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Heartbreak High: così si fa un teen drama

Attenzione: l’articolo può contenere spoiler su Heartbreak High.

Nel panorama filmico e seriale, il mondo degli adolescenti rappresenta sempre più spesso una realtà oggetto di studio e complessa da rappresentare. Nella lunga storia dei teen drama, si è passati da americanissimi giovani scintillanti, dalle vite adulte e dagli intrecci surreali, alle più attuali produzioni che cercano di raccontare una Generazione Z la cui essenza è in continuo mutamento. Un’età controversa, diversa per ognuno, amplificata e segnata anche dal più piccolo degli accadimenti. In una realtà contemporanea in cui la rappresentazione onesta e fedele è la chiave empatica per toccare le corde di spettatori di diverse generazioni e provenienze, trovare un linguaggio universale per narrare i giovani è un’impresa tutt’altro che semplice, soprattutto quando si parla di una costruzione solida e coerente dei personaggi. Proprio per questo, per la maggiore, le serie tv teen drama sembrano sempre più spesso solo buone per metà. In un’offerta mediale più che abbondante, gli show di questo genere risultano pretestuosi e mai veramente disposti a raccontare con sincerità e tangibile vicinanza come effettivamente stiano le cose. Pur con le assurdità proprie di una dramedy per giovani spettatori, Heartbreak High ci ricorda finalmente come si realizza un teen drama che porta con orgoglio e consapevolezza quest’etichetta di genere.

Heartbreak High è in realtà il reboot di un omonimo teen drama articolatosi per sette stagioni negli anni Novanta in Australia.

In un’era in cui è forte la nostalgia per il passato, la sua estetica e la sua frenetica energia, riproporre un teen drama del passato riadattato alla cultura giovanile di oggi non è affatto semplice, o scontato. Heartbreak High riesce però a raccogliere finalmente la vera essenza di una generazione tanto rincorsa in millemila racconti per la televisione. Il periodo dell’adolescenza muta più in fretta di qualsiasi altro, si potrebbero individuare moltitudini di sotto-generazioni all’interno di generazioni intere. La velocità del cambiamento è una forza dietro la quale i prodotti mediali corrono da decenni nel tentativo di rappresentare quanto più fedelmente possibile una realtà in movimento difficile da racchiudere. Molto spesso una stagione diventa datata mentre è ancora in produzione. Forse la validità rappresentativa di Heartbreak High sta proprio nell’essere un reboot di uno show degli anni Novanta. Con ciò, la serie australiana colloca il passato già fatto di grezzi drammi adolescenziali, amori liceali e tensioni razziali (e sessuali), con l’immaginario più comunemente vicino a quella anomala categoria oggi etichettata a Generazione Z. Per questo, Heartbreak High riesce anche in qualche modo a ricollegarsi allo stile narrativo avviato dall’ormai cult teen Sex Education, forse il più riuscito di Netflix, a oggi. Pur essendo un riadattamento contemporaneo, la nuova serie australiana è già estremamente lontana e indipendente dallo show da cui trae vita.

Heartbreak High (640×383)

La serie australiana disponibile su Netflix dal 14 settembre è autentica, attuale e autentica nel modo d’esser attuale.

Buona parte delle esperienze adolescenziali sono comuni, universali, indipendentemente dal periodo in cui l’età è stata vissuta. Vulnerabilità, maturazione, primi amori, insicurezze, scoperte e tensioni. Come al solito, all’interno della serie australiana di Netflix ricorrono gli schemi teen convenzionali a cui siamo abituati da sempre. Ci sono cricche, scontri, tresche, amicizie e litigi che muovono dei personaggi solidamente caratterizzati. Ciascuno è manifesto di differenti spaccati della vita di ciascun adolescente, presente e passato. Dai giovani non-binary e queer, a quelli con background culturali e familiari differenti, dai più freddi ai più caldi cuori che animano ogni storia, passando anche per le disabilità e limiti differenti in ognuno e impattanti diversamente su realtà e percezioni. Ciascun aspetto portato sullo schermo ha un’utilità narrativa. Non si tratta di meri pretesti, ma vere e proprie fonti narrative che animano un racconto inclusivo e che dà voce a diverse verità. Heartbreak High offre dei personaggi che di fittizio hanno solo l’essere parte di una storia per la televisione. Gli adolescenti del teen drama sono organici, vicini e credibili. Non è più sufficiente inserire un tema all’interno di una storia, o un rimando a esso, affinché un racconto proponga una rappresentazione inclusiva. E’ necessario che le serie tv adolescenziali adempiano a un’esigenza narrativa e fruitiva figlia del suo tempo.

A tal proposito, l’inserimento nelle trame di Heartbreak High della toccante realtà di Ca$h è emblematico. Dopo la fluidità sessuale e di genere, anche quello dell’asessualità (già menzionata, ma mai approfondita nella seconda stagione di Sex Education) è un tema che finalmente trova spazio sugli schermi, in modo duro, ma aderente a un mondo eterogeneo e ancora troppo poco consapevole.

Heartbreak High (640×424)

Heartbreak High è una serie tv sulla generazione di adolescenti d’oggi, eppure parla a chiunque grazie alla sapiente costruzione di un teen drama capace di parlare dei giovani come categoria universale.

La storia di Heartbreak High parte dal momento in cui, nel frenetico scorrere del liceo Hartley, Amerie Wadia viene punita per aver realizzato su un muro (con l’ex-migliore amica Harper McLean) una mappa delle relazioni sessuali avute tra i propri compagni di scuola. Una volta scoperta, la studentessa e i giovani citati nel murales vengono costretti a seguire un corso di educazione sessuale con la giovane e appassionata Professoressa di inglese Jojo. Dalla bravata e dalla forzata lezione scolastica, il nucleo di studenti viene coinvolto in una pluralità di intrecci e scambi comici, drammatici, sessuali, ma non solo. Coppie nascono e si rompono, così come amicizie e rapporti di diverso tipo sullo sfondo di una maturazione personale e sessuale di ciascuno, persino di noi spettatori che ci approcciano a uno dei titoli che più ci racconta genuinamente e autenticamente gli adolescenti di oggi e di ieri. Grazie anche e soprattutto a un linguaggio e stile narrativo irriverente, sarcastico, sopra le righe ed empatico. Heartbreak High ha un umorismo pungente e sdrammatizzante (propedeutico a comunicare col suo target principale) che si alterna alle rappresentazioni sincere e umane che caratterizzano le sequenze col fine educativo o più paradigmatiche. Alcune situazioni sono estremizzate, altre sono narrate con la giusta cura che si adatta alla delicatezza richiesta dalle scene di connessione intima tra i personaggi. Con ciò, la serie australiana di Netflix riesce a essere acida ed esplicita, provocatoria ed emozionante, divertente, attuale e formativa.

Quello di guardare Heartbreak High è un consiglio spassionato. Un teen drama organico, vicino e sincero con le estremizzazioni del caso a rendere assurdo e ironico un racconto per tutti, nonostante i gap generazionali. I punti di forza della serie tv non stanno solo nella solida struttura dei personaggi e nel mistero che aleggia attorno alla fine dell’amicizia tra le due giovani donne e amiche volto della storia. Heartbreak High è un racconto dal cuore grande che non ci ci fa rimpiangere quanto c’è stato in precedenza nel mondo dei teen drama ormai sviscerato a fondo (anche e soprattutto grazie a un catalogo Netflix sempre più sovrabbondante).

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