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Philip Dick’s Electric Dreams 1×02 – Il potere dei nostri ricordi

In questo secondo episodio della Serie Tv Electric Dreams tratta dai racconti dell’autore cyberpunk Philip Dick, ci spostiamo dalla città tentacolare e desertica allo spazio vasto e non-più-tanto-inesplorato.

In questo nuovo viaggio nel mondo del futuro l’ignoto e il diverso lasciano il posto alla memoria, alla forza del ricordo e a come molto spesso sia proprio questo l’ultima via che permette a una cosa di esistere ancora. Foscolo parlava dei “sepolcri” come ultima traccia che permette all’uomo di vivere in eterno, la memoria del defunto attraverso il luogo di sepoltura permette non solo ai cari di venire a piangerlo e tenerlo sempre vivo nel cuore ma soprattutto diventa lascito per i posteri, simbolo di eternità.

Electric Dreams

L’episodio di Electric Dreams “The Impossible Planet”, diretto e scritto da David Farr (The Night Manager), vede protagonisti tre esseri umani ed un robot.

Andrews e Norton sono due disillusi impiegati sulla nave turistica spaziale “Astral Dreams” che accettano, seppur con qualche remora, la richiesta di Irma Gordon, un’anziana donna sorda di 340 anni, che chiede di essere portata sulla Terra … la cui esistenza ormai è divenuta leggenda. La donna è accompagnata dal robot RB29, che si prende cura di lei e spiega ai due uomini il desiderio di Miss Gordon ormai prossima alla morte. La donna, seppur abbastanza confusa, è incredibilmente ricca e promette ai due una allettante ricompensa. I due quindi accettano e impostano la rotta verso un sistema solare che ricorda molto da vicino quello della Terra: S483B65. Man mano che il viaggio procede però, uno strano legame sembra instaurarsi tra Norton e la vecchia signora, soprattutto quando quest’ultima gli racconta della Carolina e delle cascate di Elk Rivers, dove i suoi nonni facevano il bagno nudi. Arrivati a destinazione sembra attenderli una delusione che si trasforma ben presto in qualcosa di inaspettato.

Nel futuro di Electric Dreams, la Terra è diventata una madrepatria dimenticata, un mito dai contorni sempre più sfumati che sembra vivere solo attraverso i ricordi e le parole di Miss Gordon. Di fronte all’illusione rappresentata dal finto blu di Emphor III, Miss Gordon risponde con un sorriso dolce credendo o forse fingendo di riconoscere in quel blu un luogo visto in sogno. Il dilemma rimane.

Il sogno che questa volta viene raccontato non è quello tormentato e fasullo di “The Hood Maker” ma un sogno pieno di speranza e fede. L’acqua, in ogni caso, rimane il comune denominatore. Placida, calma e fonte di serenità. Nell’acqua l’agente Ross ritorna al passato e così anche Miss Gordon.

È il futuro a spaventare in Electric Dreams, un futuro in cui gli affetti e i sentimenti vengono mercificati, in cui i sogni non sono una promessa per il domani ma una fuga verso lo ieri.
La morte di Miss Gordon rappresenta il definitivo passaggio della Terra dalla storia al mito, nessuno più esiste per ricordarla. Gli uomini hanno esplorato tutto lo spazio e nel farlo hanno perso la curiosità ed i sogni. Se non esiste più niente da scoprire, non esiste più nulla da sognare, da desiderare.

Electric Dreams

L’antologia di Electric Dreams, e questo secondo episodio ne è la prova, non si propone come un’opera di science fiction che vuole anticipare il futuro e raccontarlo ma più come un viaggio complesso attraverso la sterilità dell’animo umano che sopperisce di fronte a high-tech e navi spaziali.
Paradossalmente è il robot RB29 ad apparire più umano: dopo aver scoperto la verità sul viaggio non rivela nulla all’anziana donna lasciandole un’ultima illusione prima dell’oblio. Nella pietà del robot troviamo quello che invece manca ai due esseri umani, l’uno mosso da avidità, l’altro da curiosità più che da affetto.

Electric Dreams è più un saggio filosofico che sociale o politico.

La storia si conclude poco chiaramente, come successo nell’episodio della settimana scorsa, e forse è meglio così. È uno sci-fi che non si spiega troppo e che lascia quindi spazio per riflettere sulla sua visione del mondo.
Curioso che la conclusione dell’episodio non coincida con quella del racconto, dove alla fine a scendere sul pianeta sono Miss Gordon e il robot mentre Norton cede disgustato la sua parte del guadagno e Andrew trova una monetina con su scritto “E Pluribus Unum”, segno che dopotutto Emphor III era veramente la Terra. La scelta di Farr è stata quella di dare maggior spazio ai sentimenti, a una storia d’amore accennata che nel racconto non esiste, e al ricordo come unica forza creatrice che permette alla Terra di essere perché ancora semplicemente vive nei sogni di Irma.

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