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Ad un anno dall’ultimo inchino di Hannibal

Proprio questo week-end ha segnato l’anniversario della fine – permettetemi di dire, ingiusta – di Hannibal, ricordato dal creatore Bryan Fuller con un tweet pieno di affetto e devozione per i Fannibals, i fedeli sostenitori della serie.

Hannibal

La sua cancellazione non è arrivata inaspettata, ma non per questo è stata meno sofferta, considerato il suo potenziale. Come altre sue colleghe, Hannibal si colloca tra quelle Serie Tv simbolo dell’iniquità che spesso vige nel business televisivo.

Oggettivamente è un prodotto eccelso, scritto e prodotto con estrema intelligenza per un pubblico intelligente – o meglio, che ha voglia di collaborare attivamente alla comprensione profonda della serie. Ed è qui il problema: Hannibal non si adattava al pubblico generalista, ideale per i network, sebbene NBC abbia davvero creduto al progetto di Fuller e dopo una seconda stagione dagli ascolti tirati abbia comunque dato una chance alla terza.
E siccome la sua fine non era affatto inaspettata, ciò ha permesso di calibrare l’arco narrativo della terza ed ultima stagione in modo da prestarsi ad essere una conclusione degna.

Hannibal in ogni caso era ed è tuttora amato dagli appassionati, la campagna #SaveHannibal, principalmente un grido di aiuto rivolto a Netflix, e l’immediata discussione su un possibile film lo dimostrano. Le speranze per un revival sono ancora alte.

Perciò nonostante la sua precoce dipartita, Hannibal non ha mancato di entrare nel cuore di chi ha voluto cogliere la sua bellezza, almeno inizialmente nascosta sotto la sua anima noir.
Questa Serie Tv è un viaggio psicologico e onirico in cui bene e male sono concetti volubili, dai confini indefiniti, che nel corso delle tre stagioni si sono intrecciati e respinti più e più volte, spesso confondendosi.
Hannibal parla del cannibale più famoso nella storia della letteratura e del cinema e di Will Graham, agente speciale dell’FBI con una spropositata quantità di neuroni specchio ed un’empatia singolare; parla di come questi due personaggi si rincorrano e si confondano continuamente.

The wrath of the lamb, il tredicesimo episodio della terza stagione e l’ultimo della serie, tira le fila di tutto ciò che si prospetta fin dal principio, e lo fa egregiamente pur dovendo, per forza di cose, anticipare i tempi.

Da questa conclusione sono scaturite ovviamente le nostre considerazioni finali, che ripercorreremo attraverso gli snodi cruciali della puntata.

Not just the blind 

(Non solo la cecità – Will a Reba)

Hannibal

L’episodio si apre in medias res con Dolarhyde, il Red Dragon, che inscena la sua morte facendo credere a Reba, la sua amante (e amata) cieca, di essersi tolto la vita.
Will si confronta con lei sull’avvenimento e Reba afferma che, nel suo caso, è usuale che le persone vogliano creare con lei un legame di dipendenza.

Reba: I know there’s nothing wrong with me than making friends with people who try to foster dependency. Feed off it. I’ve been with a few. The blind attract them.

[So che non c’è nulla di sbagliato in me quanto nelle persone che cercano di incoraggiare la dipendenza. Se ne nutrono. Sono stata con alcuni di loro. La cecità li attrae.]

Will Graham: Not just the blind. [Non solo la cecità.]

Will ribatte appunto che questo non riguarda solamente i ciechi, riferendosi al legame simbiotico e di co-dipendenza, affatto sano, che si è instaurato tra lui e Hannibal dal momento in cui si sono incontrati. È infatti stato Hannibal a nutrire un forte interesse in Will e nelle sue qualità empatiche, spingendo quest’ultimo verso il suo limite e giocando senza pietà con la sua psiche.
Tuttavia, come sappiamo, l’arma che utilizza Lecter è a doppio taglio, perché ben presto si rende conto avere sviluppato una profonda connessione con Will e non poter più prescindere da lui.

Se vogliamo portare un paragone, il rapporto tra Reba e Francis Dolarhyde rispecchia in parte quello tra Hannibal e Will; questo si avverte soprattutto quando Dolarhyde è in procinto di appiccare il fuoco ed esprime la sua delusione nell’essersi fidato di Reba ed essere stato smentito.

