Vai al contenuto

Perché diavolo sto scrivendo su uno stupido foglio? L’ansia mi logora e nessuno riesce a capirmi! E questo è un buon motivo? Non lo so, non so più niente. Ma ho bisogno di qualcuno a cui esporre la mia insofferenza. Ho necessità di trovare un confidente a cui aprire il cassetto dei miei pensieri o di far annusare la paura orripilante di non sentirsi abbastanza grandi. La notte faccio a pugni con maledetti incubi: ci sono io e c’è mio padre che prova a scoparmi. Lui filma tutto e la scuola, guardando, mi deride.

Caro Diario, sono io, Nate. Oggi la folla mi acclama più del solito, ma a casa percepisco odio e avversione. La mia vita procede tra contrasti e delusioni, scelte e non scelte. Amo Maddy, lo sai, ma amo anche Cassie. La prima accresce i miei desideri, la seconda mi fa sentire meno fragile. Penso che siano due facce dell’amore: desiderio e bisogno.

Oggi sento la necessità di chiamare mio padre, ma allo stesso tempo temo i suoi modi da sergente. Mi sa che siamo uguali io e lui, spinti dall’eccesso e mai sazi. Forse l’unico sentimento che provo oggi è oppressione. Sento il peso di essere stato duro con Mckay, con Jules e con Rue. Sento il peso di essere cresciuto in una famiglia divorata da bugie e inganni. Riuscirò a dimostrare di non essere solo vendetta e sete? Riuscirò a relazionarmi con gli altri? Oggi vedo Fezco e probabilmente lo uccideró. No, non riuscirò a relazionarmi con gli altri.

Oggi ho comprato un mazzo di rose. Erano per Maddy. Mi sono recato a casa sua , ma prima di bussarle, ho gettato le rose e sono scappato. Forse sono fuggito dai miei sensi di colpa e le rose erano soltanto un pretesto convenzionale per chiedere scusa. Ma io non devo chiedere scusa, io sono Nate Jacobs.

Sono stato anche da Cassie oggi. Abbiamo fatto l’amore io e lei, abbiamo giocato a nasconderci tra le bianche e profumate lenzuola. Quando mi ha detto ‘ti amo’, le ho intimato di andare via, non sopporto il peso dei sentimenti. Non digerisco la fame di legarsi a qualcuno. Non sono legato a nessuno io.

Alle 19 ho alzato il volume della musica e ho ballato da solo, il vinile mi passa gli Oasis e la loro fottutissima Wonderwall. La mia Wonderwall è Cassie, ma anche Maddy. Probabilmente nessuna delle due.

Ho anche chiamato Jules, ci siamo detti di lasciarci da parte tutti i rancori e i paradossi dei litigi, ma chissenefrega, odio il modo in cui ha rovinato la storia della mia famiglia. Un giorno mi vendicherò di lei. Sono stanco della palestra e dei riflettori puntati su di me, sono stufo della leggerezza che mia madre e mio fratello usano per ogni dannato problema. Ma chi è mia madre? Forse non la conosco abbastanza, forse siamo uniti soltanto da dolci e futili ricordi.

Alle 22 ho provato dei pantaloni di mio padre e mi sento più bello del solito. Che schifo, sono di quel lurido bastardo. Alle 22 e 30 ho chiamato McKay e gli ho detto di voler lasciare il football: la monotonia mi sta soffocando. Ma tanto lo so già, non lascerò il football. Sono il più forte di tutti nel mio sport.

Ansia e monotonia, pressione e depressione, cosa siete? Non mi fate paura, sono io, Nate Jacobs. Caro Diario, ho paura che l’ansia mi stia colpendo a più riprese, ma io non mollo. O forse ho già mollato. Caro Diario, sono io, Nate e resto inglobato nel limbo dell’indifferenza.

Mi serve aiuto, mi sento solo. Dove sei Papà? Mi manchi Maddy, se solo ti avessi regalato quelle inutili rose. Sento il profumo di Cassie mentre scrivo, lo posso afferrare? Cercherò qualcuna con cui andare a letto, così da far invidia a tutti gli sfigati del quartiere. Non Cassie. Non Maddie.

Adesso devo delle scuse a tutti? Al diavolo le scuse. Mi guardo allo specchio e non mi riconosco. Sudo, tremo e caccio via i fantasmi della fragilità. Voglio essere soltanto un ragazzo alle prese con la scuola, ma l’ego mi ricorda di essere nato per diventare il numero uno. Chi sono? Voglio solo spegnere le luci della camera e addormentarmi pensando al seno di Cassie. O forse andrò in discoteca per ubriacarmi fino a svenire.

Domattina prenderò un treno per non so dove. Addio.

LEGGI ANCHE – Caro Diario, sono io, Rue