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Il Gladiatore II, la Recensione: il ritorno di un’epica senza tempo

Pedro Pascal in una scena de Il Gladiatore 2
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Ventiquattro anni dopo il debutto de Il Gladiatore, Ridley Scott torna a immergersi nella polvere del Colosseo con un sequel atteso e ambizioso: Il Gladiatore II. Uscito nelle sale il 14 novembre 2024, Il Gladiatore II vede Paul Mescal raccogliere l’eredità di Russell Crowe, interpretando un protagonista dalle sfumature più cupe e disilluse, inserito in un contesto ancora più stratificato rispetto al capitolo originale. Ambientato sedici anni dopo la morte di Marco Aurelio, la narrazione si sviluppa durante il dominio di Geta e Caracalla, portando sullo schermo il conflitto tra un potere corrotto e un desiderio di vendetta personale che si intreccia con le sorti di un’intera società.

Il sequel mantiene lo spirito epico del predecessore, ma con un respiro diverso: meno “larger than life” e più orientato a temi collettivi. Con Denzel Washington nei panni di un antagonista dal carisma oscuro, il film esplora il sottile confine tra distruzione e rinascita, arricchito da un’imponente ricostruzione scenografica e una regia che bilancia spettacolo e riflessione. Tuttavia, lo stile più riflessivo del sequel potrebbe risultare meno immediato per i nostalgici dell’originale, privilegiando una prospettiva moderna e allegorica che invita alla riflessione. Un’opera che, pur confrontandosi inevitabilmente con l’ombra ingombrante del primo capitolo, promette di affermarsi come un racconto epico e significativo, grazie a una trama ricca di sfumature e a interpretazioni di grande impatto visivo ed emotivo (qui trovi il primo capitolo in streaming).

Dove si collocano le vicende de Il Gladiatore II

Paul Mescal nei panni di Lucius in Il Gladiatore II
Paramount Pictures

Sedici anni dopo il sacrificio di Massimo Decimo Meridio, la storia si concentra su Lucio, il figlio di Lucilla, ormai diventato un giovane uomo. L’Impero Romano è ora governato dai co-imperatori Geta e Caracalla, eredi del potere ma anche responsabili di un governo oppressivo e distante dal popolo. Roma, che nel film del 2000 era rappresentata come un simbolo di gloria e civiltà, si trasforma qui in un terreno di conflitto, dove il malcontento serpeggia tra le classi meno abbienti. In questo contesto, Annone (Lucio), viene portato dalla Numidia a Roma come schiavo. L’uomo, un combattente straordinario, viene presto notato da Macrino, un consigliere dell’Impero, che lo destina all’arena dei gladiatori. Il viaggio di Annone nell’arena non è solo una lotta per la sopravvivenza o la libertà, ma anche per vendetta. Il suo obiettivo è il generale Acacio, marito di Lucilla, ritenuto responsabile della morte della sua amata moglie, Arishat.

Parallelamente, la storia segue Lucio Vero Aurelio, figlio di Lucilla, cresciuto con il ricordo di Massimo Decimo Meridio, l’eroe che ha plasmato la sua visione di giustizia e coraggio. In questo contesto, Lucio è spinto a prendere posizione, trovandosi coinvolto in un conflitto che non è solo personale, ma collettivo. Il collegamento con il primo film è profondo e tematico. Mentre Il Gladiatore esplorava la vendetta personale e il desiderio di onorare una famiglia distrutta, il sequel si espande su una scala più ampia. La lotta di Lucio diventa una riflessione sulla possibilità di cambiare un sistema corrotto, pur mantenendo intatti i valori che gli sono stati trasmessi. La memoria di Massimo non è solo un ricordo, ma un’ispirazione costante, che guida il protagonista nella sua evoluzione personale e politica.

Un’esperienza cinematografica eccezionale

Paul Mescal e Pedro Pascal

Se il primo film era stato per tutti un capolavoro di cinematografia, Il Gladiatore II torna sfruttando tutti i passi avanti di questi 24 anni. L’incredibile impatto visivo e sonoro offre infatti un’immersione totale nel mondo dell’antica Roma. La fotografia, curata con meticolosa precisione, utilizza toni caldi e contrastati per enfatizzare l’intensità emotiva e l’epicità delle scene. Il gioco di luci e ombre richiama la grandiosità del primo film, ma aggiunge un tocco contemporaneo, evidenziando sia le sequenze d’azione sia i momenti più intimi del racconto. La scena Arishat va incontro alla morte è spettacolare e offre una fotografia da pelle d’oca (a proposito di film storici, vi proponiamo anche chi ha fallito: ecco 10 film che sono storicamente imprecisi).

