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Il film della settimana: Snatch – Lo strappo

Tutti abbiamo vissuto quella spiacevole situazione raccontata brillantemente da Zerocalcare in Strappare lungo i bordi: chi non è mai stato ore a scorrere i film sulle piatteforme streaming e non trovare niente da vedere pur avendo a disposizione “tutto l’audiovisivo del mondo” e pensando “è possibile che son tutti film de m*rda”? Certo, la roba bella magari l’abbiamo già vista, altra siamo in ritardo e altra ancora la teniamo per il momento giusto – se arriverà. Vogliamo evitare, però, di finire nella fantascienza polacca del ‘900 in lingua originale, andare a letto frustrati con la nostra coscienza sottoforma di Armadillo che ci costringe a interrogarci su noi stessi dicendo: “Dai su, se su ottomila film non te ne va bene manco uno, forse sei te che non vai bene”. Proprio per questo nasce la seguente rubrica settimanale, in onda ogni lunedì e rivolta sia a chi la pellicola in questione non l’ha mai vista, sia a chi l’ha già visionata e vuole saperne di più: infatti, nella prima breve parte vi consigliamo un film; nella seconda invece ve lo recensiamo, analizziamo o ci concentreremo su un aspetto particolare. E questa settimana abbiamo scelto Snatch – Lo strappo.

PRIMA PARTE: Perché, dunque, vedere Snatch – Lo strappo? Ecco la risposta senza spoiler.

Disponibile su Amazon Prime Video e TimVision (a noleggio su Apple Tv+), Snatch – Lo strappo è ambientato a Londra ed è incentrato sulla ricerca di un diamante rubato dal trafficante di gioielli Frankie “Quattro Dita”. A volere la pietra preziosa è la mafia russa, che è disposta a tutto per accaparrarsela e soffiarla così ai ricchi imprenditori ebrei. Intanto, Turco e Tommy, due impresari di boxe clandestina di poco valore, prendono la decisione di organizzare dei match truccati assieme al vecchio boss di Londra, “Testarossa” Polford, che gestisce un impero proprio nel campo delle bische illegali e delle scommesse truccate. Inevitabilmente, sia per l’acquisto di una roulotte che per gli incontri in sé, le loro strade collideranno con quelle di un gruppo di zingari il cui capo è Mickey “lo Zingaro” O’Neil. E le cose non andranno mai lisce come l’olio, per nessuno.

A inizio millennio Guy Richie tira fuori dal cilindro questo gioiellino, pieno di memorabili personaggi che vengono seguiti in ugual misura, senza che nessuno di essi si erga a protagonista. Volutamente eccessivi, colorano il film con un’atmosfera violenta e sfrontata, ma dove persino la morte ha un suo lato ironico. Già, perché Richie trova il perfetto bilanciamento tra il gangster e la commedia, quella nera e intrisa di pulp. Ciò è possibile grazie a una sceneggiatura magistrale, che presenta dei dialoghi spassosi e geniali, e alla sublime abilità del regista di montare le scene in modo da far emergere uno stile tutto suo e, per questo, unico. Se le musiche sono fondamentali per personaggi e situazioni, c’è una trattazione intelligente degli stereotipi stranieri, in cui nessuno viene risparmiato. E, in un cast importante, emerge il Mickey di Brad Pitt, in una delle sue migliori prove in assoluto.

Un po’ Fight Club, un po’ Trainspotting, un po’ Pulp Fiction, Snatch è uno di quei film che devono essere assolutamente visti (su TimVision e Amazon Prime Video); così pieno di umorismo british pungente, personaggi indimenticabili, dialoghi eccelsi, regia impeccabile e musiche perfette che perderselo è un peccato. E, dopo averlo fatto, vi aspetta la nostra analisi dei punti di forza di una pellicola che è, a tutti gli effetti, un cult.

