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La Classifica dei migliori film A24 di sempre

Se parliamo di film A24, credo sia inevitabile che nella testa parta la selezione Spotify delle canzoni evocate dalle parole, e nella mia… “Autostrada deserta al confine del mare, sento il cuore più forte di questo motore”. La strada dei parchi tra Roma e Teramo, al confine del mare, ha travalicato due continenti e trova nella mente del newyorkese Daniel Katz motivo di non essere più solo un’autostrada italiana ma una piccola, grande casa di produzione indipendente americana. Dall’agosto del 2012 quando Daniel Katz, nell’autostrada deserta di macchine ma ricca di suggestioni cinematografiche, assieme a David Fenkel e John Hodges ha fondato la casa di produzione e distribuzione di film A24 sono passati anni e film prodotti e distribuiti (circa 150) senza dimenticare prodotti serial come Euphoria (con le sue citazioni).

Candidature a Oscar e altre importanti manifestazioni, premi e Oscar vinti sia dai film A24 che dagli interpreti. Non è il tocco di Mida a far sì che i film prodotti o scelti per la distribuzione abbiano successo, non è una magia, ma un’etica radicata, un continuo cercare e dare voce all’insofferenza, alla volontà di non omologarsi, al disadattamento sociale ma anche interiore, a tutto quello che non fa tendenza rendendolo di tendenza ma senza mercificazione. I film A24 per la loro peculiarità e legame totale con gli autori fanno fatica a stare in una classifica, nascono da chi ne è sempre stato fuori. Ci conforta la certezza che I limiti che le classifiche pongono non sono ostacoli per i film A24, si mettono sulla corsia di sinistra e li superano con facilità.

Freccia e via.

10 – First Cow (2020)

First Cow (745X360)

Kelly Reichardt dirige un film sul senso dell’amicizia tra due uomini che si incontrano ai lati della vita, senza futuro né presente nella loro solitudine e povertà, scoprono la forza dello stare insieme, unire le proprie capacità e condividere i rischi. La mucca nel titolo è la fonte dei loro furti notturni per ottenere il latte necessario a cucinare dei biscotti da vendere per sopravvivere. Il ricco fattore padrone della mucca (Toby Jones), scopre prima la sua Madeleine nei biscotti che gli ricordano la sua Londra e che acquista da Otis (John Magaro) e King-Lu (Orion Lee), poi scoprirà che la fonte di quel sapore ce l’aveva in casa. Due outsider anche tra loro perché agli opposti ma che restano insieme fino alla fine perché l’amicizia è fatta di quel tocco di latte nei biscotti che rende tutto più dolce.

9 – Aftersun (2022)

Aftersun (719×415)

Padre e figlia. Su questa relazione si possono raccontare infinite storie con milioni di sfumature diverse ma forse uguali nella sostanza. Padre separato nei suoi trent’anni con figlia undicenne con la quale passare le vacanze estive. I pixel sgranati e frammentati dei filmati della videocamera ben rappresentano il caos della mente di Calum (Paul Mescal) il padre che dedica alla figlia Sophie (Frankie Corio) la sua ultima parte migliore, recuperandola dalla famelicità della sua depressione. L’ultima Polaroid stenta a mettere a fuoco la loro immagine, i video traballanti risentono degli anni trascorsi. Cosa resta di un padre oltre questo? Un ballo sulle note della didascalica Under Pressure, un abbraccio. Una danza insieme che si contrappone alla musica e ballo ipnotico del rave che Calum ha nella sua mente, che non ammette ospiti e che lo allontanerà per sempre da Sophie. I ricordi leniranno la pelle calda del sole. Charlotte Wells, la regista, da tenere d’occhio

8 – The Florida Project (2017)

The Florida Project (763×341)