Le scenografie sono un’autentica celebrazione dell’arte e della cultura romana. Dalle maestose ricostruzioni del Colosseo alle strade polverose di Roma e alle aree più periferiche dell’Impero, ogni dettaglio è stato studiato per ricreare con fedeltà storica un ambiente credibile e vivido. La maestria nel combinare set fisici con effetti visivi avanzati consente di superare i limiti della tecnologia, trasportando lo spettatore in un’epoca lontana ma tangibile. La colonna sonora, elemento distintivo anche del primo capitolo, mantiene un ruolo centrale. Le musiche, che fondono orchestrazioni classiche con arrangiamenti moderni, creano un’atmosfera ricca di pathos. Nonostante l’assenza di Hans Zimmer, Harry Gregson-Williams accompagna il film con maestria. Per i nostalgici il tema del primo film sarà comunque presente, sentirete infatti sia la versione instrumental di Now We Are Free che quella cantata nei titoli di coda.

Il Gladiatore II: ma ne avevamo bisogno?

Denzel Washington ne il Gladiatore II

Dal mio punto di vista, Il Gladiatore II riesce senza dubbio a colpire sul piano visivo, grazie alla maestria nella creazione degli ambienti e alla spettacolarità delle scene. Le scenografie sono grandiose e, seppur l’uso della CGI risulti in alcune sequenze forse un po’ eccessivo (come nel caso della battaglia acquatica nel Colosseo), non si può negare che il film faccia di tutto per trasportare lo spettatore in un mondo epico e ricco di dettagli. Le battaglie intrattengono tenendoci con il fiato sospeso e capita raramente di annoiarsi. Ogni secondo del film, nonostante la sua lunghissima durata appare necessario (a proposito, qui trovate 8 film lunghi 3 o più ore che vale la pena guardare almeno una volta nella vita).

La fotografia e gli effetti speciali sono indubbiamente il punto forte del film, ma la trama, purtroppo, non è sempre all’altezza. Nonostante un cast di attori di talento come Paul Mescal e Pedro Pascal, alcuni dialoghi sembrano non riuscire a dare il giusto spessore ai personaggi, e alcuni passaggi narrativi mi sono sembrati forzati, tanto da appesantire un po’ il ritmo complessivo. Seppur il sequel non riesca a raggiungere la stessa intensità emotiva e narrativa del film del 2000, questo nuovo capitolo non può non ricevere ugualmente degli elogi. Raccogliere l’eredità di Russel Crowe era un rischio enorme, eppure, Mescal, nel ruolo di Lucius Verus, ha mostrato una grande determinazione nel portare il personaggio in un’arena che ha già visto un eroe leggendario, Massimo Decimo Meridio. Anche Denzel Washington se la cava egregiamente.

Un sequel che non offende il suo predecessore

Il Colosseo in una scena del film di Ridley Scott

Insomma, Il Gladiatore II ha ricevuto critiche contrastanti. Coloro intensamente affezionati al primo capitolo non hanno apprezzato il continuo di una storia che era già terminata, ignorando la portata cinematografica del secondo capitolo. Tuttavia, il film, preso per ciò che è, ovvero un sequel che non intende ergersi al livello della prima pellicola, è un’esperienza cinematografica eccezionale. Il Gladiatore II riesce a riproporre la grandiosità del suo predecessore, pur introducendo una nuova narrazione che si concentra non solo sulla vendetta e sulla lotta personale, ma anche sulle sfide politiche e morali dell’Impero Romano. Questo sequel non è solo un omaggio al film del 2000, ma un tentativo di costruire un nuovo capitolo epico, con una trama più riflessiva e tematicamente complessa, che si confronta con l’eredità di Massimo Decimo Meridio (sapevate che Paul Mescal era molto spaventato da Pedro Pascal sul set?).

L’ambientazione ricca di dettagli, la fotografia mozzafiato, le scenografie imponenti e una colonna sonora che riprende i temi classici, contribuiscono a immergere lo spettatore in un’epoca lontana, mentre il cast di attori, pur non riuscendo a replicare l’intensità del film originale, regala performance di valore. La gestione del ritmo e la narrazione, tuttavia, sono aspetti che alcuni critici considerano meno riusciti, specialmente per un film che si fa portatore di un’eredità così pesante. Nonostante ciò, Il Gladiatore 2 emerge come una pellicola che, pur non raggiungendo l’eccellenza del primo capitolo, riesce comunque a distinguersi nel panorama cinematografico moderno. Noi, intanto, vi lasciamo con una dichiarazione di Pedro Pascal che racconta le differenze tra il suo gladiatore e quello di Russell Crowe.