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Ma alla fine Prisma è più Skam Italia o più Euphoria?

Il 21 settembre 2022, Prisma ha fatto il suo debutto su Amazon Prime Video, consegnando al pubblico una produzione italiana targata Amazon Studios. Un altro incredibile lavoro di Ludovico Bessegato e Alice Urciuolo, rispettivamente già regista e sceneggiatori di Skam Italia. Essendo stata distribuita da subito in circa 200 paesi, tutti quelli in cui la piattaforma di streaming è attiva, questo teen drama ha riscosso un incredibile successo e ha portato sul piccolo schermo un’ondata di freschezza, di innovazione, di attualità e, soprattutto, ha permesso al mondo di scoprire (o riscoprire) alcuni meravigliosi aspetti paesaggistici e territoriali dell’Italia, concentrandosi nello specifico su Latina e sulle zone della Pianura Pontina.

Sotto molti punti di vista, quindi, la serie televisiva di Bessegato è stata paragonata al lavoro precedente del regista con Skam Italia. Tematiche, scrittura dei personaggi, ambientazione, scelte registiche. Eppure, quando Prisma è uscita, il parere degli spettatori non è stato unanime. C’è stato chi, analizzandone diversi aspetti, ha riscontrato alcune somiglianze con Euphoria, serie tv statunitense della HBO con protagoniste Zendaya e Hunter Schafer, creata e scritta da Sam Levinson. Non è da escludere che gli sceneggiatori e i registi, in fase di creazione, abbiano preso ispirazione anche da questo grande successo mondiale che ha in qualche modo inaugurato un tipo di teen drama diverso e più attuale, in grado di offrire un ritratto affidabile della Gen Z.

prisma skam
Mattia Carrano (640×360)

A questo punto non resta che chiedersi: ma Prisma è più simile a Skam Italia o a Euphoria?

Partiamo dalle somiglianze con la serie nata dal franchise norvegese. Skam, adattata da Bessegato per TIMvision e poi per Netflix, è ambientata in un liceo di Roma. I suoi protagonisti sono gli adolescenti Eva, Giovanni, Martino, Niccolò, Eleonora, Edoardo, Sana, Elia, Federica, Silvia e Luchino. Ognuno con il proprio bagaglio di esperienze, con qualcosa da imparare e da insegnare agli spettatori. La presenza degli adulti nel prodotto di TIMvision è ridotta quasi a zero. Gli unici presenti sono gli insegnanti, perché per la maggior parte del tempo è la scuola il centro delle loro giornate, il nucleo attorno a cui ruotano le loro vite, il punto di partenza della loro crescita personale. Ambientazione, modo di raccontare gli adolescenti e i loro cambiamenti, processo di scoperta di sé, il mondo dei social costantemente onnipresente. Tutto questo in Skam Italia parla in maniera molto simile a come lo fa in Prisma, dove però si spinge un pochino più in profondità su alcuni argomenti.

In Prisma il territorio fa anche da background storico e culturale ai personaggi, ne giustifica in parte le insicurezze, contestualizza la presenza di un certo tipo di individui e di pensieri e, di conseguenza, anche il desiderio di alcuni protagonisti di fuggire dai luoghi in cui si sentono intrappolati. In entrambe le serie italiane c’è un’atmosfera di intimità che ci risulta più familiare, che parla di noi e della nostra adolescenza e che cerca di offrire ai giovani una scappatoia alle loro incertezze. Per noi sono visioni concrete, vicine. Tematiche attuali ma trattate con delicatezza e mai, neanche una volta, con invadenza. Skam e Prisma sono due serie luminose, colorate, semplici, lineari, dirette, spensierate quando serve e profonde quando il focus punta sull’interiorità dei suoi protagonisti. Ma tutte queste caratteristiche non le rendono meno belle o efficaci.

