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Doctor Who 13×02 – Ancora troppe domande e poche risposte

Doctor Who
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Dopo l’apertura sorprendentemente forte della saga del Flusso di Doctor Who, War of the Sontaran riparte esattamente da dove si era interrotto l’episodio precedente. Prima di risvegliarsi nel bel mezzo della guerra di Crimea, Thirteen ha una breve e inquietante visione di una casa volante. È solo un assaggio, ma ci lascia diversi interrogativi: è una metafora del TARDIS, effettivamente la casa del Dottore, sempre più contorto? Un frammento di memoria dei suoi giorni con la Divisione? Un flashforward sul futuro destino dell’universo? Ancora non ci è dato saperlo.

In ogni caso, dopo un primo momento in cui il trio è insieme, prima Dan e poi Yaz spariscono per ritrovarsi in punti diversi del tempo e dello spazio.

“Collisione tra l’energia del Flusso e quella del Vortice”: un’esclamazione problematica quella del Dottore dato che non sa cosa sia il Flusso. In più questa sorta di sparizione/teletrasporto alla Ritorno al Futuro è a malapena spiegata e troppo conveniente per la trama. La stessa risoluzione senza clamore del cliffhanger della scorsa settimana lo dimostra: anche qui ci chiediamo se il TARDIS ha mandato Thirteen dove serviva oppure è un mero espediente narrativo, propendendo forse per la seconda ipotesi. Ciò fa sì che il Dottore sembri controllato dalla narrazione e la sua azione sia così ridotta, eliminando il bello di Doctor Who, ovvero vedere il Signore del Tempo usare il suo ingegno per sfuggire all’inevitabile.

Nonostante questo, Jodie Whittaker mette in scena una delle migliori interpretazioni del suo Dottore. La trama con i Sontaran, infatti, è un veicolo perfetto per mostrare la fiducia, la determinazione e la compassione che definiscono il personaggio del Dottore. Avrebbe però potuto avere più scene con il generale Logan, in fondo sono dalla stessa parte nella lotta ai Sontaran. Certamente, è un sessista ed egocentrico, ma le sue interazioni con Thirteen sembrano servire solo ad aumentare il loro conflitto. Come in Rosa (qui quanto è accurata questa figura storica in Doctor Who), Chibnall riduce a caricature gli individui con convinzioni ideologiche riprovevoli, piuttosto che scriverli come personaggi a tutto tondo.

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Gli eccessivi momenti di convenienza della trama possono essere trascurati, tuttavia, alla luce dell’abile gestione dei villain principali di questo episodio di Doctor Who.

Solitamente i Sontaran facevano parte di un’alleanza oppure venivano usati come artificio comico, in particolare nell’era Moffat. Questa è la prima volta da The Sontaran Stratagem che vengono trasformati in un pericolo credibile. Il loro piano di intromettersi nella storia umana richiama le avventure del Terzo Dottore, in cui un ufficiale Sontaran progetta di conquistare l’Inghilterra medievale: questo omaggio è probabilmente intenzionale, considerando che l’antagonista di quella narrazione, Linx, viene nominato anche in questa puntata.

L’estetica irregolare e asimmetrica dei Sontaran della serie classica si fonde così con la tecnologia e le tradizioni delle loro apparizioni più recenti. Sono rappresentati come masse di carne sfregiata e malformata dentro un’armatura grigia che contrasta con l’aspetto di “patate arrabbiate che indossano corazze blu brillante” delle stagioni passate di Doctor Who. Infatti, il loro essere comici viene bilanciato dalla spietatezza e dall’ambizione che solo i più grandi nemici del Dottore hanno, mettendo in scena la brutalità della loro cultura guerriera: esemplare è quando un comandante Sontaran giustizia un subordinato come dimostrazione di misericordia.

Sebbene la battaglia non sia soddisfacente e piuttosto anemica, Chibnall prende molte decisioni sagge riguardo all’offensiva temporale dei Sontaran. Piuttosto che renderli l’improbabile causa del Flusso, evidenzia la loro spietatezza creando un racconto credibile in cui una specie che eccelle solo in guerra è ancora una minaccia temibile.

A salvare la situazione in Doctor Who sono Dan e Karvanista che sferrano il colpo decisivo contro i Sontaran.

Dan è un punto culminante dell’episodio, soprattutto a livello comico. Le scene con i suoi genitori – simili a quelle di Donna – danno un po’ di sviluppo necessario a un personaggio a cui ci siamo già affezionati. Riesce a trovare la soluzione nelle situazioni più assurde, non si tira mai indietro ed è un ottimo companion. Purtroppo ha pochi contatti con il Dottore e Yaz, con il trio che ha passato quindi più tempo diviso che insieme: questo rende le loro dinamiche gravemente sottoutilizzate, anche alla luce della grande chimica di Dan mostrata con Yaz.

Quest’ultima, dopo che Doctor Who ha passato due stagioni a ignorarla, sta dimostrando il suo valore, eccellendo nel ricavare informazioni da nuove situazioni e dalle persone che incontra.

Lei e Vinder – personaggio affascinante ma inconsistente perché non ci viene detto niente di lui – vengono condotti al tempio dei Mouri, le “creature che tengono insieme il tempo in questo universo”. Strano però che non ne abbiamo sentito parlare prima, addirittura sconvolgente se si considera che i Signori del Tempo sono tradizionalmente raffigurati come i responsabili del mantenimento dell’equilibrio spazio-tempo. I Mouri sembrano legati alla mitologia greca, sebbene Doctor Who non lo menzioni affatto, richiamando le Moire che tessono il destino degli uomini. Sono descritti come un “quantum bloccato”, cosa che li collega agli spaventosissimi Angeli Piangenti. Inoltre, nonostante urlino di dolore, sono rotti quasi come se non fossero esseri senzienti, mentre il tempo è personificato come malvagio. Sono anticipazioni di rivelazioni future o disguidi intenzionali? La vera minaccia del Flusso dunque potrebbe essere qualcuno chiamato “Tempo” e non il concetto di “tempo”?

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Al di là delle ipotesi sui Mouri, vedere Yaz e Vinder alle prese con qualcosa che non capiscono rende l’atmosfera davvero aliena per loro, creando grande fantascienza e dandoci un senso di scoperta mentre la coppia capisce lo scopo del tempio attraverso l’esplorazione e la deduzione. Ed è quasi un peccato che le loro interazioni siano dunque in secondo piano.

Nel tempio compare anche Swarm, assieme ai suoi alleati, che per adesso risultano essere i personaggi più frustranti da guardare. Non avevamo bisogno di vedere Azure che distrugge due Triangoli, né del trucco del teletrasporto ripetuto una dozzina di volte. Una cosa è adescare il pubblico con domande senza risposta, ma a un terzo del percorso la mancanza di contesto e delle motivazioni per Swarm inizia a pesare, causando un rallentamento della trama che non giova a nessuno.

In sostanza vengono tirati così tanti fili contemporaneamente che è difficile sapere quali finiranno per essere importanti. Ancora è tutto confuso, impantanato e con una progressione troppo piccola per tenera alta la suspense, eppure Doctor Who riesce comunque a mantenere le cose interessanti con un capitolo intrigante, divertente e migliore dei precedenti di Chibnall. In attesa che le risposte finalmente arrivino.

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