SECONDA PARTE: L’analisi (con spoiler) dei punti di forza di Snatch – Lo strappo

Snatch
Alcuni dei protagonisti del film su TimVision e Amazon Prime Video

Snatch – Lo strappo rientra senz’altro nella categoria dei film cult, sebbene ne sia uno dei più sottovalutati o, comunque, uno di quelli che non entrano nelle conversazioni così frequentemente come dovrebbero. Il che è un peccato, perché di rivoluzionari punti di forza ne ha molti. A cominciare dai personaggi. Sono tanti, dal taglio fumettistico pur ben delineati, ognuno con un soprannome che li descrive: ad esempio, Tony “Pallottola al dente” si chiama così perché è sopravvissuto a delle pallottole che ha forgiato in due denti d’oro; Boris “Lametta”, che gira con una mannaia e non muore mai, è “storto come la falce sovietica e duro come il martello che la incrocia”; Frankie “Quattro Dita” è questo ladro con il vizio del gioco e delle scommesse sbagliate; Turco, che è il narratore della vicenda, descrive lui e Tommy in questo modo:

Mi chiamo Turco. Buffo nome per un inglese lo so, i miei genitori erano su un aereo che è caduto, è cosi che si sono incontrati […] non sono molti ad avere preso il nome da un incidente aereo. Lui è Tommy, dice che gli hanno dato il nome di un fucile, ma io so che in realtà era il nome di una famoso ballerino classico del ’900…”

Se da un lato paiono richiamare i personaggi di Sergio Leone o quelli demenziali alla Bud Spencer e Terence Hill, dall’altra Guy Richie li utilizza per analizzare profondamente l’universo della criminalità britannica, da sempre vario e pittoresco; un melting pot pieno di indiani, russi, irlandesi, ebrei, giamaicani, italiani e via dicendo che fa emergere l’amore del regista per i ribelli, i perdenti e gli outsider della società civile. Infatti, la polizia è totalmente incapace, assente o fa più danni dei criminali stessi; ciò che conta è la legge del più furbo ed è questa la via per la libertà. Certo, importante per Richie è il ruolo primario della fortuna, tanto che il suo mondo è come fosse una grande partita a scacchi, dove il caso ci mette spesso lo zampino. Ecco che in Snatch avviene la decostruzione dell’epica del gangster e del sogno americano alla Padrino o Scarface, mostrando un realtà sleale, grottesca, caotica e piena di persone che cercano di essere quello che non sono. Fallendo miseramente.

Quello che questi poveracci, atteggiandosi e sopravvalutandosi, tentano di rubarsi a vicenda non è l’American Dream, ma un sogno truffaldino e ingannevole, simbolo di quella Terza Via beffarda attraverso la quale Tony Blair dette il colpo letale al socialismo in Inghilterra.

Tommy e Turco nel film su TimVision e Amazon Prime Video

Con una multiculturalità così variegata, cadere nello stereotipo banale sarebbe facilissimo. Invece, Richie usa l’ironia per creare delle caricature brillanti e per niente scontate. Basti pensare alla rapina ordita da Frankie “Quattro Dita”: alle maschere dei presidenti degli Stati Uniti alla Point Break sostituisce l’abbigliamento da ebrei ortodossi; il punto è che i malviventi entrano così tanto nella parte da iniziare a discutere di religione e dell’origine del cristianesimo. Ognuno dei personaggi di Snatch, poi, si serve di espressioni decisamente colorite per parlare del nemico. Ad esempio, il Turco dice che i russi possiedono tante palle quante pigne in testa, con la loro natura fredda e calcolatrice che collide con l’eccentricità dei rom, in grado di truffare gli altri grazie al loro dialetto incomprensibile. Allora, diviene un tormentone ironico quel:

«Tu hai capito una parola di quello che ha detto?»

Così Sal dice al collega Vinnie che nasconde il diamante nelle mutante: «Chi rapina due neri con le pistole in mano?»; una frase ironica che, però, riflette su come la società guarda gli uomini afrodiscendenti. Stessa cosa sugli ebrei, diffidenti e riservati che vogliono solo “un bravo dottore ebreo” per curarsi le ferite.

Un discorso a parte lo merita il Mickey di Brad Pitt.

