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Il film della settimana – Warrior

Tutti abbiamo vissuto quella spiacevole situazione raccontata brillantemente da Zerocalcare in Strappare lungo i bordi: chi non è mai stato ore a scorrere i film sulle piattaforme streaming e non trovare niente da vedere pur avendo a disposizione “tutto l’audiovisivo del mondo” e pensando “è possibile che son tutti film de m*rda”? Certo, la roba bella magari l’abbiamo già vista, altra siamo in ritardo e altra ancora la teniamo per il momento giusto – se arriverà. Vogliamo evitare, però, di finire nella fantascienza polacca del ‘900 in lingua originale, andare a letto frustrati con la nostra coscienza sottoforma di Armadillo che ci costringe a interrogarci su noi stessi dicendo: “Dai su, se su ottomila film non te ne va bene manco uno, forse sei te che non vai bene”. Proprio per questo nasce la seguente rubrica settimanale, in onda ogni lunedì e rivolta sia a chi la pellicola in questione non l’ha mai vista, sia a chi l’ha già visionata e vuole saperne di più: infatti, nella prima breve parte vi consigliamo un film; nella seconda invece ve lo recensiamo, analizziamo o ci concentreremo su un aspetto particolare. E questa settimana abbiamo scelto Warrior.

PRIMA PARTE: Perché, dunque, vedere Warrior? Ecco la risposta senza spoiler

Tre sono i personaggi su cui si concentra l’intensissimo Warrior (disponibile su Amazon Prime Video fino al 31/12 e a noleggio su Apple, Chili e Rakuten Tv): Tommy è un ex marine che, prima di arruolarsi, si allontanò con la madre dal padre alcolizzato; suo fratello Brendan, anch’egli separatosi dall’abusivo genitore che l’ha sempre rifiutato, è un professore liceale che si è costruito una famiglia amorevole; Paddy, ormai ripulito, è il loro padre in cerca di redenzione. Tre facce della stessa medaglia che si ritroveranno dopo 15 anni grazie all’unica cosa che li lega: le arti marziali miste. Tommy, infatti, chiede a Paddy di allenarlo per il torneo di MMA Sparta, indetto per trovare “il più duro di tutto il pianeta”. Brendon è costretto a parteciparci, dopo aver perso il lavoro, perché ha bisogno del cospicuo premio in denaro per salvare la sua casa. Combattendo contro l’altro, ma anche contro sé stessi, la domanda è solo una: chi vincerà?

Tra un pugno e un calcio, emerge il passato dei Conlon, pieno di segreti e sofferenze che ne rendono i membri vittime e carnefici allo stesso tempo. Perché Warrior è un film profondissimo, che usa lo sport per raccontare il dolore familiare e la spietata solitudine. Non c’è solo sangue, sudore e violenza; Gavin O’Connor rappresenta una famiglia alle prese con i problemi e le difficoltà quotidiane, con i rancori, i ritrovamenti e i sensi di colpa passati e presenti. E riesce a infliggerci un KO emotivo grazie allo straordinario cast, dove i tre protagonisti sono uno più bravo dell’altro: mentre Joel Edgerton mostra più l’animo che i muscoli del suo Brendon e Nick Nolte è perfetto nel rappresentare la disperazione del suo Paddy, è Tom Hardy a prendersi la scena nei panni del rabbioso e misterioso Tommy.

Come Pirandello usava il palco per rappresentare la vita, allo stesso modo O’Connor trasforma il ring nel luogo delle seconde possibilità, insegnandoci che la sconfitta è solo l’inizio di qualcos’altro. Lasciatevi conquistare da questo film su Amazon Prime Video, un po’ Toro Scatenato, un po’ Rocky e The Wrestler, e poi tornate a leggere la nostra recensione.

SECONDA PARTE: La recensione (con spoiler) di Warrior

Da sempre gli sport di combattimento sono soggetti privilegiati del cinema, diventando il veicolo di riscatto degli outsider e facendo da sfondo a drammi umani, confronti all’ultimo sangue, cadute e risalite: da Lassù qualcuno mi ama a The Wrestler, passando per Toro Scatenato, l’intera saga di Rocky, Million Dollar Baby e The Fighter (gli ultimi tre disponibili anche su Amazon Prime Video). In Warrior Gavin O’Connor riesce con maestria a raggirare i soliti cliché del genere, ad esempio consegnandoci in anticipo ed efficacemente informazioni chiavi quale l’attesissimo scontro finale tra i fratelli Conlon, che hanno preso strade diversissime nella vita e che non si vedono da tantissimo tempo, ma che sono accumunati dall’odio per il padre e dalla passione per le arti marziali miste. Ed è proprio in Sparta che si ritroveranno. L’uno contro l’altro.

Joel Edgerton e Tom Hardy sono magnifici nel mostrarci ogni aspetto dei loro personaggi, diventando il valore aggiunto di un film su Amazon Prime Video che diviene intimistico ed estremamente profondo.

Con un intenso mix di dolore e speranza, il primo veste i panni del fratello più pacato, riflessivo ed empatizzabile, che però si trasforma in una belva nell’ottagono. Sempre il secondo agli occhi di suo padre, è chiaro che lui partecipi a Sparta sia perché ha bisogno del premio in denaro per salvare la sua casa dal pignoramento, sia perché vuole dimostrare a Paddy che lui è bravo quando il suo pupillo Tommy. Del resto, Warrior ci spinge a tifare per Brendan perché è l’underdog, perché conosciamo le ragioni del suo essere nel torneo, perché la sua vita sarebbe finita senza quei soldi.

