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Keep Breathing: tra ricordi del passato e lotta per la sopravvivenza

Quando ci si imbatte in serie tv come quella di cui parleremo oggi, il rischio è sempre quello di sembrare irrealistici, portando la nostra attenzione non tanto sulla lotta per la sopravvivenza quanto piuttosto sugli effetti speciali e sulle situazioni presentate. In Keep Breathing questo non accade. Non è un caso che la serie abbia scalato la classifica di Netflix ad agosto, sbalzando persino al primo posto. La serie divide critica e pubblico tra chi la ritiene ben strutturata – dando alla protagonista Liv (interpretata da Melissa Barrera) il merito della riuscita della serie – e altri che l’hanno invece ritenuta troppo introspettiva e poco action-movie.

Io mi trovo in un limbo, perché ritengo vere entrambe le asserzioni. Trovo anche che la riuscita della serie tv, composta da soli 6 episodi, funzioni proprio per questo dualismo tra i ricordi della protagonista e la lotta per la sopravvivenza. A un certo punto, mi ha ricordato molto l’acclamatissimo film di Danny Boyle, The Millionaire, non tanto per la storia che è diametralmente opposta ma per l’idea di fondo: riuscire a vincere (in un caso si trattava di montepremi e nell’altro riuscire a sopravvivere) grazie ai ricordi del passato, belli o brutti che siano, e sono questi ricordi che ci portano avanti dandoci la forza di continuare.

Quanto il passato può condizionare il presente

Liv, unica e sola protagonista della serie, decide di viaggiare a bordo di un piccolo aereo privato con due sconosciuti pur di arrivare a destinazione. Durante il viaggio, però, qualcosa va storto e l’aereo si schianta nella natura selvaggia del Canada, lasciandola sola in una disperata lotta per la sopravvivenza. La trama tutto sommato è qualcosa di già visto, si pensi a Lost solo per citarne uno.

Quello che dà il tocco in più alla serie è proprio la presenza dei ricordi; d’altronde noi non sappiamo il motivo del suo viaggio (lo scopriremo solo alla fine), non sappiamo cosa l’abbia portata a dirigersi verso il nulla di punto in bianco, e tutti i flashback che ci sono ci aiutano a capire non solo di cosa è caratterizzato il suo mondo ma ci delineano un personaggio, con tutti i suoi fantasmi e le sue paure, prima fra tutte la paura delle relazioni umane. Liv è una donna fredda, che in passato ha avuto un’infanzia segnata dall’improvvisa scomparsa della madre (scomparsa nel senso che è proprio scappata), un padre da solo che cerca di crescere una figlia piccola, la malattia e tanto altro.

Il passato è in questo caso fondamentale per farci comprendere ogni azione che fa, dall’accensione del fuoco al procacciarsi il cibo. Ogni azione che svolge è pensata in relazione a un evento passato, un evento intimo a cui solo lei può dare forma; sarà proprio grazie a questi che Liv riuscirà ad andare avanti, grazie alla presenza di fantasmi che la guidano.

Keep Breathing è lotta per la sopravvivenza

Keep Breathing

A discapito di chi crede che Keep Breathing non possa essere inquadrata nel genere survival, io credo che la storia sia perfettamente in linea. Liv è sola, i suoi compagni sono morti e deve cavarsela da sola nella natura incontaminata del Canada. Non ha con sé cibo né acqua, non ha strumenti che la possano aiutare a chiedere aiuto (anche per via della mancanza d campo nella foresta), può contare quindi solo su se stessa e, ovviamente, aggrapparsi ai ricordi. Ogni prova viene superata a testa alta dalla protagonista, facendoci vedere sia fasi di rassegnazione (come quando è nella caverna) che momenti di piccola felicità, come accendere il fuoco o riuscire a bollire l’acqua.

Nonostante questo, ci sono alcuni punti oscuri nella narrazione che avrebbero avuto bisogno di una spiegazione, come per esempio il vero lavoro dei due uomini con il quale Liv è partita: non sappiamo precisamente cosa facessero e dove andassero. Oppure il fatto che lei riesca a volte inspiegabilmente a curarsi dalle ferite inferte dalla foresta.

Insomma, i quesiti rimangono e speriamo possano esserci chiariti in quella che probabilmente sarà la seconda stagione. Rimane comunque una serie piacevole, grazie maggiormente alla splendida performance della Barrera che riesce a portare sulle spalle 6 interi episodi, dimostrandoci il suo talento nella recitazione.