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Manifest è migliorata con il passaggio a Netflix?

Melissa Roxburgh, Josh Dallas e i passeggeri del volo 828 tornano con la nuovissima stagione di Manifest il 4 novembre 2022 e, questa volta, interamente targata Netflix. La serie, a metà tra il soprannaturale e il mistery, è stata ideata da Jeff RakeRobert Zemeckis (regista di Forrest Gump e della saga di Ritorno al Futuro) e arriva sui nostri schermi grazie alla NBC il 24 settembre 2018 con una storia da subito intrigante.

Michaela Stone (interpretata da Melissa Roxburgh) ci racconta che alla fine di una vacanza, a causa di un overbooking, la famiglia Stone decide di separarsi e tornare a casa con un volo diverso. Il 7 Aprile 2013 il volo 828 lascia la Giamaica diretto a New York, ma all’arrivo i passeggeri scoprono di essere atterrati con circa cinque anni e mezzo di ritardo (nonostante per loro siano passate solo poche ore). Secondo i suoi creatori, Manifest avrebbe dovuto avere sei capitoli per poter dispiegare al meglio la trama e vivere all’altezza del titolo che da molti le era stato affibbiato: “La nuova Lost”.

La serie ai tempi della sua prima messa in onda su NBC aveva conquistato ben 10 milioni di spettatori, ma come accade – purtroppo troppo spesso – anche ai migliori prodotti è andata degenerando man mano che proseguiva. Anzi, il brusco cambio di prospettiva alla terza stagione doveva già essere un presagio che la fine di Manifest non era poi così lontana.

Se ricordate, nel finale della seconda stagione, Zeke (Matt Long) era sopravvissuto alla sua data di morte, probabilmente grazie al salvataggio di Cal (Jack Messina). Atto eroico, resurrezione miracolosa, tante lacrime, ottimo finale insomma. Tuttavia, la stagione si conclude con varie domande aperte: a partire dai corpi dei tre tossicodipendenti (rapitori di Cal) che riemergono dalle acque ghiacciate, apparentemente di nuovo in vita. È possibile che il destino di Jace (James McMenamin)Pete (Devin Harjes), e Kory (DazMann Still) sia in qualche modo legato a quello del volo 828, scomparso dai radar e riapparso anni dopo? Durante precedenti investigazioni di Michaela (Melissa Roxburgh) avevamo scoperto di un altro caso analogo: quello di Griffin (Marc Menchaca), che dal camion portavalori che aveva rubato era riaffiorato nelle acque dell’East River.

Come direbbe Stiles Stilinski di Teen Wolf:

Uno è un caso, due una coincidenza, ma tre è uno schema

Manifest- Ben Ston it is all connected
Credit: Tenor
Josh Dallas e Melissa Roxburgh in Manifest (498×278)

Dunque, già così ci viene presentato il perfetto cliffhanger per la perfetta serie mistery e per convincerci a volere altri episodi.  In più, rimane sospesa la teoria secondo la quale i passeggeri non siano davvero quelli del volo operato dalla Montego Airlines. Il minimo che ci si aspettava era avere la risposta ad una di queste domande. Invece, la penultima stagione ignora completamente l’esistenza di questi dubbi irrisolti e prosegue, scollegandosi sempre più dal filo narrativo principale (cosa è successo ai passeggeri del volo 828?) a favore dell’inserimento di una molteplicità intricata di storyline e del bagaglio emotivo che comportano. Insomma, il virus trash-telenovela si è infiltrato pian piano tra le fila del prodotto mistery senza incontrare troppi ostacoli.

Con il passaggio di testimone a Netflix, ovviamente i fan hanno visto la luce alla fine del tunnel. Finalmente qualcuno aveva risposto alle loro preghiere e avrebbero avuto il finale che meritavano. Adesso, le cose possono andare in due possibili direzioni: un successo miracoloso o un fallimento totale.

