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Paper Girls: tra romanzo di formazione e i soliti viaggi nel tempo – La Recensione

Come reagireste se, da un giorno all’altro, la vostra vita cambiasse per sempre e vi ritrovaste a viaggiare nel tempo come in Paper Girls? Opzione numero 1: vi fate prendere dal panico e finite per cadere giù da un burrone. Opzione numero 2: prendete tutto con filosofia pensando che si tratti solo di un brutto sogno. Opzione numero 3: vi rimboccate le macchine e iniziate a ragionare sul come, quando e perché siete finiti dove siete finiti. Le giovani protagoniste di Paper Girls sono passate attraverso tutte e tre queste fasi con una certa predilezione per la terza, dobbiamo ammetterlo. La serie tv, creata da Stephany Folsom e basata sui fumetti scritti da Brian K. Vaughan e disegnati da Clif Chiang, unisce romanzo di formazione e viaggio nel tempo dando vita a un progetto piacevole ma ormai visto e rivisto.

La storia ha inizio l’1 Novembre 1989, data significativa per la cittadina dove ha inizio la storia, perché nota come “Hell Day”. Le quattro giovanissime protagoniste – Mac, Erin, KJ e Tiffany – stanno facendo il solito giro per la consegna dei giornali, ovvero il lavoro più stereotipato tra gli adolescenti americani e da cui deriva appunto il nome dello show, ed è proprio durante il solito giro che iniziano a verificarsi strani avvenimenti. Uno sconosciuto ruba il walkie talkie di Erin e scappa. Nel tentativo di inseguirlo, il gruppo finisce in mezzo a uno scontro tra due fazioni avversarie. La posta in gioco? Il tempo. Infatti, mentre il cielo si colora di viola e risuona una lingua sconosciuta, le quattro ragazzine si ritrovano, senza volerlo, nel 2019.

ATTENZIONE SPOILER! Se non avete ancora visto la prima stagione di Paper Girls, vi consigliamo di tornare più tardi.

Paper Girls

Si siamo negli anni Ottanta, si ci sono dei preadolescenti sulle biciclette ma per piacere non chiamatela una Stranger Things con i viaggi nel tempo.

Paper Girls ha un grande difetto ma anche un enorme pregio e il paradosso è che entrambi presentano un’origine comune. La nuova serie tv targata Amazon Prime Video è un’erede diretta teen movie degli anni ’80, come I Goonies, The Breakfust Club e, ovviamente, Stand By Me. In tutti questi film, o quasi, l’avventura della trama verticale si allacciava al dramma tipico dell’adolescenza: l’amicizia, i primi amori, il rapporto con la famiglia. Insomma l’immaginario del “crescere” al gran completo. Paper Girls riprende dunque la duplice caratteristica di quei film, unendo l’elemento sci-fi dei viaggi del tempo. Se da un lato, però, il rimando nostalgico a quel tipo di racconto di formazione ci fa sorridere di cuore, dall’altro l’ennesimo show basato sui viaggi nel tempo ha ampiamente stancato.

Giunte nel 2019, Erin, Mac, JK e Tiffany devono subito far fronte a due strani uomini vestiti di pelle e dalla voce metallica che iniziano a vomitare loro addosso una serie di informazioni che lascia le protagoniste e noi spettatori francamente interdetti. Uno di questi viaggiatori del tempo (grande fan di Mad Max a giudicare dall’abbigliamento) prima di morire lascia a Tiffany un dispositivo da proteggere a tutti i costi. Le ragazzine corrono così via dalla battaglia e si dirigono a casa di Erin. Ma, come abbiamo già detto, l’anno è il 2019 ed esiste una versione di Erin che non solo ha 43 anni ma che non ricorda nulla degli avvenimenti di 30 anni prima.

Paper Girls

A metà tra Ritorno al Futuro e The Umbrella Academy, le ragazze si trovano loro malgrado a dover stringere alleanze e a fidarsi di completi sconosciuti, in un’epoca che non è la loro. Un punto di forza di Paper Girls è sicuramente rappresentato dalle sue interpreti giovanissime, poco conosciute ma estremamente brave nel caratterizzare i propri personaggi anche con solo otto episodi a disposizione. Ognuna delle quattro trova un modo per essere raccontata e compresa: Erin e il suo senso di responsabilità nei confronti della madre; la tomboy Mac e i traumi continui; JK e le aspettative della società; Tiffany e la sua ambizione ispiratrice. Le quattro sono molto diverse l’una dall’altra, arrivano anche a scontrarsi in maniera feroce e, in fin dei conti, è la necessità che le costringe a rimanere insieme, per buona parte della serie.

Solamente verso il finale, il gruppo si identifica per la prima volta come Paper Girls, unite dall’esperienza surreale ma anche e soprattutto dal percorso di crescita che stanno compiendo insieme.

Dove la caratterizzazione dei personaggi principali si dimostra all’altezza, la trama generale della storia ne esce invece sconfitta. L’universo narrativo di Paper Girls è vago, confuso e frettoloso. Le vicende accadono sullo schermo senza darci il tempo di assimilarle del tutto. Ci sono personaggi che muoiono lasciandoci completamente impassibili, dato che non abbiamo mai avuto l’occasione di conoscerli davvero. A parte le ragazze, dunque, la costruzione della storia procede in maniera mediocre strizzando un po’ troppo l’occhio a questo o quell’altro show.

Man mano che la storia avanza è evidente il pathos nelle vicissitudini personali delle ragazze, costrette ad affrontare le proprie paure e traumi soprattutto quando entrano in contatto con le sé del futuro. Eppure questo climax risulta solo unidirezionale creando un fastidioso effetto di scollamento quando la narrazione principale non riesce a tenere il passo. Paper Girls è senza dubbio uno show piacevole, un ibrido che unisce teen drama, fumettone, sci-fi e adatta in chiave pop il più classico romanzo di formazione. Peccato che lo show faccia il suo ingresso in uno scenario televisivo saturo, stagnante e privo di vere e nuove idee.