Invece, le motivazioni di Tommy sono lasciate all’oscuro, allo stesso modo della sua vicenda che viene centellinata fino al finale, come a voler rivestire il personaggio di un alone di mistero e irrealtà, in linea con gli ingressi e le rapide vittorie sul ring. Tom Hardy è immenso nel rappresentare questa macchina da guerra che sembra non avere un briciolo di umanità, gettata ormai negli abissi più nascosti del suo essere. Ci regala un uomo impenetrabile, di una forza inaudita ma allo stesso tempo terribilmente fragile e innocente, replicando quel Bronson che l’ha lanciato a Hollywood. Se il suo corpo è muscoloso e granitico, attraverso gli occhi l’attore mostra tutta la fragilità di Tommy e più di qualcuno ha rivisto in Tom Hardy echi del Marlon Brando di Fronte del porto e Un tram che si chiama desiderio.

A completare il formidabile terzetto c’è il Paddy di Nick Nolte, un uomo malinconico e al crepuscolo che cerca con tutte le forze il perdono dei figli. Col volto cupo e intristito, l’attore riesce a esprimere tutto il senso di colpa, i rimorsi e l’impotenza che caratterizzano il suo personaggio. Perché se un tempo era il padre-padrone abusivo, violento ed autoritario, adesso sono Tommy e Brendon che non gli concedono niente. Pur non essendo su quel ring, i suoi figli lo colpiscono metaforicamente con quella verità scomoda che lui accetta, consapevole di meritarsi quel trattamento dato che è stato un pessimo genitore e un uomo ingiusto con la sua famiglia, che ha provocato la rottura tra i fratelli Colnon e lo ha portato a essere solo al mondo.

I tre si specchiano nell’altro in Warrior e ne emerge un doloroso riflesso che compone con delicatezza e raffinatezza i pezzi di una trama semplice, efficace ed emozionante.

Non si ha l’idea di un già visto e O’Connor, grazie anche a una sceneggiatura ottima, narra le storie parallele dei tre protagonisti in maniera fluida, adrenalinica ed essenziale, senza mai un momento di noia in ben due ore e venti di proiezione. Impossibile non lasciarsi coinvolgere dai match, dalla passione di un racconto dalle mille sfumature in cui emergono i problemi finanziari di una famiglia che vuole solo il bene per i suoi figli, gli effetti che la guerra ha sulle vite dei soldati e il riscatto di un uomo solo che prova a rimediare a un passato disastroso.

Il tutto, nel film su Amazon Prime Video, è scandito da un ritmo impeccabile, che alterna e tiene uniti magistralmente due universi cinematografici che spesso non combaciano: infatti, il dramma familiare ha bisogno di tempi dilatati e dialoghi lunghi ed introspettivi; invece, le pellicole sportive di più azione e meno parole. O’Connor riesce ad associare momenti di puro agonismo ad altri più intimistici, servendosi della ripetizione che, però, non risulta mai essere troppo ridondante. Ed è un grandissimo pregio per un’opera del genere. Del resto, la ritualità nello sport è vitale, ma in Warrior diviene umana, come se questi uomini fossero i personaggi di una tragedia greca in procinto di una catarsi.

Nel ring la camera si muove con impattanti primi piani, grazie ai quali riusciamo a immedesimarci in Tommy e Brendon, e ci sentiamo a loro più vicini, proprio perché possiamo vedere le loro emozioni da una distanza ridottissima. In questo senso, è come se vivessimo in prima persona il coinvolgente e straziante duello finale. La lotta conclusiva è reale, non abbiamo l’impressione di guardare un film quanto di assistere a un vero incontro di MMA. Ci schieriamo, facciamo il tifo, ci disperiamo o gioiamo assieme al nostro preferito, rimaniamo in silenzio quando il coinvolgimento diviene troppo alto o sentiamo le poche parole di Brendon al fratello, in un momento intimo e privilegiato a cui ci è concesso assistere.

È chiaro che, proprio per l’emotività che O’Connor dà a Warrior, è un film su Amazon Prime Video in cui il regista ha dato tutto sé stesso.

Nonostante l’uso di uno sport così violento come l’MMA per creare maggior contrasto, la carica emotiva esplode in tutta la sua potenza, soprattutto in quella gabbia in cui la camera si stringe sempre di più sui due contendenti man mano che il tempo passa. Lì dove Brendan salva Tommy picchiandolo a sangue. Ma è l’unico modo che permetta al fratellino di rinascere dalle sue ceneri, di salvarsi. La differenza tra i due, messi a confronto nell’ottagono, è ben evidente. Entrambi vulnerabili e insicuri dietro la loro corazza fatta di muscoli, Brendon è riuscito, nonostante il sentimento di inferiorità verso il personaggio di Tom Hardy, a costruirsi da solo la sua famiglia ed è libero, pronto per raggiungere la sua metà. D’altro canto Tommy, ancorato al passato, è un ragazzino animalesco e rabbioso chiuso nei suoi rancori, dominato dai suoi demoni e dal desiderio di vendetta, determinato a umiliare e a far sentire Brendan come si è sentito lui per una vita intera, ovvero solo e senza più una casa.

E davanti ai nostri occhi si realizza uno dei finali più commoventi di sempre, dove Brendan decide di sorreggere e accompagnare il personaggio di Tom Hardy una volta ancora, senza preoccuparsi della famiglia, del pubblico, dell’allenatore, della gloria e della ragione per cui ha partecipato a Sparta. Tra le grida e la confusione, si stringono in un abbraccio bellissimo, dimostrando che tutti abbiamo bisogno di qualcuno come Brendan nella nostra vita, che continua a volerci bene nonostante tutto, che ci spezzi per farci vivere ancora. Perché Warrior ci ricorda coraggiosamente che non c’è vittoria che non sia accompagnata dal fallimento e, talvolta, è necessario perdere per avere un’altra possibilità.

Il film della scorsa settimana: Blue Jasmine