ATTENZIONE: L’articolo contiene spoiler su Andor 1×12 e sui precedenti episodi della serie di Star Wars
È arrivato a conclusione il nostro lungo e articolato percorso con Andor. Disney Plus ha rilasciato l’ultimo episodio di questa prima stagione della serie e ha regalato un finale trionfale, intenso e coerente con tutto il resto della narrazione. Eravamo rimasti a uno snodo essenziale, la convergenza di tutte le forze in gioco verso Ferrix in occasione del funerale di Maarva. Ci aspettavamo uno scontro aperto eseguito con i ritmi e gli stilemi propri della serie e non siamo rimasti delusi: senza cadere nel sensazionalismo e creare confusione, ma ragionando con ordine e lucidità, Andor ha messo in scena un finale sapiente e coerente.
A questa risoluzione finale, che ci regala anche momenti di adrenalina puri, si accompagna il solito apparato concettuale che per questo finale di stagione si fa grandioso, riuscendo persino a elevarsi ancora oltre un livello già altissimo. La potenza di Andor sta soprattutto nella sua capacità di analisi politico-ideologica che non ha precedenti nel franchise di Star Wars. Anche nella tensione del finale, la componente analitica trova sfogo, anzi fa da motore all’azione andando a creare un’armonia decisamente godibile.
Per il resto, le varie trame dipanate lungo il corso della stagione trovano compimento, alcune con maggiore efficacia, altre con meno. C’è comunque una seconda stagione in cui approfondire tematiche rimaste in sospeso, ma per il momento questo primo finale è davvero molto soddisfacente e ricco di spunti.
Andor 1×12 – La conclusione di un percorso
Nell’analisi di ciò che abbiamo visto in quest’ultima puntata di Andor, partiamo dalla fine. Proprio nell’ultimo frame, vediamo Cassian raggiungere Luthen e chiedergli di poter entrare nella ribellione. Si compie, così, il lungo e articolato percorso del protagonista, che dalla prima missione ad Aldhani deve sperimentare la prigionia, la morte, l’esilio e quando torna a Ferrix è un uomo nuovo, pronto a credere nella causa e a combattere. Una sorta di discesa negli inferi in salsa Star Wars. L’adesione alla ribellione è l’eredità che Maarva lascia a Cassian, ma è anche frutto di tutto ciò che ha dovuto vivere. In tal senso, infatti, sono due i grandi momenti di passaggio della puntata che sono anche gli attimi che portano Andor a unirsi alla ribellione.
Il primo è la lettura del manifesto lasciatogli da Nemik, che fin da subito avevamo intuito potesse costituire un documento fondamentale in tal senso. Il secondo è il funerale di Maarva, col discorso registrato che dà il via alla guerriglia su Ferrix. Cassian lentamente matura i propri sentimenti, ma riesce a dargli sfogo solo col trauma della morte della madre. Come specificato in avvio di serie, serve una scintilla per far divampare un incendio. Quella scintilla è arrivata in Cassian, che ha letteralmente preso fuoco e ora è pronto a combattere con ardore per la causa della ribellione.
Ribellatevi!
Questo finale di stagione di Andor ci regala una scena davvero da brividi. È quella del funerale di Maarva, costruita con una sapienza incredibile. Il rito preparatorio, poi il corteo accompagnato dalla marcia funebre, infine la ciliegina sulla torta: il discorso post mortem della donna, che invita Ferrix alla ribellione. Le sue parole sono dei sibili infuocati e la tensione esplode quando una guardia imperiale copre il videomessaggio. Scoppia la guerriglia e parte quello scontro aperto di cui abbiamo parlato in apertura, che però è lontano dalle scene che vediamo di solito nei film e nelle serie d’azione, confusionarie e sensazionali, ma mantiene la propria meticolosità e soprattutto la propria coerenza estetica e narrativa.
Anche nel momento di massima adrenalina, Andor non smette di essere sé stessa. Regala immagini che valgono più di mille riflessioni: le guardie che aprono il fuoco sui civili, i cadaveri nella polvere, la disperazione negli occhi delle persone che si scagliano inermi contro gli avversari armati. Immagini che richiamano ancora oggi presenti traumatici, vividi, scatti che rendono quella galassia lontana lontana tremendamente più vicina.
