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Darlene, una donna difficile dal grilletto facile

Darlene Snell, mina vagante di Ozark, è l’elemento narrativo che porta il caos, una sorta di Deus Ex Machina che cambia i retroscena e spinge verso un nuovo sviluppo. Il suo ruolo è apparentemente marginale sia nei confronti dei protagonisti sia nella sua famiglia dominata dal severo Jacob Snell, il marito. Ma in realtà, questo personaggio così imprevedibile e istintivo nasconde diverse sfaccettature e alcuni aspetti convogliano su una potente natura femminista. Questa forza femminile traspare dalla volontà di una donna che si fa spazio in un mondo tradizionalista. Anzi in due: la cultura agricola americana e la cultura delinquenziale. Vediamo quali sono questi aspetti contradditori ma interessanti.

Darlene è la moglie di Jacob Snell, insieme compongono una famiglia fortemente tradizionalista di Ozark che vive di agricoltura e ha creato un piccolo spaccio di eroina sfruttando le coltivazioni dei loro immensi campi. La famiglia Snell si innesta nel terreno dei Byrde contrastando qualsiasi azione di Marty che viene vista dai coniugi come un affronto al loro impero, e anche ai loro principi agricoli e classici. Le uccisioni sono all’ordine della settimana, se qualcuno si mette contro gli Snell, Darlene è sempre pronta ad avvelenare o fucilare il nemico di turno, che sia un prete o un esponente del cartello messicano poco importa.

Ozark e gli Snell

Ozark

La base culturale è di una famiglia americana legata alla terra, alla gerarchia e alla preservazione di un ordine prestabilito dai padri fondatori. Ma la struttura è più complessa proprio per la presenza di Darlene, che alimenta questi principi ma al tempo stesso li rovescia. Darlene collabora assiduamente col marito nella preservazione dei propri traffici, ma nel momento in cui Jacob cede al compromesso con il cartello uccide di impeto uno dei mandanti di Navarro. La ragione del contrasto tra i coniugi risiede nella loro diversa visione; mentre lui è interessato al mantenere una certa posizione economica, lei è attaccata al suolo e a tutto ciò che simboleggia. Alla fine come un Romeo e Giulietta al contrario le loro idee li portano ad uccidersi a vicenda, ma come volevasi dimostrare Darlene prevale avvelenando il marito.

Così Darlene rimane sola, ma sempre legata alla sua forza personale. Ma la tendenza a rovesciare le cose la porta a un altro percorso: Wyatt Langmore

Ozark

Wyatt Langmore proviene da un’altra famiglia di Ozark che agisce in delinquenza, ma in modo poco “incisivo”. Si tratta di atti sporadici di criminalità senza un vero progetto comune e tantomeno sono legati al focolare domestico. Wyatt è un adolescente vittima della sua stessa famiglia, ma molto legato a sua cugina Ruth che per molto tempo è il suo punto fermo. Quando Darlene e Wyatt si incontrano, questo ossimoro vivente diventa un interessante esperimento narrativo che cattura la nostra attenzione. Lei così potente e adulta, lui così ingenuo e giovane. Come può avere successo una relazione così assurda? Eppure il legame nasce proprio dalle loro debolezze. Darlene vuole qualcuno che la segua nella conservazione del suo regno, Wyatt ha bisogno di qualcuno che lo guidi e gli dia una base solida. Si può dire che la terra sia il simbolo che li rappresenta perfettamente: simbolo di potere per lei, di sicurezza per lui.

Una donna dal grilletto facile

Ozark

Si potrebbe fare una compilation (con tanto di musica di sottofondo) delle fucilate di Darlene in Ozark con quell’arma più grande del suo stesso corpo. Visivamente è una donna gracile, ma i suoi occhi così magnetici la rendono temibile come un serial killer. Le sue fucilate più caratteristiche sono sicuramente quelle fatte ai mandanti del cartello messicano e a Frank Cosgrove Jr della mafia di Kansas City. Il mondo di Darlene ruota intorno al suo fucile e alla sua terra, due elementi opposti. Infatti, dopo che ha ucciso qualcuno può tranquillamente mettersi a tagliare le verdure o cantare la ninna nanna a Zeke. Insomma, il suo personaggio è visivamente e caratterialmente complesso, ma ci tiene attaccati allo schermo intenti a fissare quegli occhi maligni e intrepridi. È una figura femminile degna di attenzione che alterna momenti di totale impulsività ad altri più drammatici. Può essere vittima e carnefice, aguzzina e debole allo stesso tempo. La sua figura rappresenta un femminismo non etico ma narrativo, perché il suo spirito incarna il desiderio universalmente femminile di contrastare il mondo patriarcale e i suoi habitus. Il suo essere anti-eroe la rende più complessa, non è possibile giustificare le sue violenze ma per incarnare al massimo un bisogno di riscatto femminile non è possibile usare le buone maniere. Estremizzare significa provocare, e la provocazione (come la satira o la denuncia sociale) non può essere politically correct e Darlene è il personaggio perfetto per questa mission.

Alla fine la donna dal grilleto facile cade vittima del suo stesso modus operandi e viene fucilata nel suo divano insieme a Wyatt. Con dispiacere la salutiamo, ma siamo sicuri che le sue potenzialità sono state espresse al massimo. La sua è una visione senza tempo che sappiamo aleggerà anche nelle ultime puntate di Ozark. (qui la recensione della prima parte dell’ultima stagione). Perché Darlene non è una donna, una madre, una moglie, un’assassina. Darlene è uno spirito di forza che usa il male perché è dal male che è nata e che è stata forgiata.

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