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C’è l’angelo Aziraphale, c’è il demone Crowley, e c’è la fine del mondo. Ma soprattutto, c’è un tavolino ben apparecchiato, una tazza fumante e una chiacchierata eterna. L’apocalisse sta arrivando, eppure i due non sembrano preoccuparsene troppo, poiché Good Omens ci racconta l’imminente fine dei tempi, con il tono di chi sa benissimo che tutto finirà, ma non oggi.

Good Omens è una serie televisiva britannico-statunitense del 2019. È diretta da Douglas Mackinnon e basata sul romanzo di Terry Pratchett e Neil Gaiman del 1990 “Buona Apocalisse a tutti!”. La serie è prodotta da Amazon Prime Video in collaborazione con la BBC, e al momento conta due stagioni (2019 e 2023), con una terza in sviluppo. La serie mescola fantasy, commedia nera, satira religiosa e dramma esistenziale e lo fa così bene che, anche i fan più fedeli del libro originale, hanno apprezzato particolarmente la riuscita della narrazione.
La prima stagione della serie è quella effettivamente tratta dal libro. La storia di Good Omens inizia ben prima della nascita dell’umanità, nel Giardino dell’Eden, dove un angelo impeccabile, Aziraphale, e un demone ribelle, Crowley, si incontrano per la prima volta. Nonostante siano teoricamente nemici, i due sviluppano nel corso dei millenni un’amicizia particolare, alimentata dalla reciproca stima e dalla comune affezione per la Terra e i suoi abitanti. Quando scoprono che l’Apocalisse sta per iniziare con la nascita dell’Anticristo, decidono di unire le forze per fermarla: nessuno dei due vuole davvero la fine del mondo, né perdere le piccole gioie della vita terrestre.
La seconda stagione è, invece, una narrazione inedita. Dopo aver sventato la fine del mondo, l’angelo Aziraphale e il demone Crowley cercano di vivere una vita tranquilla a Londra. Ma, la calma viene interrotta da un nuovo mistero che coinvolge il Cielo, l’Inferno e un ospite inaspettato. Mentre si trovano a gestire la situazione, emergono dettagli del loro passato, che rivelano quanto il legame tra loro sia profondo. Nel presente, tra indagini, sospetti celesti e nuove alleanze improbabili, i due protagonisti si trovano ancora una volta a confrontarsi con le autorità divine e con le proprie scelte.
Good Omens è una comedy surreale, fantasy, piena di cose assurde, di battute sottilissime e di british humor. È un dipinto dell’universo cristiano, dove i dogmi, le tradizioni, le credenze della religione vengono sradicate della loro aulicità, per renderle più umane possibile.

