3) Ned Stark “avvisa” Cersei ben consapevole di ciò che gli sarebbe potuto accadere
Tra tutti gli errori strategici commessi in Game of Thrones, forse nessuno è così emblematico e fatale quanto quello commesso da Ned Stark nella prima stagione. Precisamente nel momento in cui, dopo aver scoperto la verità sull’incesto tra Cersei e Jaime e sulla legittimità dei figli del re, decide di affrontare Cersei e “avvisarla” di conoscere il suo segreto. Una scelta apparentemente nobile, coerente con l’integrità morale del personaggio, ma che nel Gioco del Trono si rivela letale. Ned agisce secondo i valori dell’onore e della giustizia. E’ convinto che Cersei, se messa di fronte alla verità, sceglierà la via meno sanguinosa e più logica: fuggire. Fuggire per evitare uno scandalo pubblico e permettere a Robert Baratheon, allora ancora in vita, di mantenere il controllo del regno. Tuttavia, è proprio questa decisione ad aprirci gli occhi sulla vera natura del Trono e dei personaggi che gli gravitano attorno.
Ned Stark gioca a un gioco spietato seguendo le regole del codice cavalleresco. Ma sono gli altri giocatori – Cersei in primis – a non aver mai rispettato quelle stesse regole. Avvisando Cersei, Ned non fa altro che darle il tempo di agire. Quando Robert muore durante la caccia, la regina è pronta: manipola la Guardia Reale, insedia Joffrey sul trono e fa arrestare Ned per tradimento. Da lì in avanti, tutto precipita. L’arresto e la successiva decapitazione di Ned sono il primo vero terremoto che sconvolge l’equilibrio dei Sette Regni. Scoppia la Guerra dei Cinque Re, i Lannister si consolidano al potere, gli Stark si disperdono e il sangue inizia a scorrere. In termini strategici, Ned è forse colui che è andato più vicino di tutti a rovesciare il potere farlocco dei Lannister. Ma ha preferito agire con onore, credendo che la verità bastasse.
4) Daenerys che brucia Approdo del Re nell’ultima controversa stagione di Game of Thrones
La decisione di Daenerys Targaryen di bruciare Approdo del Re nella stagione finale di Game of Thrones è forse l’errore strategico più controverso di tutta la serie. Dopo anni di battaglie, conquiste e discorsi sulla liberazione dei popoli oppressi, Daenerys arriva finalmente alle porte della capitale dei Sette Regni. La madre dei draghi ha finalmente la possibilità concreta di conquistare il Trono di Spade. Ma invece di limitarsi ad attaccare obiettivi militari o colpire direttamente Cersei, sceglie di scatenare il fuoco di Drogon sull’intera città. Così facendo, Daenerys si rende artefice di un massacro, riducendo in cenere Approdo del Re anche dopo che le campane hanno annunciato la resa. Questa scelta, emotivamente motivata dal dolore e dalla rabbia, è un errore tattico che annichilisce in un solo gesto tutto il consenso che Daenerys aveva faticosamente costruito.
Fino a quel momento, molti la vedevano come la regina giusta, la “Breaker of Chains”, pronta a rompere il ciclo di tirannia. Con il massacro indiscriminato di civili innocenti, però, Daenerys perde la fiducia del popolo, oltre che quella dei suoi alleati più fedeli: Tyrion e, soprattutto, Jon Snow. La sua immagine, da liberatrice, si trasforma in quella di una sovrana spietata, autentica erede del “Re Folle”. Dal punto di vista strategico, la distruzione di Approdo del Re è un suicidio politico. Anziché rafforzare il proprio potere, Daenerys finisce per auto sabotarsi. Questo atto finale rappresenta l’apice della sua tragica parabola: una donna cresciuta tra abusi e promesse di gloria, che nel momento decisivo cede all’istinto della vendetta. Una mossa che, pur spiegabile dal punto di vista psicologico e narrativo, si rivela un errore fatale. Un errore che cancella il futuro che Daenerys aveva sognato e compromette irreversibilmente l’idea stessa di legittimità del suo regno.