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Relic Hunter non può rimanere seppellita per sempre

Relic Hunter: alzi la mano chi ricorda questo piccolo gioiellino degli anni ‘90. Sì, perché parliamo precisamente della seconda metà degli anni ’90, un periodo che vede il revival di un filone preciso: quello dell’avventura storico-fantastica porta alla luce i vari La Mummia, Wild Wild West e la Nona Porta. Punto di congiunzione è l’utilizzo della storia e dell’archeologia come elementi di trama, spesso concedendosi ampie libertà di espressione con risultati però davvero interessanti. E se in televisione stava terminando una delle meraviglie del genere (Hercules), il posto vacante fu preso volentieri da Relic Hunter. Creata a due mani da una produzione franco-canadese, Relic Hunter entrava perfettamente nel solco dell’eredità di Lara Croft, uscito solo qualche anno prima.

Serie Tv da 3 stagioni

Relic Hunter: di cosa parla?

La serie segue le avventure dei cosiddetti Relic Hunter, cacciatori di reliquie pronti a tutto pur di ottenere preziosi manufatti archeologici. Ovviamente, come ci aveva già insegnato il buon Indiana Jones, ci sono cacciatori malvagi pronti a vendere le reliquie al migliore offerente e quelli buoni, spesso professori universitari, interessati solo a consegnare i manufatti ai musei. Indovinate di quale fazione fa parte la nostra eroina?

Sydney Fox (Tia Carrere) è una professoressa di Studi Antichi al non meglio precisato Trinity College, mentre nel tempo libero si dedica alla ricerca di manufatti perduti o rubati nel tentativo di metterli in salvo. Ovviamente la sua attività la porta in giro per il mondo insieme al suo fido assistente, il maldestro Nigel Bailey (Christien Anholt). Se questo è il leitmotiv iniziale della serie, la trama non va molto oltre e ci presenta avventure stand-alone, con un oggetto da conquistare e un nemico da sconfiggere ogni volta diversi. Talvolta i due protagonisti sono accompagnati dalla svampita segretaria Claudia (Lindy Booth) prima e Karen Petrushky (Tanya Reichert) poi o da una delle innumerevoli conoscenze di Sydney, spesso ex fiamme o colleghi/rivali sul campo.

Relic Hunter

Perché ci piace

Relic Hunter è puro intrattenimento, non spossiamo definirla diversamente. Come gran parte dei prodotti dell’epoca, è caratterizzata da una leggerezza che ci permette di seguirla senza troppi sensi di colpa per le enormi libertà storiche che si prende.

Uno degli elementi più esplorati è il rapporto tra Sydney e Nigel, che rappresenta anche il vero elemento di novità della serie: l’autore, infatti, concepì la loro relazione come un sovvertimento del classico paradigma uomo al comando-donna da salvare, reso celebre proprio da quell’Indiana Jones a cui Relic Hunter strizza l’occhio. La stessa Sidney ha molto di Indiana: intraprendente, affascinante e piena di risorse, rientra di diritto nel trend del periodo con le sue eroine giunoniche e indipendenti (come dimostrano la contemporanea Xena e, appunto, Lara Croft). Nigel, d’altro canto, è un imbranato sia nella vita in generale che con le donne, e all’epoca questo rovesciamento dei ruoli canonici fu molto apprezzato dal pubblico. Adorabile è invece il rapporto di quest’ultimo con la svampita Claudia, fatto di continui battibecchi divertenti. Come una famiglia, Claudia e Nigel si comportano da fratello e sorella a cospetto di una madre più competente e quest’aria di casa contribuisce a dare una dimensione calorosa alla serie.

A tutto questo aggiungiamo il naturale fascino per l’avventura esotica, con luoghi e culture sempre diverse, mitologie affascinanti, misteri da risolvere. Il fascino per la storia e i suoi segreti è qualcosa che ritorna ciclicamente, come dimostrano le numerosissime serie a tema storico sviluppate negli ultimi anni.

relic hunter

Certo bisogna vedere Relic Hunter con l’occhio degli anni ’90: aspettatevi episodi comunque leggeri, senza farvi troppe domande a proposito di trame spesso ingenue e anche un po’ trash, dove la storia e il fantastico si fondono senza soluzione di continuità. È una serie che punta a far passare 45 minuti in spensieratezza, magari curiosando qua e là sull’esistenza o meno di alcuni manufatti o di alcune leggende. 

Forse la serie ha subito ingiustamente la fama dei suoi predecessori, finendo per essere considerata una brutta copia di Lara Croft o, peggio, una versione al femminile di Indiana Jones che non aggiungeva nulla all’originale. In realtà come detto ha i suoi pregi e, insomma, se è rimasta nei nostri cuori anche dopo solo tre stagioni un motivo ci sarà. Meriterebbe di essere riscoperta proprio come uno dei manufatti di cui Sydney andava alla ricerca. Allora, come novelli archeologi, lanciamoci in questa nuova avventura per ritrovare un antefatto perduto degli anni ’90. Non ve ne pentirete!

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