Proprio in questo finale di stagione, Andor scatena tutta la sua potenza concettuale e lo fa con la scena sopracitata del funerale di Maarva e con la lettura del manifesto. Questo teorizza due fondamentali ideologici: l’inevitabilità della ribellione e l’innaturalezza dell’impero. Nemik spiega come l’atto di ribellione sia inevitabile, perché spontaneo. Ancora prima di assumere un carattere unitario, la ribellione esiste nei singoli gesti di rivolta, nelle persone che da sole decidono di resistere, di non sopportare, di reagire. La ribellione è inevitabile perché si batte la per libertà, che è un’idea pura e una condizione naturale. A differenza dell’impero, la cui esistenza è innaturale perché si basa sulla paura e sul sopruso.
Andor 1×12 ci regala l’ultima, grandissima, riflessione politico-ideologica sulle forze in gioco. La componente riflessiva è stata sempre al centro della serie di Disney Plus e non abbiamo mancato mai di sottolinearla nei nostri appuntamenti settimanali. Come la costruzione della trama, anche il sostrato ideologico arriva a compimento in questo atto finale, delineando anche quella che sarà la chiave del futuro. La ribellione è destinata a sconfiggere l’impero perché s’inserisce nel naturale ordine delle cose.
Andor 1×12 e la conclusione delle altre trame
Prima di questo finale, nella serie tratta dal franchise di Star Wars erano rimaste aperte diverse trame. Bene o male, tutte arrivano a compimento, almeno parziale. Luthen fallisce nella sua caccia a Cassian, ma riesce alla fine ad arruolarlo, anche se involontariamente visto che viene colto lui da Andor. Syril realizza finalmente il suo destino, salva Dedra dalla folla inferocita e ora, inevitabilmente, ritroverà il suo posto nei ranghi dell’impero. Mon, preso atto dell’urgenza della sua situazione, decide di scendere a patti per chiedere aiuto e risolvere i propri guai finanziari. Bix, infine, viene liberata e salvata da Cassian, anche se su di lei rimangono visibili i segni del trauma vissuto.
Il finale rimette più o meno a posto tutti i pezzi del puzzle, in attesa poi di ulteriori sviluppi nella seconda stagione. Tra le sottotrame, quella di Dedra si è confermata fino alla fine la più interessante, mentre la grande delusione è senza dubbio Mon. C’è, però, tutta una seconda stagione per rivalutare un personaggio che nell’universo di Star Wars ricopre un ruolo importante.
Una serie unica e un futuro ben definito
Arrivati, dunque, a conclusione di questo intenso viaggio con Andor 1×12, è tempo di stilare un bilancio. Il futuro lo conosciamo, porterà a Rogue One e vedrà uno scontro ancora più aperto tra l’impero e Cassian. In tal senso, una chicca è la scena post credit, che mette in mostra i lavori per la Morte Nera, realizzata tra l’altro coi componenti costruiti da Cassian e gli altri prigionieri su Narkina 5. Tragica ironia della sorte. In attesa, dunque, della seconda e ultima stagione, procediamo a un resoconto finale di Andor.
La serie di Disney Plus è stata davvero sorprendente, un unicum all’interno del franchise di Star Wars. Non solo per la sua ambientazione in un periodo poco coperto dalla narrazione dell’universo creato da George Lucas, ma perché ha saputo adottare degli stilemi unici e ha saputo mantenere la propria riconoscibilità per tutto l’arco dei 12 episodi. Andor è andata dritta per la propria strada, si è presa i suoi tempi, spesso anche molto compassati, ma non è caduta mai nelle facili tentazioni del sensazionalismo o degli effetti scenografici. Ha ragionato con pazienza, ha delineato con cura maniacale le due forze in ballo, la ribellione e l’impero, e ha saputo costruire, tassello dopo tassello, la propria narrazione, portando Cassian alla maturazione e al compimento del suo percorso.
L’apparato riflessivo è il grandissimo pregio di Andor: un’analisi socio-politica così approfondita non si è mai vista in Star Wars e raramente si è palesata nel genere stesso. L’altro grande punto di forza della serie è la sua coerenza, estetica e narrativa. Andor è una perla in un franchise ricco, che rischiava anche di diventare saturo dopo le ultime produzioni. Non mancano, com’è anche fisiologico che sia, alcune debolezze, relegate però a un ruolo di secondo piano. Andor è una serie molto consapevole, sicura di sé e della sua unicità. Non era, forse, la serie di Star Wars che ci aspettavamo, ma è stata senza dubbio la serie di Star Wars di cui avevamo bisogno.