Le sue parole ricordano Mizumono, l’ultima puntata della seconda stagione, in cui Hannibal scopre il tradimento di Will e uccide Abigail davanti ai suoi occhi, accoltellandolo poi con l’intenzione di lasciarlo vivere in segno del suo perdono.

What a cunning boy you are

(Che ragazzo astuto – Hannibal a Will)

Hannibal

In Dolce (3×06) Will descrive perfettamente la loro condizione con una sola frase nel momento in cui ritrova Hannibal in contemplazione della Primavera di Botticelli: Tu ed io abbiamo iniziato a sbiadire. È proprio così: Will inizia ad identificarsi nelle azioni di Hannibal e Hannibal prova una compassione mai esperita prima.

Nell’ultima puntata vediamo Will e Hannibal confrontarsi, alternando l’ambientazione immaginaria della cappella del palazzo della memoria di Hannibal al luogo in cui è imprigionato effettivamente.
È in questa occasione che Hannibal rimarca la necessità che ha Will di essere in contatto con la sua presenza, sia diretta che non. Sa che sebbene Will dica di volerlo dimenticare e ritornare alla vita con la sua famiglia sarà una condizione che non accetterà mai completamente e mai lo soddisferà.

Quando la tua vita diventerà esasperante pensa a me, Will. Non preoccuparti per me. – Hannibal

A riprova dell’evoluzione di Will verso il suo lato più oscuro, Hannibal dimostra di sapere del piano con cui ha brutalmente sacrificato il dottor Chilton per arrivare al Red Dragon, ed è proprio questo il suo lato su cui Hannibal ha lavorato per far venire a galla.

D’altra parte Will dà anche prova che l’influenza non è univoca, ma sottolinea che il motivo per cui Hannibal si è consegnato è stato proprio il suo rifiuto; lo ha fatto per far sì che Will sapesse sempre dove si trovasse, proprio quando quest’ultimo lo ha rifiutato per allontanarsi definitivamente da lui.

La loro è un’infinita rincorsa reciproca, intervallata dal continuo tentativo di Will di debellare il lato di se stesso che più teme e che Hannibal alimenta.

You died in my kitchen, Alana

(Sei morta nella mia cucina, Alana)

Hannibal

Il confronto tra Alana e Hannibal è tra le scene più suggestive dell’intero episodio.
Alana tiene Hannibal in trappola nella magione dei Verger, completamente alla sua mercé. Dopo il coinvolgimento di Hannibal nel caso del Red Dragon l’ha privato di qualsiasi oggetto, compreso il water, i suoi libri e perciò la dignità.

Il suo è in parte un gioco di potere, che con soddisfazione esercita soprattutto come forma di vendetta per il modo in cui è stata manipolata nella seconda stagione. Dietro quel vetro infrangibile e quella tuta impersonale Hannibal sembra non avere più alcun potere, ma quando Alana gli propone di essere l’esca per incastrare ed uccidere Dolarhyde, Lecter le ricorda la promessa che le aveva fatto in Mizumono:

Tu sei morta nella mia cucina, Alana, quando hai scelto di essere coraggiosa. Ogni momento da allora è in prestito. Tua moglie, tuo figlio – mi appartengono.

Il rischio che Alana corre lasciando Hannibal nelle mani dell’FBI è altissimo, e lo sa bene. Per questo quando Hannibal viene liberato da Dolarhyde e sparisce con Will vediamo Alana e la sua famiglia partire e lasciare la loro magione da fuggitive.

I borrowed his imagination, and I broke it. – Jack Crawford

(Ho preso in prestito la sua immaginazione e l’ho rotta – Jack su Will Graham)

Hannibal

Alla scomparsa di Will e Hannibal assistiamo a due reazioni: quella di Alana, già trattata, e a quella di Jack.
Nella terza stagione Jack parte alla volta di Firenze per ritrovare Hannibal, e la sua sembra una caccia spietata e forsennata, soprattutto nel momento in cui diventa chiaro che abbia deliberatamente dato l’ispettore Rinaldo Pazzi in pasto ad Hannibal.