In Good Omens troviamo un ritratto tragicomico dell’umanità. A rappresentarlo sono proprio i nostri due protagonisti, che ufficialmente rappresentano due fazioni opposte, il Bene e il Male, il bianco e il nero, ma che in realtà ci mostrano la bellezza della fragilità umana. Il senso di Good Omens si riduce a questo: non c’è un bene totalmente buono e un male totalmente cattivo. Ci sono le vie di mezzo, le sfumature, la zona grigia, e va bene così.
Il concetto pervade tutto, dalla scelta più semplice fino alle difficili posizioni assunte in merito ad una questione di vitale importanza. La scelta è ciò che caratterizza gli esseri umani e che insidia gli esseri ultraterreni. Il libero arbitrio è il protagonista indiscusso della serie. Il rapporto tra Aziraphale e Crowley è il cuore emotivo e simbolico di Good Omens, ed è molto più profondo di una semplice alleanza tra un angelo e un demone. Sono duali e complementari: l’uno è fedele al Cielo, amante dell’ordine; l’altro è un demone cinico, amante del caos. Eppure, nel corso del tempo, le loro visioni del mondo si contaminano a vicenda. Si sono umanizzati, proprio vivendo tra gli umani.
Sono diventati complici, nella missione contro l’Inferno e il Paradiso, ma soprattutto nella vita. Collaborano in segreto per secoli, si salvano a vicenda, si coprono le spalle, condividono musica, libri e momenti di vulnerabilità. Hanno bisogno l’uno dell’altro per sentirsi completi. Il loro rapporto è una riflessione su identità, libertà di scelta e amore oltre le convenzioni. È soprattutto il racconto di due esseri eterni che, attraverso il tempo e l’imperfezione, imparano a essere umani. Ma, come spesso accade nei rapporti più profondi, ciò che li unisce può anche dividerli: la paura di cambiare, la fedeltà a ciò che si è sempre stati, il peso delle scelte.
Soprattutto nella seconda stagione di Good Omens, Aziraphale e Crowley sono più umani degli umani perché, pur non essendolo per natura, hanno scelto di esserlo. E in quella scelta risiede tutta la loro umanità. Diventano umani nel momento in cui smettono di obbedire automaticamente e iniziano a pensare da soli. Gli umani, nella serie, spesso agiscono per abitudine, per paura o convinzione. Invece, Aziraphale e Crowley iniziano a scegliere: disobbediscono al Paradiso e all’Inferno, mettono in dubbio l’ordine prestabilito, rifiutano di accettare che l’Apocalisse debba accadere.
I due sviluppano emozioni profondamente umane: provano empatia, amore e dubbio. Ciò li distingue dai loro superiori. Gli angeli e i demoni sono rigidi, assolutisti, mentre Aziraphale e Crowley mettono in discussione tutto. E attraverso il dubbio diventano capaci di compassione. È la vita sulla Terra che gli permette di sviluppare la loro umanità: hanno passioni, abitudini, capricci. Non osservano l’umanità dall’alto, ma vivono la Terra come casa. A renderli più umani che mai è proprio l’amore. Il legame tra loro è complicato, pieno di incomprensioni e vulnerabilità. Quel sentimento non è mai facile o lineare. È fatto di sacrifici, di tentativi, di silenzi. Amare li rende imperfetti, proprio per questo li rende reali.

È vero, Good Omens racconta di un’Apocalisse sventata, ma, a dire la verità, Aziraphale e Crowley sembrano non avere una grande fretta di salvare il pianeta. No, non per disinteresse o superficialità, ma perché il loro rapporto con il mondo è profondamente personale, quasi intimo. Loro non vogliono salvare il mondo, vogliono salvare il loro mondo. Per loro, la Terra non è un ideale astratto da difendere, ma una somma di piccole cose che adorano. Quando pensano all’Apocalisse, non immaginano un evento epico da impedire come supereroi, pensano piuttosto a cosa perderanno personalmente, ossia la loro confortevole e strana routine.
La loro lentezza nell’agire è sicuramente legata alla loro eternità. Essendo immortali, non percepiscono il tempo come gli umani. Infatti, quando si accorgono che il tempo stringe davvero, è già quasi troppo tardi. A rallentarli sono anche le emozioni. A differenza degli angeli e dei demoni di Inferno e Paradiso, Aziraphale e Crowley riflettono ed esitano. Hanno paure, dubbi morali: l’indecisione è parte della loro umanità.
Aziraphale e Crowley non hanno fretta di salvare il mondo perché non si vedono come eroi, ma come due individui che hanno trovato il loro Eden in un universo di caos, e vogliono solo preservarlo. La loro lentezza è un atto di amore per le piccole cose. E alla fine, è proprio questa umanità incerta che gli permetterà di fermare l’Apocalisse. Good Omens è una serie che usa l’umorismo, il surreale e la fantasia per raccontare una storia profonda sull’identità, i legami, la scelta, il destino e l’amore. Aziraphale e Crowley, così opposti eppure complementari, incarnano il conflitto eterno tra ciò che si dovrebbe essere e ciò che si vorrebbe essere.
Entrambi amano il mondo più di quanto ammettano. E nel loro scambiarsi occhiate complici tra scaffali e roseti, ci mostrano una verità che supera i dogmi: a volte, per essere davvero dalla parte dell’umanità, basta restare seduti a un tavolo, bere una tazza di tè e scegliere di rimandare la fine. Probabilmente Nietzsche li avrebbe definiti “umani, troppo umani”, poiché imperfetti e fallibili. Ma, in fin dei conti, non sta proprio in quella splendida fragilità la vera bellezza della nostra anima? Sapevi che è stata chiesta una cancellazione di Good Omens con una petizione?