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The Witcher 2 – La Recensione: gli strighi si convincono di non provare emozioni, ma ne provano

Nowhere’s safe now. You can’t run from the world. You can’t hide from it. But you can find power and purpose. A chance to survive the horror

Siamo tornati sul Continente. Dopo due anni di assenza prolungata, abbiamo finalmente rimessa piede in quella terra arida e inospitale popolata da mostri di varia natura che è il mondo di The Witcher. E se i dubbi che così tanto tempo potesse inficiare sull’hype per la serie tv sono stati dissipati, possiamo persino aggiungere che il ritorno si è rivelato più eccitante e piacevole di quanto ci aspettassimo. Si apre un nuovo capitolo per Geralt, Yennefer e Ciri, di certo molto più intricato del precedente, che pone le basi per la vera storia a venire e per una certa Caccia Selvaggia.

La scorsa ballata si era conclusa con l’incontro tanto atteso tra Geralt e la sua Bambina Sorpresa, la principessa Cirilla, in fuga dopo che la città di Cintra era stata saccheggiata e data alle fiamme dall’esercito nilfgaaardiano. Yennefer, invece, nel tentativo disperato di porre fine al massacro di Sodden aveva lasciato sprigionare il proprio potere in tutta la sua terrificante potenza. La seconda stagione ha il compito, fin dai primi minuti, di riprendere tutte le fila lasciate in sospeso e di presentarci quei personaggi che andranno ad arricchire l’universo di The Witcher negli anni a venire ( una terza stagione è già stata annunciata). Se la prima stagione ha il tocco di una racconta di racconti, alla maniera del Decameron, la seconda preme su note ben più aspre e ambiziose. Molte cose accadranno nei nuovi episodi, a momenti sarà persino difficile tenere il passo ma, come una canzone magistralmente eseguita, la seconda stagione di The Witcher non sbaglia neppure una nota.

ATTENZIONE SPOILER! Se non avete ancora visto la seconda stagione di The Witcher vi consigliamo caldamente di tornare più tardi. Noi vi aspettiamo.

The Witcher

She’s a Child of Destiny. There are forces at play larger than we know. You are a part of her, she a part of you. But it’s not enough.

La nuova stagione riprende da dove ci eravamo interrotti. Yennefer è data per morta dopo aver salvato tutti nella battaglia di Sodden, nel frattempo, Geralt e Ciri riprendono il loro viaggio alla volta di Kaer Morhen, casa dei witcher. All’orizzonte, mentre si stagliano oscure le nuvole di guerra, un’ombra ancora più terrificante porta con sé presagi di sventura sulla fine dei tempi. Se gli eserciti di Nilfgaard e del Nord sono pronti a muoversi una nuova guerra, utilizzando a loro piacimento quante più pedine possibili, una magia oscura alberga nei boschi e aspetta solo il momento opportuno per tornare libera. La narrazione di questa seconda stagione sembra quindi procedere su diversi piani, più o meni secondari e intrecciati fra loro, ma in verità tutti legati da un comune denominatore: Cirilla. Man mano che la stagione procede, i poteri di Ciri sono sempre più evidenti e la notizia inizia a circolare tra coloro che la vogliono morta e coloro che vogliono utilizzarla per i propri scopi. La stessa Ciri si sente, per la maggior parte del tempo, impotente e debole, disposta persino a subire la mutazione dei witcher pur di trovare il proprio posto nel mondo. E se ci sono momenti in cui il suo comportamento può apparirci infantile e insopportabile, non dobbiamo di certo dimenticare che si tratta pur sempre di una bambina e per giunta di una principessa vissuta da sempre negli agi.

Il percorso di Ciri nella seconda stagione di The Witcher è dunque quello dell’accettazione di sé e dei terrificanti poteri di cui sembra non avere ancora controllo. Ancora troppo legata alla famiglia che ha perduto, Cirilla non riesce per molto tempo a riconoscere quella nuova che ha trovato.