In Prisma la fluidità di genere si fonde con la fluidità dei rapporti fra i personaggi principali. Il percorso di vita di Andrea e Marco (i due gemelli protagonisti della serie) non ha eguali nella storia di questo genere di teen drama ed è unico sia rispetto a ciò che si vede in Skam Italia, sia rispetto a quello che invece il dramma statunitense porta sul piccolo schermo. Questa unicità è dovuta anche all’aggiunta di un’altra tematica importante e necessaria da affrontare, come quella della normalizzazione della disabilità, di cui si fa portatrice Carola (Chiara Bordi).

prisma euphoria
Mattia Carrano (640×365)

Per Euphoria, però, la questione è leggermente diversa.

Rispetto alle altre due serie italiane, Euphoria è cupa, visionaria, frammentata, ma anche luccicante quasi in maniera ossessiva. È più urban e viscerale. Osa con scene scandalose e mostra ciò che di solito il pubblico cerca di ignorare. La serie di Sam Levinson sbatte in faccia agli spettatori la crudità e la carnalità del rapporto dei giovani di oggi con la società. È più brutale, stroboscopica, folle, a tratti disturbante ma al tempo stesso vera e potente. E tutto ciò proprio perché mette sotto lo sguardo di chiunque le insicurezze, i dubbi, l’ossessiva ricerca da parte dei giovani di un luogo in cui poter esprimere la propria identità e la propria sessualità in tutte le sue sfaccettature. Manca la delicatezza caratteristica delle sue sorelle, le due serie italiane, ma c’è la forza prorompente del tragico dramma dell’adolescenza che prende corpo e si ingigantisce fino a scavalcare i confini dello schermo.

Euphoria è sfacciata. Esagera e scaglia più forte che può il grido di aiuto di una generazione che sembra aver perso le speranze in un futuro sereno e soddisfacente. Gioca con la capacità degli spettatori di immedesimarsi nei personaggi principali e, soprattutto, gli permette di entrare nelle loro vite e nelle loro menti, di viaggiare letteralmente tra i loro pensieri, per quanto bizzarri possano sembrare a un primo sguardo. L’universo Queer è rappresentato in maniera molto più fluida e al tempo stesso selvaggia, in tutto il suo scalpitante desiderio di libertà. E per quanto possa dirsi una serie corale per la presenza costante e l’apporto alla trama di numerosi e complicati personaggi (come anche Prisma e Skam), qui dominano però la scena Zendaya e Hunter Schafer, senza alcun tipo di competizione.

Prisma e Skam Italia sono dei romanzi di formazione e crescita piuttosto classici, che passano attraverso momenti commoventi, prese di coscienza, rivelazioni. Euphoria invece fa attraversare ai suoi personaggi un percorso tortuoso che a tratti si ripiega su sé stesso e rischia di far collassare un equilibrio già precario di emozioni.

euphoria
Euphoria (640×392)

In conclusione, possiamo forse dire che Prisma sia più simile all’altra grande serie televisiva adattata da Ludovico Bessegato per gli schermi italiani. Quella che da noi ha riscosso talmente tanto successo da ricevere un inaspettato rinnovo per la quinta e ultima stagione, andata in onda su Netflix il 1º settembre 2022. Non solo perché è facile riconoscere la voce dei giovani italiani di provincia che desiderano scoprire com’è che funziona il resto del mondo, ma anche perché, per quanto ogni serie sia unica e inimitabile a modo suo, la cifra stilistica delle serie italiane è comunque piuttosto riconoscibile in entrambe. Da Euphoria, invece, la serie di Amazon Prime Video riprende un po’ questa ossessione (positiva) per i colori, soprattutto in alcune scene come quelle ambientate durante la serata al Muccassassina, a Roma. Si discosta molto però da tutto il resto della serie di Sam Levinson, dalla sua violenta onestà e dalla visività con cui rappresenta la psicologia e il carattere dei personaggi principali.

Ma per non fare un torto a nessuno, se non le avete ancora viste e amate i teen drama, vi consigliamo di recuperarle tutte e tre.

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