La lotta di Jack Crawford è diventata esausta, lui è ormai annullato dalla morte di Bella e furioso per essersi lasciato scappare Hannibal. Eppure quando lo ritrova e si lanciano in una lotta in cui lui sembra avere la meglio ma non lo uccide, perché in fondo vuole che a farlo sia Will.

E alla fine dell’ultimo episodio lo vediamo senza più speranze, rassegnato al fatto che la lotta al cannibale non è mai stata di sua competenza e mai potrà esserlo.

Can’t live with him, can’t live without him

(Non puoi vivere con lui, non puoi vivere senza di lui – Bedelia a Will)

Hannibal

Non puoi vivere con lui, non puoi vivere senza di lui, dice Bedelia a Will quando viene a conoscenza del piano per uccidere Dolarhyde usando Hannibal come esca.
Bedelia conosce profondamente la minaccia che rappresenta Hannibal, e mette in guardia Will, poiché chi tiene il diavolo dovrebbe custodirlo bene.
Will vuole Hannibal morto perché lo abbandoni una volta per tutte, ma sempre per il dualismo del loro rapporto non può fare a meno di lui, e la sua consapevolezza finale arriva alla fine di The wrath of the lamb.

Ancora una volta fa il gioco di Hannibal e lo segue nella sua fuga, ma stavolta pronuncia con consapevolezza una frase decisiva: Non so se posso ancora salvarmi, e forse è meglio così.

Ciò che li lega è distruttivo per entrambi: Hannibal prova una compassione nei confronti di Will che gli impedisce di togliergli la vita, e Will prova una sete di sangue che non vuole accettare. L’unica soluzione sarebbe la morte di entrambi, poiché nessuno dei due può più sopravvivere senza l’altro.

L’intensità degli ultimi dieci minuti di questa puntata è paragonabile a pochi altri momenti televisivi: il legame di Will Graham e Hannibal Lecter raggiunge il suo culmine quando, come lupi di un branco, lasciano alle spalle ogni remora, ogni conflitto reciproco e si uniscono nella lotta spietata e primordiale contro Dolarhyde, il dragone rosso.
È una scena che fa trasparire l’istinto più profondo e animale di entrambi, e Will finalmente abbraccia il suo lato sanguinolento che lo porta al pari di Hannibal. Il passo successivo è quello decisivo, quando insanguinati si stringono in un estenuato abbraccio e Will spinge entrambi nel vuoto, giù dalla scogliera.

Love Crime

Hannibal

Poiché nulla è lasciato al caso, la scena finale è accompagnata da una canzone scritta ad hoc per questo momento, Love Crime di Siouxsie Sioux.

L’intero testo è estremamente coerente con il momento e la storia che viene raccontata negli attimi finali, ma la parola chiave è proprio Love, amore.
Quello che i fan avevano ipotizzato sin dagli esordi si è rivelato essere concreto: ancora una volta Hannibal ha rotto gli schemi parlando in primo luogo di un amore lugubre e perverso, ma soprattutto ha avuto il coraggio di essere coerente con se stesso e riconoscere a tutti gli effetti la dinamica creatasi nel corso delle tre stagioni.

È raro che i produttori di una Serie Tv diano adito alle teorie dei fan, soprattutto quando riguardano un possibile sviluppo romantico tra protagonisti maschili, ma ancora più raro quello che è accaduto con Hannibal.

Il sentimento di amore certamente atipico e morboso di Hannibal non solo è inteso, ma testuale. La scena finale, l’abbraccio così intimo di Will e Hannibal è la prova che anche il primo ha accolto fino in fondo ciò che li lega, con un’onestà singolare.

E con tutte queste premesse per continuare ad essere una grandissima Serie Tv, Hannibal – per ora – ha chiuso il suo sipario, senza però mancare di darci un’ultima, gustosa chicca: la scena dopo i titoli di coda.

Bedelia du Maurier appare in trance, sotto effetto di qualche droga, la vediamo seduta al tavolo e man mano che l’inquadratura si allarga ci accorgiamo che la tavola è apparecchiata per tre e la portata principale è la sua gamba. Non solo un chiaro rimando al film Red Dragon, ma una scena che subito smentisce il timore del salto nel vuoto.

I will survive, live and thrive.