Un percorso simile è compiuto dagli altri due protagonisti della serie, ovvero Yennefer e Geralt. La prima, abbandonata dal Chaos, cerca una nuova ragione di esistere e cade vittima dei tranelli della strega dei boschi; il secondo ci viene mostrato sotto una luce nuova, paterna e persino vulnerabile. Muovendosi parallelamente sulla cartina, i destini dei due amanti si incrociano inevitabilmente di nuovo ma stavolta, come è Geralt stesso ad ammettere, c’è qualcosa di più: Cirilla. Yennefer ritrova la propria magia nel momento esatto in cui aveva smesso di interessarsene, compiendo forse per la prima volta nella sua lunga vita un sacrificio disinteressato. Nei verdi occhi di Ciri, la strega ritrova qualcosa che aveva dimenticato e decide di proteggerla. Una scelta compiuta già da tempo, invece, da Geralt che non risponde solo alla chiamata del destino ma a quella del cuore.

The Witcher

You witchers, you pretend not to have emotions, but you do. I know you feel it too. All of it. Normal love, normal hatred, normal pain, fear and regret, normal joy, and normal sadness.

Sulle spalle dello strigo continuano a pesare mille battaglie. Agendo a da vera bussola morale di The Witcher, Geralt ci mostra ancora una volta come i veri mostri non vestano per forza di pelliccia e zanne e che al destino non si può fuggire. Mentre vengono strette alleanze, si fanno piani e gli amici diventano nemici, Geralt di Rivia rimane saldo nelle sue intenzioni e nella sua morale. Deciso a qualsiasi costo a proteggere Ciri, Geralt scopre un nuovo e inaspettato lato di sé, un lato capace di amare e prendersi cura del prossimo, un lato che gli permette di chiedere scusa a Ranuncolo e a Yennefer e di pensare, per la prima volta, al futuro. Il mondo potrà anche darsi battaglia ma questo strigo non si muoverà di un millimetro. Un Geralt, per volontà di Henry Cavill, più “intellettuale” e profondo, più vicino ai libri e più complesso emotivamente parlando. C’è ancora il tono sprezzante, il grugnito di tanto in tanto ma anche una volontà nuova di entrare in relazione con i personaggi attorno a lui: dalla figura paterna di Vesemir a quella filiale di Ciri.

L’unica pecca che mi sento di segnalare e la mancanza di abbastanza screen time. La presenza di Geralt sulla scena molto spesso sacrificata in virtù di altri personaggi secondari che non riescono a tenere il pathos e la nostra attenzione. Le continue interruzioni nella storyline dello strigo portano a una rottura nel ritmo dell’avventura e a diverse occasioni sprecate per poter sviluppare i rapporti che amiamo come quello con Yennefer o Ranuncolo.

Henry Cavill si conferma il cuore di questo fantasy imperfetto ma bellissimo che è The Witcher.

The Witcher

Anche per Yennefer è tempo di scelte e cambiamenti. C’è ancora la strega indomita ma c’è anche tanta fragilità inaspettata che ci permette di apprezzarla di più. Rimasta senza poteri e distrutta nello spirito, Yennefer impara suo malgrado a mettersi da parte, ad ascoltare di più e a fare affidamento sul prossimo. Ugualmente terrificante, la strega mostra di possedere ancora un cuore pulsante e generoso, capace di compiere grandi sacirifici per le persone che ama.

Nella disperazione e nella solitudine, Geralt, Yennefer e Ciri si ritrovano fianco a fianco a combattere gli uni per gli altri e per quell’idea di famiglia alla quale nessuno di loro aveva pensato di poter aspirare prima.

Come ho già detto, la seconda stagione di The Witcher cambia le sue priorità facendosi senz’altro più ambiziosa. Ciò che rimane intatta è quella morale di fondo che continua a riecheggiare per otto episodi, mostrandoci in maniera più o meno velata chi sia il vero mostro e come questo si nasconda dietro alte mura e ricche stanze decorate. Alla pari di Game of Thrones, anche l’universo creato da Andrzej Sapkowski è un variegato calderone di personaggi e intrighi, di lotte e tradimenti, di amori e rapporti di umana bellezza di cui stiamo grattando ancora solo la superficie. The Witcher 2 riprende ciò che abbiamo amato nella prima stagione rendendolo più grande e più entusiasmante. Vengono introdotti nuovi personaggi, le storyline si sono duplicate e questo ha inficiato sul grado di empatia ma in fin dei conti stiamo parlando di una stagione di transizione che serve a traghettarci verso battaglie future.

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