Anche in Italia lo Stato della Florida è conosciuto come culla dl World Disney World e come rifugio assolato per i pensionati americani. I Motel nella zona a ridosso del mondo immaginario Walt DIsney e degli americani hanno colori pastello e nomi evocativi come Magic Castle ma dopo l’ultima crisi economica non ospitano più i turisti in visita ma accolgono famiglie povere e disadattate. Il film A24 descrive con la delicatezza e la forza necessarie i due mondi paralleli. Il degrado degli adulti e l’allegria dei bambini ai quali a volte può bastare una corsa senza freni nei lunghi corridoi del Motel. I bambini sono il vero Disney World innestato sulla realtà di un’economia che stritola i più deboli. L’infanzia ha sempre più vita breve. La piccola Moonee (Brooklyn Prince) di 6 anni che si era appena trasferita nel Magic Castle con la madre Halley (Bria Vinaite) vive la sua ultima sacca di spensieratezza con la sua migliore amica Jancey e Scotty. Il direttore del Motel (William Dafoe) fa loro da sponda ed è un osservatore silenzioso dei due mondi paralleli. Gli espedienti e l’arrendersi alla prostituzione di Halle, interromperanno l’infanzia di Moonee che sta per essere prelevata dai servizi sociali, Come in First Cow l’amicizia non tradisce. Moonee e Jancey faranno l’ultima corsa forsennata dal Motel Magic Castle che ha tradito il tuo nome, verso il castello magico di Disney World per cercare rifugio nel mondo parallelo.

7 – The Farewell (2019)

The Farewell (766×491)

La regista Lulu Wang al suo secondo lungometraggio ci regala un film A24 dramedy che ti fa piangere nelle ultime sequenze per poi farti sorridere nell’ultimo fotogramma. Il disagio della protagonista Billi (Awkwafina) è culturale, la dualità tra la sua origine cinese e la formazione, istruzione americana nella quale è cresciuta. Alla nonna (Zhao Shuzhen) che come tutte le nonne perde il proprio nome di battesimo (la conosceremo sempre e solo come Nai Nai, nonna in cinese) è diagnosticato un cancro all’ultimo stadio. Questa notizia genera Il grande scontro tra le due culture. Per la madre di Billi, in Cina quando ti ammali di cancro si muore ma non è il cancro ad ucciderti, è la paura. Per Billi è ovvio il contrario .L’occasione che offre il film è di conoscere la cultura cinese tradizionale, della quale le persone anziane come Nai Nai sono un baluardo, vissuta in una Cina grigia e piovosa, con schiere di palazzi di cemento uguali tra loro soprattutto nello squallore. Billi capisce che non dire la verità è una forma di amore estremo per farsi carico della malattia e che potrebbe funzionare.

6 – Past Lives (2023)

Past Lives (774×434)

Sliding Doors in forma di K-Drama con una forte vena romantica. Le sliding doors in Corea sono espresse nel termine In-Yun, semplificato fato, provvidenza. Il significato è più profondo. Se due persone camminano per strada ed i loro vestiti accidentalmente si toccano, significa che tra di loro ci sono ottomila strati di In-Yun tra di loro. Le nostre vite non riescono a contenere ottomila strati, neanche quelle di Nora (Greta Lee) e di Hae-Sung (Teo Yoo). Si conoscono dodicenni, si innamorano col pudore e nei modi che solo a quell’età possono accadere. Gli ottomila strati diventano due grandi blocchi di 12 anni ciascuno. La famiglia di Nora si è trasferita in America poco dopo che le divise scolastiche di Nora e Hae-Sung si sfiorassero. Le vite passate, possibili, tra gli strati del fato sono occhi che si incontrano e sanno che non ci sono più lembi da sollevare. Alla domanda “e se” non c’è risposta.

5 – Minari (2021)

Minari (768×448)

Ancora Corea e America che si intrecciano in un film A24. Come dei veri americani pronti a cambiare stato se c’è un’opportunità, Jacob (Steven Yeun) e Monica (Han Ye-Ri) una giovane coppia di coreani si trasferiscono dalla California allo stato dell’Arkansas per iniziare una coltivazione di verdure da poter rivendere alle migliaia di immigrati come loro. Non è un film su gli scontri culturali e sociali ma sui rapporti familiari, le dinamiche che si creano quando le avversità si sommano e gli obiettivi divergono. L’elemento “estraneo”, la nonna (Yoon Yeo-Jeong) chiamata dalla Corea per dare una mano alla figlia coi bambini mentre il marito è impegnato a combattere con la terra che si rivela ostile e senza acqua sarà il peso che farà emergere completamente i dissidi e darà origine alla catarsi. La pianta di Minari, il crescione coreano che la nonna ha piantato vicino all’unica fonte d’acqua disponibile, crescerà rigoglioso. Dai dissidi si può rinascere.

