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Passeggeri notturni, il tenue noir di RaiPlay tratto dai racconti di Carofiglio

La voce vellutata di Enrico è rassicurante. È bello perdersi nelle storie degli altri. Ascoltarle in radio, in tarda serata, in compagnia di buona musica. Claudio Gioè (Vite in Fuga) è dunque Enrico, il conduttore della trasmissione radiofonica intitolata “Passeggeri notturni”, da cui il nome della miniserie disponibile su RaiPlay. Ogni sera il programma dà voce ai suoi ascoltatori, i passeggeri della notte, che in diretta raccontano le loro storie. Storie così perfette che a volte ho l’impressione che siano inventate, confesserà il protagonista. Lo speaker vive a Bari, ma si sposta di continuo per incontrare sua figlia adolescente, Matilde (Ludovica Martino), che vive lontano. È sensibile, sa ascoltare e vorrebbe avere il potere di migliorare la vita degli altri con le parole. Così, quando Sabrina Leonardi (Marta Gastini) – il primo intervento che abbiamo il piacere di ascoltare – si mette a nudo in diretta, condividendo il suo problema, Enrico non si trattiene e la saluta con un consiglio: imparare a dire no. Quel no mai detto di Sabrina, senza svelare nulla, diventerà un sottile filo conduttore della serie che, pur raccogliendo altre storie, ci accompagnerà fino alla puntata conclusiva.

Un tentativo riuscito di portare la letteratura italiana contemporanea sul piccolo schermo

Passeggeri Notturni

Prodotta nel 2020 da Anele in collaborazione con Rai Fiction, Passeggeri notturni è tratta dai racconti di Gianrico Carofiglio contenuti sia nelle raccolte dell’omonimo romanzo, sia in Non esiste saggezza. Un prodotto sperimentale, ben scritto e recitato. Fedele alle opere dello scrittore barese e alle sue suggestioni noir, sospese. L’atmosfera intima, quasi onirica, ci accompagnerà per tutto il tempo, diventando via via più cupa e sorda. Tante storie, tanti piccoli protagonisti che per poche manciate di minuti ci lasceranno entrare nelle loro vite. Non solo radioascoltatori, l’episodio ospita ora un flashback di Enrico, ora quello del suo migliore amico, Nicola Sacchi (Gianmarco Tognazzi), un poliziotto che avrà un ruolo decisivo nella vicenda.

Dieci piccoli episodi da tredici minuti, una soluzione audace, ma rischiosa

Passeggeri Notturni

La serie è stata sviluppata dallo stesso Carofiglio insieme al regista Riccardo Grandi e agli sceneggiatori Francesco Carofiglio, Salvatore De Mola e Claudia De Angelis. Se la scelta di dividere il racconto in dieci brevi episodi rappresenta la cifra sperimentale di Passeggeri notturni, da un punto di vista narrativo, questa soluzione tende a disturbare lo spettatore. L’interruzione, a volte, dà un taglio troppo brusco al racconto e spazza via la tensione e quell’atmosfera sospesa che l’episodio aveva creato. Nell’aprile 2020, infatti, Rai 3 ha mandato in onda la serie in formato di film, cioè in un’unica soluzione da 90 minuti: una scelta convenzionale, ma di certo più fruibile. La divisione in mini-puntate, in pillole, seppure audace e intrigante, per la delicatezza degli argomenti trattati, finisce per lasciarci con un peso sullo stomaco. Senza dubbio è una scelta voluta, eppure frantuma la magia. La pillola è una soluzione intelligente quando guardiamo un solo episodio al giorno, massimo due. Ma considerato l’impianto thriller e la suspense che pervade la vicenda, Passeggeri notturni richiama il binge-watching. E passare all’episodio successivo, riascoltando la stessa sigla seguita dallo “spiegone”, è un compromesso troppo didascalico e tradizionale per un prodotto sperimentale. Come spiega Grandi a Repubblica:

È un formato sperimentale e anche coraggioso perché l’episodio breve, tipico delle piattaforme digitali, è uno spazio diverso. È stato bello lavorare con Gianrico Carofiglio. Mentre il cuore del progetto erano i suoi dieci racconti presi da due raccolte diverse, la linea orizzontale della storia legata al personaggio interpretato da Gioè è originale, scritta da noi con Gianrico.