ATTENZIONE: a seguire arriveranno spoiler sulla quarta stagione di Manifest

In questa prima parte da dieci episodi su Netflix, vediamo i nostri protagonisti due anni dopo rispetto a dove li avevamo lasciati. Ben è devastato per la morte di Grace e la scomparsa della figlia; Olive, fin dal primo episodio è una bambina che è stata costretta a crescere troppo in fretta e da sola. Prima una madre assente a causa della scomparsa di Ben, ora un Ben assente per la scomparsa di Grace. Continuando, abbiamo Cal, riapparso nelle vesti di diciasettenne nel momento peggiore in cui potesse tornare e quindi -giusto o no che sia- non viene esattamente accolto a braccia aperte.

Manifest- la famiglia Stone impegnata a decifrare una chiamata
La famiglia Stone impegnata a decifrare una chiamata (640×360)

Primo errore di Netflix: il focus nuovamente è sui sentimenti, dei personaggi come degli spettatori. Ci viene detto come si sente ogni singolo membro della famiglia Stone (risposta: male/malissimo) e cosa dovremmo provare nei loro confronti. Nascono coppie dal nulla (Drea e Jared) insensate e con la stessa facilità altre invece -con del vero potenziale- vengono distrutte in un’istante, mi riferisco a Violet e Cal e ai Zekaela (Zeke & Michaela, ovvero Matt Long e Melissa Roxburgh). In pratica i nostri personaggi preferiti sono seguiti da una nerissima nuvola di Fantozzi, mentre quelli che più odiamo sembrano non voler morire mai, accrescendo la nostra frustrazione.

Come noterete, ciò che rimane più impresso di questi episodi non ha assolutamente nulla a che vedere con la ragione che ci ha spinto ad iniziare la serie in primo luogo: la scomparsa del volo 828 e le chiamate che ne sono seguite.

Fin dall’inizio, la quarta stagione ci fornisce materiale da telenovela. Il soprannaturale è marginale rispetto al sentimentalismo e il fattore mistery fa capolino in qualche episodio di sfuggita, come per non rischiare di farci abituare a quello che dovrebbe essere la normale narrazione degli eventi.

Abbiamo tanti flashback e troppi salti temporali. Gli indizi si ripetono all’infinito (Arca, pavone, vulcano, drago) senza acquisire davvero un significato e anzi -come se non fossero già tanti- aumentano. Come i personaggi di Manifest, anche noi ci ritroviamo a vagare in questo labirinto di supposizioni, persi, stressati e sempre più stanchi. Sul web nascono teorie di ogni genere, da rapimenti alieni, all’opzione doppelganger, proseguendo con viaggi temporali, forze divine e addirittura -per i veri acculturati- che tutto sia un sogno ben elaborato dalla mente di Cal in coma.

Qualche episodio punta i riflettori su una nuova equazione: viaggi nel tempo+ le forze divine=Manifest, ma il tutto viene accantonato ancora un volta per un po’ di (mal)sano family drama. La disperazione ci invade, la fine è ancora lontana e che questo sia un bene oppure no lo scopriremo solo vivendo fino all’uscita del secondo blocco di episodi.

MANIFEST --
MANIFEST – “Vanishing Point” Episode 112 Michaela Stone – (Photo by: Virginia Sherwood/NBC/Warner Brothers)

Purtroppo, come per i nostri protagonisti anche per i creatori di Manifest, le buone intenzioni non sempre bastano. Davanti a questi 10 episodi, la Manifest di Netflix al momento è piuttosto lontana dal paragone con Lost, ma molto più vicina a La Casa di Carta, un prodotto che era partito benissimo e che però non vediamo l’ora che arrivi alla fine.

La realtà dei fatti è che quest’ultima stagione è un premio. Un premio per tutti gli spettatori che hanno amato e seguito lo show dal primo episodio, quindi va riconosciuta per la sua categoria: premio di consolazione, di partecipazione anche, potremmo dire.

Dunque, come tutti i premi di consolazione non sarà mai soddisfacente come un primo premio, però è meglio di niente. Il grande dio Tudum, misericordioso, ci ha concesso questo favore: riportare in vita una Serie Tv mistery che ormai era morta, per un ultimo saluto (almeno dignitoso, speriamo).

Tutto quello che Netflix può fare adesso è rendere ai fan il loro attesissimo finale nella maniera più veloce e indolore possibile (e con la morte di Zeke è già partita male, maledizione!).

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