come fisicamente emaciato, debole, un po’ psyco con quel cappello sempre in testa che lo rende interessante. Jughead non ha una casa, non ha una famiglia. Un adolescente solo ma che può contare su degli amici che forse non vorrebbe neanche avere. Un tipo strano, che ama la scrittura e che tenta di farne la sua arma. Ridotto a volte a dormire nel ripostiglio della scuola, non l’ho mai visto lamentarsi.