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La tristezza incurabile di Thomas Shelby

Ah, l’alcool! Nella sconfitta ne ho bisogno, nella vittoria me lo merito.

Winston Churchill

Anche se c’è chi sostiene che il lemma esatto fosse champagne, poco importa: ci siamo capiti. Winston Leonard Spencer Churchill, un nome celebre nonché una presenza costante, invisibile, quanto – silenziosamente – devastante in Peaky Blinders. Uno dei burattinai della sorte del mondo della prima metà del Novecento.

Thomas

Thomas ha combattuto la guerra, un nuovo tipo di guerra. Una guerra che necessita di specificazioni, di aggettivi. Una guerra mondiale, totale, di logoramento. Una guerra combattuta in cielo, in acqua, in terra e persino sottoterra, vero Tommy?

Chiusi come talpe a scavare cunicoli, a rischiare la vita, a impazzire, ammassati, guadagnandosi la poca aria che si può respirare sotto terra. Sottoterra, come i morti. Ma voi eravate vivi, avete solo iniziato a morire. Forse lo avresti anche preferito. Pesa la vita quando è così piena di morti, piena di guerre.

Thomas ne ha combattute tante: una ufficiale, mille private. Tutto è iniziato quando gli uomini-talpa hanno capito che le regole erano cambiate. Una guerra totale, dicevamo: terra, acqua, cielo, anima. Pervasiva. L’evidenza del tradimento del tuo Stato, della tua stessa patria, che ti chiede la vita e, nella migliore delle ipotesi, ti restituisce la follia.

Il fondo del barile assomiglia molto a tutto questo, ma è più in giù: c’è da scavare ancora, uomo-talpa. Quando la morte viene a prendere Grace: è quello il fondo del barile. È esattamente quello l’istante in cui ti ricordi cosa è il cuore, perché te l’hanno appena strappato via. Ne senti l’ultimo, reduce – come te – battito quando temi che faranno del male a Charlie. Poi, te ne dimentichi di nuovo, almeno fino a che ammazzano John. Un fratello che hai salutato con un litigio mai risolto.

Quel battito di cuore  fa tutto il rumore del silenzio, ora.

Thomas

Una vita costellata di tradimenti e segreti, astuzie e violenza, quella di Thomas Shelby, ma la sua tristezza – inconsolabile tristezza – ha origini più profonde,  più antiche: la deriva di una fede, la gioventù rubata. Non c’è pace per Thomas, non c’è requie. Fuma e beve, fuma e beve. Tanto. E traffica, mercanteggia, scommette sulla sua vita e su quella altrui, conquista ogni lembo di terra sui cui mette gli occhi, Mister Shelby.

Alla fine, gli Shelby lo producono anche l’alcool. Gin, per la precisione. Per le donne americane. “È  troppo dolce”, glielo dicono in tanti.

Quanto ti costa tutta quella lucidità, la tua infallibile razionalità? Che prezzo ha sostituire i battiti del cuore con freddi calcoli, coordinate precise per arrivare al punto? E qual è, il punto?

La meta di Tommy ha una sola indicazione: più in alto.

La vita ha lasciato solchi profondi. La pace non dà pace. Secondo la zia Polly potrebbero essere i nervi, la guerra, l’alcool o quella nuova malattia che chiamano “depressione”.

Ce lo dice Thomas cosa è, con lo scacco con cui vince Changretta. Produce Gin, la Shelby Company Limited, dicevamo. È grazie al commercio di questo che Tommy frega la mafia italiana che gli ha quasi assassinato anche il secondo fratello. Sull’etichetta un messaggio struggente:

DISTILLATO PER ESTIRPARE LA TRISTEZZA APPARENTEMENTE INCURABILE

La tristezza incurabile: è quella che fa vincere le guerre, ma non passa mai, vero Tommy?

E allora che quel Gin salvi chi ancora può essere salvato, che sia da premio a chi vince, ma, soprattutto, consoli gli sconfitti, come insegna il buon vecchio Winston. Per i morti ancora vivi, come te, Tommy, sia solo l’appiglio per arrivare dove vuoi davvero fermarti.

In quell’unico posto che è tuo: più in alto.

Thomas

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