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Dove eravamo rimasti con Hunters

Vi è mai capitato di incontrare una parola che non conoscete e di rimanerne affascinati, nonostante non vi richiami nulla alla mente? Una parola sconosciuta, proprio grazie ai suoi segreti, possiede infinite possibilità. Prendiamo il termine ucronia, che letteralmente significa “nessun tempo” e si ricollega a un concetto ben specifico: si tratta di un genere di narrativa che parte da una premessa fondamentale, ovvero che la storia del mondo (che conosciamo tutti) abbia seguito un corso diverso rispetto a quello reale. L’abbiamo visto in prodotti come The Man In The High Castle e l’abbiamo ritrovato di nuovo in Hunters, serie tv uscita nel 2020 che si è fatta decisamente aspettare. Serie che finalmente sta tornando (domani è il grande giorno), permettendoci di cogliere l’occasione e mettere in ordine i pensieri. Vediamo dove eravamo rimasti con Hunters, la serie che ha fatto dell’ucronia il suo punto di forza.

Hunters
Hunters (640×360)

Partiamo con il dire che Amazon Prime Video, con il trailer della seconda stagione di Hunters, ci ha regalato pochissime informazioni sui cui fantasticare. Al contrario, la piattaforma è riuscita a lasciarci ancora più a bocca asciutta di prima. E di fatica ne hanno fatta, i fan di Hunters: partita come popolarissima serie appena uscita ai tempi del 2020, si è fatta aspettare. Tra la pandemia, rinnovi continui, pochissime informazioni e tante, troppe domande da parte dei fan, la serie con protagonisti Al Pacino e Logan Lerman ha capito come mettere la carne al fuoco. C’è solo da sperare che non la bruci. Di conseguenza, ci sembra doveroso fare un passo indietro e rimettere in ordine le carte, anche per poter affrontare la seconda stagione di Hunters (in arrivo a gennaio) con l’attenzione che si merita.

La serie prodotta da Jordan Peele è ambientata nella New York degli anni settanta e vede come protagonista Jonah, interpretato da Logan Lerman, un comune ragazzo come mille altri che lotta per superare la morte della nonna, uccisa apparentemente durante una rapina in casa. Jonah viene rapidamente avvicinato da Meyer Offerman, filantropo ebreo sopravvissuto all’Olocausto, che lo mette a conoscenza di una verità difficile da digerire: non solo gli rivela che la nonna faceva parte di un gruppo di cacciatori di nazisti, gli Hunters della serie, ma gli spiega che questo gruppo è tutt’ora attivo e combatte quotidianamente per stanare migliaia di ufficiali nazisti di alto rango nascosti sotto falsa identità in tutti gli Stati Uniti. Jonah si ritrova quindi coinvolto in questo universo di giustizieri, determinato anch’egli a vendicare la morte della nonna e non solo.

Hunters (640×360)

Partiamo con il dire che Hunters, nel suo piccolo, è riuscita davvero a riscrivere la storia delle serie tv. Prima di tutto, nella serie non c’è un protagonista solo: viene data voce ad una cacofonia di figure vistose e colorate, una più improbabile dell’altra eppure tutte magnificamente sfaccettate. Nella prima stagione li abbiamo imparati a conoscere, e ci sono rimasti tutti nel cuore: dai coniugi Markowitz, esperti di elettronica e sopravvissuti al campo di concentramento di Auschwitz, a sorella Harriet, ex agente dell’MI6, per arrivare a Lonny Flash, mancato attore ebreo terribilmente ironico e vagamente insopportabile (interpretato da un perfetto Josh Radnor, che non è più solo il Ted Mosby di How I Met Your Mother).

Hunters è tante cose, ma prima di tutto è un racconto colorato, luminoso, rumoroso e vagamente trash di una parentesi terribile della nostra storia. Ed è proprio qui che sta la genialità della serie: a momenti divertenti, pieni di battute sarcastiche e di un’ironia perfetta, si accompagnano scene che fanno venire la pelle d’oca, momenti cinematografici che difficilmente dimenticheremo. La serie è bravissima a unire l’utile al dilettevole, e così facendo ci ha regalato un prodotto nuovo, dalle vibes tarantiniane, e insieme duro, pesante e cattivissimo. Chi non si ricorda la scena della scacchiera, uno dei momenti più tristi e pieni di rabbia della prima stagione, davanti alla quale non si può fare altro che stare in silenzio. E riflettere.

Hunters (640×360)

Protagonista assoluto della prima stagione, anche davanti a Logan Lerman che comunque regala un’ottima performance, è stato Al Pacino. Uno dei più grandi, e storici, attori del cinema che conosciamo noi si è calato perfettamente nella parte di un uomo silenzioso, elegante e sempre un passo avanti agli altri. Un uomo pieno di sfaccettature, mai totalmente capito e spesso interpretato in modo sbagliato. E anche quando Hunters è riuscito a sconvolgerci a pieno con un finale pieno di colpi di scena, Al Pacino non ha fatto troppo rumore. Ed è comunque riuscito a darci un’interpretazione magistrale. Cosa succederà alla serie senza la sua figura, ancora non lo sappiamo. Possiamo solo augurarci che Hunters riesca a continuare per la sua strada senza perdersi nel mezzo.

Anche perché di aspettative ce ne sono. Abbiamo lasciato i nostri cacciatori nel bel mezzo di una tempesta: da una parte le sconvolgenti rivelazioni sul passato di Meyer hanno sconvolto l’intero gruppo, dall’altra ha fatto capolino nella storia una figura che mai ci saremmo aspettati di vedere. La serie ha caricato a pieno le proprie armi e, operando un revisionismo storico che stranamente funziona e per ora non stride, ha introdotto la persona di Adolf Hitler, miracolosamente sopravvissuto al secondo conflitto mondiale. Pronto a dar vita al quarto Reich. Se abbiamo poche certezze nella vita, su una cosa possiamo essere sicuri: la seconda stagione sarà un inferno. Letteralmente e metaforicamente.

Hunters non riscrive la storia, questo no. Piuttosto la prende, la rigira e crea una narrazione diversa, stramba e allo stesso tempo incredibilmente toccante. Pensiamo di parlare a nome di tutti quando diciamo “fate che si congedi da noi come merita”. E che riesca, ancora una volta, a insegnarci qualcosa.

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