4 – Moonlight (2016)

Moonlight (773×514)

Essere afro americano ed essere gay in America significa subire tutta l’atavica prassi del razzismo sommata alle angherie all’interno della propria comunità. Il piccolo Chiron si trova a combattere con una madre che accudisce solamente il crack dal quale è dipendente mentre disattende totalmente il figlio. Proprio uno spacciatore, Juan (Mahershala Ali) si prenderà cura di lui con amore sincero. Chiron dovrà diventare adulto e ritrovare l’amico con il quale ha condiviso la sua prima esperienza omosessuale per accettarsi completamente. Prima storia LGBT con protagonista afro americano. La regia di Barry Jenkins ha un’estrema cura nel racconto e delicatezza nel tratteggiare le tre fasi di vita di Chiron senza mai essere accondiscendente ma semplicemente sensibile e cosciente di quanto questo film potesse essere importante.

3 – Marcel The Shell With Shoes On (2021)

Marcel The Shell With Shoes On (779×472)

Commistione tra stop-motion, riprese dal vero e animazione. Con questa produzione i film A24 aggiungono anche la categoria sperimentale. Un piccolo mollusco con un occhio solo ma fornito di scarpe si trova a colloquiare con una regista (che è in realtà il vero regista del film, Dean Fleischer Camp) che alloggia in questa grande casa diventata da poco Airbnb.La coppia che ci viveva si è separata e ha provocato inconsapevolmente la separazione della famiglia di Marcel. Lui è rimasto nella casa con la sola compagnia della nonna mentre il resto della famiglia si è trovato nelle valigie della coppia. Tecnica sperimentale e teatro dell’assurdo combinati eppure il film funziona e ti aggancia anche con le considerazioni filosofiche che Marcel con le sue scarpe regala nel corso della storia,

2 – Eight Grade (2018)

Eight Grade (758X453)

Eight Grade, il passaggio chiave per tutti gli adolescenti, dalle medie/middle school al liceo/high school che si voglia. Il debutto vincente alla regia di Bo Burnham è una webcam introspettiva su Kayla, prototipo tredicenne della generazione Z, senza amici reali e in spasmodica ricerca di consensi viruali. Più facile postare un video e mistificarsi come esperta di consigli di vita piuttosto che fermarsi nei corridoi della scuola e parlare con qualcuno come lei. Kayla sceglie di essere qualcun altro. I suoi Vlog, il messaggio alla Kayla del futuro conservato nella capsula del tempo, il suo “siate voi stessi” ribadito all’inesistente platea di follower, sono i sintomi della profonda necessità di trovare un faro guida che nè il mondo adulto nè il padre amorevole possono darle. Il suo bisogno non è solo frutto della mancanza della figura materna ma qualcosa generato dal suo stesso mondo. Elsie Fisher è una perfetta Kayla, in un gioco di rimandi vorresti seguire veramente il suo vlog, abbracciarla e dirle che andrà tutto bene.

1 – Lady Bird (2017)

Lady Bird (774×435)

Il podio è di un altro debutto, in questo caso come prima regia da sola, di Greta Gerwig che in pochi anni ha saputo confermare il suo talento totale nella scrittura delle sceneggiature e nella realizzazione filmica. Lady Bird rivoluziona il mondo dei teen movie e sposta più in là i classici conflitti adolescenziali. Non tutto e non solo legato alle prime esperienze sessuali, gli innamoramenti, la difficoltà di essere. Christine (Saoirse Ronan) la sua difficoltà di essere la esplicita creandosi un Alias, Lady Bird. Il rifiuto di comprendere o trovare un punto d’incontro con la famiglia, che di fatto è la madre Marion (Laurie Metcalf) in quanto il padre è chiuso nella sua depressione, è totale. Il rapporto madre-figlia diventa quindi famiglia-figlia e Lady Bird fa sconti solamente a se stessa calpestando anche il rapporto con la sua migliore amica Julie. Tutto raccontato anche con molta ironia e comicità, per certi versi, che comunque non intacca mai la profondità dell’argomento. Un’educazione sentimentale che porta la ribelle a tutti i costi a riallineare le giuste priorità e recuperare le cose che contano, come l’amicizia con Julie in primissima battuta e la sua identità nel finale.