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Il Serpente dell’Essex – La Recensione: la ragione non è tutto

Tratta dall’omonimo romanzo di Sarah Perry, Il Serpente dell’Essex è ora interamente disponibile sulla piattaforma Apple Tv+.

Ad aprire la vicenda è la contrapposizione di due scenari: il primo vede protagoniste due bambine sulle rive del fiume Blackwater nella contea dell’Essex, intente a pregare affinché non vengano punite per i loro peccati dalla mostruosa creatura marina che terrorizza il villaggio; il secondo ha per protagonista Cora (Claire Danes), donna benestante il cui marito, ormai in fin di vita, rifiuta le cure sperimentali offertegli dal giovane medico Luke Garrett (Frank Dillane). L’ambientazione è quella della Londra di fine Ottocento, caratterizzata dall’arrivo delle prime innovazioni tecnologiche, scientifiche e mediche ma, allo stesso tempo, dall’incertezza morale dettata dai tempi bui dell’epoca vittoriana. In questo contrasto tra caste sociali si colloca Il Serpente dell’Essex, un viaggio simbolico nella dicotomia ragione e fede, scienza e superstizione, e che vede contrapposte la metropoli inglese e la contea di pescatori dell’Essex.

Una volta sopraggiunta la morte del marito, l’ormai vedova Cora, naturalista appassionata di scienze naturali e di fossili animali, decide di dedicarsi interamente ai suoi studi, trasferendosi insieme a suo figlio Francis e alla sua amica/bambinaia Martha (Hayley Squires) nella località di Colchester, cittadina apparsa sui giornali a seguito dell’avvistamento di un serpente gigante tra le paludi del fiume Blackwater, evento concomitante alla notizia della scomparsa di una bambina del posto. Desiderosa di vederla con i suoi stessi occhi, Cora coglie l’occasione per studiare la strana specie animale. Una volta arrivata al villaggio, lo scenario è però l’opposto di quello che sperava: gli abitanti non hanno dubbi sulla natura diabolica della creatura, segno dell’ira di Dio pronta ad abbattersi su di loro. La popolazione cede definitivamente alla paura quando, tra le acque, viene rinvenuto il corpo della bambina scomparsa giorni prima, dando vita a veri e propri fenomeni di isteria e psicosi collettiva. A tentare di dare speranza e lucidità alla popolazione è il reverendo Will (Tom Hiddleston), l’unico ad accogliere Cora con la giusta propensione al dialogo scientifico.

Il Serpente dell'Essex

Nei nostri tempi difficili, il mare conserva il suo potere di contenere l’ignoto.

Esiste davvero Il Serpente dell’Essex? Per la popolazione locale, il serpente è il simbolo del male in atto e, in quanto tale, è una minaccia che deve essere vinta attraverso la fede. Cora vede nel serpente la sua possibilità di riscatto in qualità di donna studiosa, sottomessa per molti anni da un matrimonio infelice e violento. Ciò che Cora trova, però, è molto più di questo: “cercavo il serpente ma ho trovato l’amicizia” dirà a Stella (Clémence Poésy), la fragile moglie del reverendo Will che, a sua volta, riflette nel serpente la sua inconscia paura della morte, trovandosi giorno dopo giorno in condizioni di salute peggiori. La donna è inoltre ossessionata dal colore blu, lo stesso blu delle acque del mare, ricettacolo del nostro inconscio collettivo (così definito dallo psichiatra e filosofo Jung). Il colore blu diventa gradualmente sempre più presente nel corso delle puntate, caratterizzate da una fotografia che acquista sempre più luminosità dopo l’inizio contraddistinto dalla prevalenza di colori grigi.

Anche Jean-Paul Sartre riteneva che la superficie del mare fosse progettata per ingannare le persone, e a mettere fine a quell’inganno è il salire in superficie della carcassa di una balena; per la popolazione era quella la creatura minacciosa, e la sua morte rappresenta la fine del male e il rinnovato aiuto di Dio (“ma quello non è un serpente” osserverà prontamente il figlio di Cora); anche quel pesce morto diventa metafora della credenza e superstizione popolare: il pesce morto non è nutrito, così come la popolazione privata della logica. All’universo simbolico della provincia si contrappone l’empirismo della Londra ottocentesca, rappresentata soprattutto dal medico Luke Garrett alle prese con i primissimi tentativi di cardiochirurgia e con la cura dell’inconscio attraverso la psicoanalisi. Il Serpente dell’Essex riesce a ritrarre entrambi gli universi coesistenti nella società dell’epoca, trovando il punto di unione nei suoi personaggi, punto di forza assoluto della serie. I collegamenti esistenti tra i protagonisti, in particolare il rapporto tra Cora e Luke, tra Cora e Will e – forse ancor di più – quello tra Will e Stella, rappresentano il fulcro emotivo e sentimentale della più ampia trama simbolica, nonché la componente dinamica di una serie che si muove con un ritmo costante nel corso dei 6 episodi che la compongono, senza particolari variazioni di intensità.

Nonostante l’apparente lentezza, o proprio grazie a questa, è la cura nei dettagli a rendere Il Serpente dell’Essex un prodotto riuscito, che abbraccia lo spettatore grazie alla profondità dei sentimenti dei suoi protagonisti. Una narrazione che rende appieno la morale e le intenzioni del romanzo da cui è tratta, divenendo un perfetto simbolo delle contrapposizioni e degli opposti che lo generano (tanto il romanzo quanto il serpente) e dando vita a una rappresentazione storico-culturale in cui è possibile ritrovare (anche) tutte le contraddizioni ideologiche dei nostri tempi. Unendo questi elementi, Il Serpente dell’Essex si conferma l’ennesima miniserie Apple TV dall’indiscutibile qualità, un prodotto da non farvi scappare (vi ricordiamo qui le migliori 5 della piattaforma).

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