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Bruce Miller e il futuro di The Handmaid’s Tale: «Dopo la pandemia è tutto in discussione»

The Handmaid’s Tale ha ancora un futuro potenzialmente lungo davanti a sé: recente la notizia del rinnovo fino alla quinta stagione. In questo articolo vi abbiamo parlato del periodo in cui dovrebbe uscire la quarta stagione di The Handmaid’s Tale secondo il suo creatore, Bruce Miller. La serie, che si basa sul fortunato romanzo omonimo di Margaret Atwood, che l’anno scorso ha pubblicato il sequel, I Testamenti, ha numerose questioni da risolvere. In primis il destino di June, ancora irrimediabilmente a Gilead, e di nuovo nei guai: ma anche il futuro di Serena e Fred, che si ritrovano prigionieri e sotto processo in Canada.

In una lunga intervista all’Hollywood Reporter Bruce Miller, lo sviluppatore di The Handmaid’s Tale, ha svelato quali sono i suoi piani per i personaggi nella quarta stagione. Ha anche rivelato come la pandemia abbia influenzato la lavorazione della serie, arrivando addirittura a parlare della presenza di una forma di piaga collettiva nella serie. Se fosse confermato, si tratterebbe dell’ennesima, dolorosa riprova di come The Handmaid’s Tale riesca a intercettare le ferite, gli interrogativi e le paure del nostro tempo.

Ecco cosa il boss di The Handmaid’s Tale ha rivelato sull’impatto che la situazione globale ha avuto sulla serie:

“Sento che la cosa più importante sia che gran parte della quarta stagione parli di libertà, e di quanto velocemente le cose torneranno alla normalità. Penso che parli di quello che sta attraversando il paese. Penso che il paese si senta come se le cose fossero “a gambe all’aria”, che stiano tutti aspettando che tornino alla normalità. E parte della lezione dello show è che non lo fanno mai. June ha fatto i conti con questo da molto tempo. All’inizio, voleva solo che la sua vita tornasse esattamente com’era. Ora così tanto è cambiato. Quindi penso che questa sia la storia di questo paese in questo momento. Le persone si chiedono cosa tornerà a essere normale, cosa sarà nuovo, e come sarà nuovo”.

In merito ai due villain principali di The Handmaid’s Tale, Fred e Serena Waterford, Bruce Miller ha sottolineato come il loro cambiamento di status, da padroni dispotici a prigionieri, consenta di indagare meglio la loro psicologia.

“È stato spettacolare esplorare con quegli attori, Joseph e Yvonne, il loro matrimonio, in cui hanno fatto così tanti compromessi per un’idea più grande, e ora sono rimasti con le conseguenze di ciò. Penso che ci sia una certa soddisfazione nel guardarlo. Per quanto mi riguarda, penso che meritino ciò che gli sta capitando, è molto interessante che stiano raccogliendo ciò che hanno seminato”.

Un altro grande tema di The Handmaid’s Tale, non discusso a sufficienza, è quello dei rifugiati: perché, anche dopo aver attraversato il confine, non si è mai totalmente liberi.

Tutti quelli che sono in Canada sono rifugiati. Questo è quello che stanno vivendo, la vita dei rifugiati. I rifugiati sono stati al centro delle notizie negli ultimi cinque, dieci anni, questo è il viaggio che stai vedendo: cosa succede dopo aver attraversato il confine? Emily (Alexis Bledel), Moira (Samira Wiley) e ora Rita (Amanda Brugel), convivono con la domanda su quanto di Gilead hanno portato con sé in Canada. Questo è ciò che ha detto zia Lydia (Ann Dowd): “Gilead è dentro di te”. Il che significa che lo porti in giro”.

Per Bruce Miller è già cominciato il momenti di tirare le fila di The Handmaid’s Tale: l’autore rivela come proprio la pandemia stia influenzando i suoi piani per la storia.

“Devo dire che avevo idee molto diverse prima della pandemia. Abbiamo parlato ampiamente di dove stiamo andando, ma sento che dopo quest’anno è un buon momento per rimettere in discussione tutto. Sembra proprio che sia un buon momento per rivalutare quello che stavi pensando, perché il mondo della storia si è aperto e il mondo reale è cambiato così tanto”.

L’intervista si conclude con un’anticipazione su The Testaments, un progetto che espanderebbe ulteriormente l’universo di The Handmaid’s Tale.

“Stavamo andando a tutto gas prima del Covid, ma siamo ancora in piedi. È un progetto affascinante e stiamo gettando le basi per svilupparlo già in The Handmaid’s Tale”.