L’incontro con Valeria

Nicole Grimaudo

Passeggeri notturni si configura come una serie tv a metà tra il poliziesco all’italiana e il dramma psicologico e introspettivo. Un noir che rimanda alle suggestioni nordeuropee, sebbene ci troviamo sul lungomare di Bari. L’indagine e la sotto-trama poliziesca fungono solo da sfondo: sono le persone, e i rapporti umani, i protagonisti indiscussi della vicenda. Come l’incontro in treno con la sfuggente Valeria (Nicole Grimaudo), con la quale Enrico innesca subito una forte connessione, complici le poesie di Anna Akhmatova e un profumo “ambiguo”. Il loro primo incontro è uno dei momenti più intensi della serie. La conversazione sui profumi e sull’assenza di parole per gli odori è un sodalizio perfettamente riuscito tra letteratura e serialità. L‘incontro è il palcoscenico dove avviene la magia. Quello con un ex galeotto con un cuore grande; con una bambina, Monna Lisa, oppure quello con una ragazza in difficoltà. Le citazioni letterarie abbondano e impreziosiscono, senza mai appesantire, i dialoghi di Passeggeri notturni. Come quella “del giorno qualunque” di Hemingway, che ispira e dà corpo a tutto quello che accade nella vicenda narrata.

Oggi non è che un giorno qualunque di tutti i giorni che verranno. Ma quello che accadrà in tutti i giorni che verranno può dipendere da quello che farai tu oggi.

Ernest Hemingway

Una serie corale che urla un solo messaggio

Passeggeri notturni

La serie è molto generosa, fa spazio a tutti. Enrico è il personaggio principale, ma come un buon presentatore di un varietà umano, lascia il posto alle storie degli altri, dove ciascuno è protagonista. Dopo quella di Sabrina (Marta Gastini), ascoltiamo in radio il racconto del fotografo Massimiliano (Alessio Vassallo); del ghost-writer Giovanni (Alessandro Tiberi, Boris) e dell’ex poliziotta Paola, interpretata da Ivana Lotito (Gomorra). Ma gli spaccati di vita vissuta non sono soltanto quelli dei radioascoltatori. Enrico scova storie ovunque. Da quella della sua “compagna di viaggio”, Valeria (Grimaudo), alle storie della sua infanzia, come quella del vecchio Benito, interpretato da Paolo De Vita (La stanza del figlio). E ancora, quella di Anna, una clochard, e di Bruno Billè (Giampiero Judica), un oscuro personaggio, la chiave dell’intera vicenda. Le storie sono tante e tanto diverse, ma qualcosa le unisce.

La violenza sulle donne

RaiPlay

I racconti s’intrecciano e toccano argomenti disparati, ma c’è la volontà decisa di portare l’attenzione principale su un unico tema, sempre più urgente: la violenza sulle donne. E Passeggeri Notturni ne parla, ma con un approccio diverso dal solito. Lo fa con urgenza, con grande sensibilità, ma soprattutto con la volontà di capire. Ogni storia, da quella di Sabrina a quella di Giovanni, ha un taglio realistico, sincero e si tiene alla larga da conclusioni approssimative. Il problema viene indagato a fondo, sebbene il tempo a disposizione sia poco. Ogni storia, seppur diversa, mette a fuoco un fenomeno mostruoso, ma ne evidenzia anche i limiti, i fraintendimenti e l’incapacità di comprenderlo a fondo, perché non se ne parla mai abbastanza. E la serie di RaiPaly ci riesce, senza fronzoli, con argomentazioni autentiche e innovative. Come sottolinea Claudio Gioè:

Passeggeri notturni è un progetto molto innovativo ma necessario per la Rai che cambia. RaiPlay è la piattaforma naturale per sperimentare questi nuovi contenuti e offrire nuovi linguaggi. Il risultato è molto buono, e sicuramente è un progetto che aprirà la strada ad altre produzioni di questo tipo.

Passeggeri notturni è un’esempio di serialità italiana che ha coraggio di osare, e sa mescolare il linguaggio seriale a quello letterario con grande disinvoltura. Un racconto in dieci episodi da recuperare, che sottolinea il potere terapeutico della parola e insiste sulla catarsi dell’incontro. Ma anche sull’importanza del dialogo, della connessione umana e dell’ascolto reciproco.

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