Reduce da Fight Club, dimostra che non è solo il Bello di Hollywood per eccellenza. Brad Pitt si prende intelligentemente in giro (come farà successivamente in Burn After Reading dei fratelli Coen), ergendosi a personaggio di Snatch che resta più impresso nella mente degli spettatori. Soprattutto per quella sua parlata così iconica e strana, che realizzò studiando a fondo lo slang irlandese e pavee. Mickey è una testa calda, che non sopporta il sistema degli incontri di boxe truccati, tanto che non riesce ad andare k.o. al quarto round come gli era stato “consigliato”, in virtù della sua costituzione morale, fisica e del suo amore per la madre. Il fatto che poi cada in maniera plateale e al rallentatore, in una scena che ricorda quella del bagno in Trainspotting, è un diversivo. Perché il personaggio di Brad Pitt non si arrenderà mai e ciò procurerà innumerevoli guai. Ecco che emerge il tema della sfiducia. Sebbene tutti abbiano il loro compagno, hanno anche ragioni precise e comprensibili per non fidarsi di nessuno e per tradire tutti. Ed è ironico che sia proprio Mickey a insegnare loro una o due cose sulla lealtà, sulla morale e sulla fede.

Snatch
Brad Pitt nel film su TimVision e Amazon Prime Video

A sorreggere i personaggi c’è l’eccellente scrittura, che segue il ritmo frenetico della regia, ma che disorienta non fornendo al pubblico coordinate temporali. Ispirandosi ai fumetti, al noir anni ’70, agli spaghetti western e al poliziesco italiano, Richie enfatizza una narrazione dove importa solo il presente, non il passato né il futuro, non il prima né il dopo. Ciò non fa altro che rafforzare l’idea stessa del film, rovesciando i canoni tipici del crime e dell’heist movie, e, a enfatizzare questa percezione onirica e astratta del tempo, ci sono elementi quali il rallenty e le inquadrature fisse.

Parlando di regia, in Snatch è quasi assimilabile a quella di un videoclip. Molto avanguardistico nel suo stile registico, allo stesso tempo Richie recupera mode datate come lo split-screen, ovvero la divisione dello schermo in più inquadrature, molto in voga negli anni ’70. E ricorre spesso a espedienti quali il rallentatore e il fast-forward nei momenti cruciali. Fondamentale è la scena dell’inseguimento delle auto, in cui un banale lancio di un cartoccio del latte dal finestrino innesca una reazione a catena che, però, si comprende solo dopo aver visionato la scena tre volte, ognuna con la prospettiva di una macchina diversa. Posizionare la camere sul bagagliaio o sul sedile posteriore, poi, è anche un modo, insieme alle carrellate, per creare la sensazione di movimento e un senso di partecipazione, consentendo a tutti di unirsi alla ricerca in maniera immersiva e coinvolgente. Ed è un tipo di ripresa che non può che riferirsi a Quentin Tarantino, ricordando fin troppo da vicino l’apertura del portabagagli inquadrato dall’interno, evidente punto di riferimento per Snatch. Ma anche quell’ironia grottesca, (accentuata dal montaggio frenetico e dalle riprese in parallelo), quel modo di dirigere, quei personaggi sopra le righe richiamano Tarantino. E il lavoro della camera è fondamentale per mistificare gli abitanti dell’universo di Snatch, come il Mickey di Brad Pitt. I primi e primissimi piani, assieme al carrello, consentono di seguirli costantemente e ne accentuano le emozioni, come se allo spettatore fosse consesso di leggerne i pensieri e di osservarne la psiche. Succede nei rari flashback dell’opera, come quello su Frankie “Quattro Dita”, oppure ad esempio nel riprendere Boris che taglia il braccio di un altro in modo tale da accentuare il nostro disagio.

Allora, tutto questo origina una regia non basata sulla tensione o sulla suspense, ma sulle situazioni che si risolvono naturalmente e, come sono nate, in maniera altrettanto caotica finiscono. E allora, emergono tutte le caratteristiche di Richie nel film su TimVision e Amazon Prime Video, come il black humor, i personaggi al limite, gli espedienti di regia, i dialoghi pieni di slang, inflessioni e turpiloqui e il caos frenetico dell’azione. Conquistando così critica e pubblico con un gioiellino cult per cui, forse, quella parola può essere spesa. A voi la scelta.

Il film della scorsa settimana: Panic Room