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Sotto il sole di Riccione è inaspettatamente molto meno trash di Summertime – La recensione

37 anni dopo Sapore di Mare arriva Sotto il sole di Riccione: il dichiarato remake del famoso cult vanziniano, volutamente retrò e sfacciatamente italiano.

La pellicola co-sceneggiata da Enrico Vanzina che ne ha ovviamente riscritto il soggetto, lasciando però la regia in mano al giovanissimo duo YouNuts!, è la classica commedia italiana dal sapore estivo, niente di più e niente di meno.

Subissata da critiche che l’hanno definito già dalle prime ore un filmetto trash senza spessore, Sotto il sole di Riccione non va oltre la sua bidimensionalità presentandoci però un quadro quanto più autentico, seppur massicciamente stereotipato, dell’estate e della gioventù italiana. Non è molto ma è già qualcosa.

Fresco frutto del cinema italiano targato Netflix, la pellicola di Enrico Vanzina si rifà ai fasti film del duo di registi romani proponendo quelle stesse atmosfere estive, leggiadre e goliardiche. Ripresentandoci il leimotiv caro alla commedia italiana anni 80 e riadattandolo in chiave moderna, Sotto il sole di Riccione non è nient’altro che la risposta a ‘Cosa sarebbe accaduto se Sapore di Mare fosse stato ambientato nel 2020?’: Ecco.

Abbiamo il mare, la calura estiva, il bel bagnino e la ragazza spigliata, il timido del gruppo e il simpatico del gruppo: tutti vorrebbero cocenti baci sotto l’ombrellone ma poi si finisce solo per scottarsi.

Leggerezza ci è stata promessa e leggerezza abbiamo ricevuto in cambio, e va bene così.

Non stiamo parlando di un film di Jean-Luc Godard e nemmeno di un colossal a 6 zeri destinato a rimanere nella memoria del cinema italiano. Niente di tutto questo è e sarà mai Sotto il sole di Riccione, formularne un’opinione seguendo altre e più alte scale di giudizio è oltremodo anacronistico: al fine di giudicarne quanto più oggettivamente possibile la resa è bene ricordarlo.

Sotto il sole di Riccione

Il problema di Sotto il sole di Riccione, è lo stesso di moltissime altre commedie italiane, con la sorpresa che la pellicola Netflix fa addirittura un piccolo passo in avanti nei confronti della generazione Z: prima non riempiendo la bocca dei suoi giovani protagonisti con espressioni come ‘ciaone’, ‘togo’, ‘mai una gioia’, e in secondo luogo non ingaggiando attori over 30 per interpretare dei sedicenni. Sotto il sole di Riccione non ci casca, e non è cosa da poco.

Pur ricadendo in più di qualche evidente mancanza, la pellicola porta a casa ciò che si era prefissata: un leggero intrattenimento estivo targato Netflix, cosa che poi si è rivelato essere.

A ogni piccolo passettino in avanti però seguono molti altri indietro e la costante e massiccia stereotipizzazione dei suoi protagonisti ne è un evidente e fastidioso esempio. Dal ragazzo con i capelli lunghi che ovviamente si spacca di canne da mattina a sera utilizzando occhiali da sole al chiuso, alla timida ragazza della porta accanto, timida a tal punto da indossare cardigan e maglioni in piena stagione estiva, il nuovo film di Netflix ci ricorda ancora una volta che le tipologie umane di cui si fregia sono sempre le stesse, e cambiando solo nomi e fattezze ce le ripropone su schermo.

Dopo i primi 10 minuti sappiamo esattamente chi starà con chi, ben certi che l’amore trionferà e ognuno dei protagonisti avrà sicuramente imparato qualcosa di più su se stesso e sulla vita.

Il ragazzo innamorato e non ricambiato, il bel bagnino che vede con occhi diversi l’amica della sua fidanzata, gli adulti che non sanno più amare e i giovani che han paura di provarci, tutti, nessuno escluso troveranno il loro lieto fine come in una fiaba scritta dai Vanzina, ma senza Jerry Calà: peccato.

Sotto il sole di Riccione

A far da sfondo alla riviera romagnola e ai bagni 66, già teatro di ‘Riccione’, canzone dei Thegiornalisti che ha ispirato il titolo della pellicola, troviamo proprio lui: Tommaso Paradiso, ex frontman della band e oggi cantante solista e special guest della pellicola.

Protagonista in una delle scene sicuramente più imbarazzanti del film, il buon Paradiso riveste il ruolo del bruno Apollo della musica che fa innamorare tutti sotto le note delle sue canzoni e dà una mano agli sfortunati in amore a prendere coraggio per dichiararsi.

Dal lancio del telefono in acqua, al bacio con la benda sugli occhi, fino alla dichiarazione d’amore che interrompe il concerto di Tommaso Paradiso, che anziché incazzarsi commenta con un ‘Sei un grande!’. Tra backstage accessibili a chiunque e innamoramenti talmente lampo da risultare inspiegabili anche allo spettatore più attento, Sotto il sole di Riccione è la classica commedia italiana che combatte le sue molte incongruenze con un pregnante sapore di salsedine e l’aria leggera.

Incredibile ma vero, a volte si può anche abbassare la guardia e non prendersi davvero sul serio.

Il cast ricco e variegato costituito da una coralità di giovani promesse alle quali si aggiungono i già affermati nomi di Lorenzo Zurzolo, che sicuramente ricorderete in Baby e quello di Ludovica Martino, Eva Brighi di SKAM ITALIA, si fregia anche di tre attori d’alto calibro quali Andrea Roncato, Isabella Ferrari – che segna indissolubilmente il legame con Sapore di Mare presenziando in entrambi i film – e Luca Ward, in carne e ossa.

sotto il sole di Riccione

Avrei sinceramente voluto puntare il dito contro Sotto il sole di Riccione definendolo una trashata fuori dal comune, ma in tutta onestà, non lo è.

Un po’ per il gusto e il piacere di criticare aspramente tutto, un po’ perché è proprio questo che chiunque si sarebbe aspettato alla vista di quel fatidico e agghiacciante trailer, dire che Sotto il sole di Riccione, è meglio di quanto avessi previsto è sicuramente un’affermazione più controcorrente rispetto alla gratuità con la quale avremmo potuto attaccarci alla trama inconsistente e alle battute spesso cringe.

Un film Netflix, un film italiano: due cose che normalmente non ricevono quasi mai risposte positive, tra chi preferisce che Netflix si occupi solo di serie tv e chi parte dall’assunto che le produzioni italiane non siano niente di che. Sotto il sole di Riccione è entrambe le cose, e nonostante i pronostici ne esce per quello che è: un film leggero, estivo, che non compete e non vuole competere con l’alto cinema ma che intrattiene senza creare particolari idiosincrasie nel pubblico generalista.

Abbiamo visto di meglio, ma abbiamo visto anche di molto peggio: il premio Oscar non lo vincerà mai, ma perché non concedergli il sottofondo di una cena estiva?

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