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Giorno X

Provo a scrivere in preda ai miei deliri pomeridiani, ma non so che giorno sia perciò lo chiamerò giorno X. Oggi ho passato la giornata a letto, non sono riuscita nemmeno ad andare in bagno per più di una volta e i reni iniziano a picchiare. Non so neanche io perché scrivo in questo quaderno ingiallito, dannazione ce l’ho da quando ho dieci anni! A pensarci bene quando avevo dieci anni ero già vecchia ed ero già come adesso: smorta, rimorta, snaturata e svuotata. Probabilmente il mio cordone ombelicale era intriso di una sostanza che mi ha svuotato l’anima, scorre nel mio sangue e mi uccide lentamente ogni giorno. La droga è solo una cosa in più, ma il vero veleno vive in me da sempre, il vero veleno sono io.

Giorno Martedì

Euphoria

Oggi ricordo il giorno della settimana, ma non il numero ovviamente. Ho fatto un passo avanti: Rue si è alzata tre volte dal letto, ha indossato una felpa e ha evitato di insultare sua madre. Solo che nel mio letto ormai ammuffito sento la mia pelle strana, forse le sostanze me la stanno cambiando perché sento l’acne che punge sotto lo strato epidermico. Ironico come anche la mia pelle mi rifiuti, sono praticamente un involucro umano che si rigetta di continuo. Tante volte mi sono chiesta come mi possa trovare attraente Jules. Lei, una Dea lunare e un’anima da sognatrice e io un demone divoratore di anime; lei l’intrepida Giunone, io il pesante Zeus. Fa male questo suo essere così in alto rispetto a me, ma non ha sbagliato a prendere quel treno. Alla fine gli Dei devono salire nell’Olimpo.

Mi manchi Jules, mi manchi. Potrei scriverlo cento volte e sentirlo mille. Ogni giorno è lungo e non sa di nulla, ogni giorno sa meno di vita e meno di te, Jules.

Giorno Y

Euphoria

Oggi ti ho rivista, Jules, eri così bella alla festa, la solita strega ammaliatrice. E quando ci siamo riavvicinate, oh, è stato lunare, spirituale, universale. Mi dispiace così tanto mentirle, ma in quella stanza non ero io. Era un’altra me. Lei invece si merita la me spaziale quella pulita e non alterata. Ti prometto Jules… no, non promettere Rue (scema, bugiarda). Ci provo Jules, capiscimi ma io non riesco a stare senza di te e nemmeno senza di lei, perciò dovrò dividermi in due per amore di entrambe. No, correggo! Per amore di te e per passione (odio) di lei, la sostanza dell’illusione eterna. Potrei aver fatto un passo avanti dall’anno scorso perché stavolta essere due persone mi potrebbe migliorare? Cambiare? Se fossi rimasta una sola non mi sarei potuta osservare da fuori, adesso invece posso analizzarmi dall’esterno come guardarmi allo specchio e dire dove sbaglio. Il problema, forse, è che anche se so dove sbaglio non riesco a fermarmi. Ma Jules mi aiuterà, sì, Jules è la mia Sailor Moon venuta dalla luna per salvarmi dalla mia dannazione. Stare con lei mi aiuterà a passare meno tempo con l’altra me.

Lunedì

Rue

Oggi l’ansia mi divora da dentro. Sento lo stomaco gorgogliare di parole, parole che sono domande, dubbi, giudizi e commenti. La fame di cibo è sempre poca, la fame di altro sempre tanta. Eppure lo stomaco brucia e urla, lo sento stringersi come se avessi una mano che lo chiude tra le dita con violenza. E più penso che Jules non sa niente di tutto questo, più lo stomaco si chiude su se stesso. Prima o poi mi ingloberà e non rimarrà nulla di me, solo capelli sfibrati e rabbia. Che poi non è rabbia, ma apatia e odio di vita, è forte e tenue allo stesso tempo come un odio-amore che non so gestire. Quello che mi genera ansia è il domani e sono le domande sul domani e su ciò che posso fare potenzialmente, ma che alla fine non faccio. Domani smetterai con la droga? Domani dirai tutto a Jules? Domani ti alzerai dal letto e preparerai la colazione a tua sorella? Domani, domani, domani. Fa così male il domani, invece oggi è così leggero e consolatorio.

Giorno

Euphoria

Questo giorno lo chiamo solo “giorno“. La parola nasconde tutto ciò che provo e ho provato nei giorni scorsi quando il tempo mi ha divorato in singoli momenti durati un’eternità. Jules, Gia, Ali, Elliot e mia madre sono tutti puntini di quel momento indefinito che cercava di salvarmi, ma ho finito per essere io stessa il mio tempo mortale. Non si può raccontare un’esperienza. Viverla è più facile, anche se in quei momenti nulla era facile. O forse sì, una cosa era semplice e limpida: rincorrere la droga. Quello mi è venuto naturale, correre per non sentire e correre per sentire qualcosa che non fossero i miei pensieri. La mia corsa mi ha portata lontano da loro, i miei punti, e mi ha avvicinato alla fine che tanto desideravo. In quella vasca da bagno l’ho sentita, per un attimo ho assaggiato la morte senza nome e l’avevo desiderata da sempre ma pensavo avesse un gusto diverso. Non è stato abbastanza per non volermi drogare, pure adesso è abbastanza per non desiderarla anche se avvelena il mio corpo. Perché è la testa la vera essenza di noi e la mia testa la vuole.

Giorno 3 (disintossicazione)

Euphoria

Giorno 3, inizio a contare e a tenere traccia del tempo come se i numeri mi ancorassero alla realtà. Mi chiedo spesso cosa sia questa realtà e ora che sono pulita da qualche giorno inizio a sentirla sulle mani e sulla schiena. Il mio corpo ogni tanto picchia la testa e la testa schiaffeggia il corpo, ma inizio a sentire un collegamento. Ora la mia testa parla ai miei piedi e gli dice di sentire il suolo. Io effettivamente da qualche giorno sento il pavimento della mia stanza sotto la pianta del piede. Sento un peso, come se il mio corpo portasse qualcosa alle piastrelle (e a questo mondo) e sento il mio peso come un esistere e non più fluttuare.

Adesso devo chiedere scusa a tutti perché la droga ha parlato per me, e le cattiverie che ho usato erano parole chimiche. Ma ogni secondo mi chiedo: era davvero così? Io non pensavo quello che ho detto? E se, invece, una parte di me è marcia e io non posso evitare di odiare? Le domande non fanno bene, quindi conta Rue, 1-2-3-4-5. Contare mi aiuta a non dire, non pensare, non desiderare.

Un passo, due passi, tre… non voglio farmi domande, voglio respirare l’alba senza accorgermi che è già domani. E poi Jules.

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