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L’Ultima Regina – La Recensione di un film che si presentava come audace

i protagonisti de L'Ultima regina
Better Call Saul

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Dopo una lunga attesa e un trailer che prometteva fuoco e fiamme, L’ultima regina è finalmente approdato nelle sale italiane il 29 maggio 2025. Il film, diretto da Karim Aïnouz, ci porta nella tumultuosa corte di Enrico VIII, focalizzandosi sulla figura di Caterina Parr, interpretata da Alicia Vikander, affiancata da un Jude Law nei panni del re inglese. Le aspettative erano alte, soprattutto per chi sperava in una narrazione storica audace e ricca di colpi di scena. Tuttavia, nonostante le premesse, il risultato finale sembra non aver centrato completamente l’obiettivo.

Quello che doveva essere un racconto potente, sensuale, drammatico e visivamente coinvolgente si è trasformato nell’ennesimo film storico che non lascia il segno. Mi correggo: l’unico vero merito va al cast, con attori che si sono rimboccati le maniche e hanno fatto il possibile – e anche l’impossibile – per tenere in piedi un’opera che, narrativamente parlando, si perde per strada già nei primi quaranta minuti. Quello che delude di più è proprio la mancanza di coraggio: niente colpi di scena, niente sottotrame degne di questo nome, e un ritmo che, soprattutto nella prima parte, rischia seriamente di farti appisolare (qui puoi trovare una serie avvincente con Jude Law).

Una trama piatta, senza mordente

Il film storico del 2025 con Jude Law
Fonte (askanews)

La trama è probabilmente l’aspetto più deludente di L’ultima regina. Ti aspetti un crescendo di tensione, giochi di potere, intrighi sotterranei, e invece ti ritrovi a seguire una storia lineare, prevedibile, senza veri picchi emotivi. La figura di Caterina Parr avrebbe avuto tutte le carte in regola per reggere un dramma psicologico e politico ad alta intensità, ma qui viene trattata in modo quasi scolastico, come se la paura di inventare o esagerare avesse bloccato qualsiasi slancio creativo. Nella prima metà del film succede poco o nulla. Le relazioni tra i personaggi sono accennate, ma mai davvero sviluppate. I dialoghi, spesso, sembrano riempitivi, e alcune scene durano troppo senza dire davvero qualcosa di importante.

Quando finalmente la trama prova a prendere una direzione, è troppo tardi: l’attenzione dello spettatore è già calata, e il coinvolgimento emotivo è svanito da un pezzo. Anche i conflitti interni dei personaggi vengono appena sfiorati. Si parla di fede, potere, sopravvivenza… ma tutto resta lì, appoggiato sulla superficie. Non c’è mai quella discesa nelle contraddizioni umane che rende un film memorabile. Non c’è mai un vero rischio. Il risultato è una storia che non spinge mai sull’acceleratore, che non sorprende e che, soprattutto, non lascia nulla dopo i titoli di coda. È un’occasione sprecata, e fa ancora più rabbia perché si vede che le basi per fare molto meglio c’erano tutte.

L’ultima Regina e la sua estetica impeccabile, ma poco sostanza

Una scena dal film L'Ultima Regina con Jude Law

Dal punto di vista visivo, il film è ineccepibile. Ogni inquadratura è curata, le luci studiate nei minimi dettagli, i costumi sontuosi e coerenti con l’epoca. Il lavoro dietro le scenografie e la fotografia è evidente, e l’occhio viene sempre appagato da ambientazioni che sembrano uscite da un dipinto. Le atmosfere cupe, gli interni austeri, i giochi di ombre: tutto concorre a creare un senso di oppressione elegante, che riflette bene la corte di Enrico VIII. Tuttavia, si ha la sensazione che il film si accontenti di sembrare storico, senza mai affondare davvero nel cuore delle emozioni e dei conflitti che racconta. È come sfogliare una rivista patinata: tutto bellissimo, ma alla fine non ti lascia nulla.

E poi manca il contrasto. L’uso continuo di toni scuri e luci soffuse rende l’atmosfera ripetitiva, piatta, quasi monotona. Non ci sono momenti visivi che spiccano davvero o che restano impressi. L’estetica diventa una gabbia dorata: splendida, sì, ma pur sempre una gabbia. In un film come questo, che ha l’ambizione di raccontare potere, controllo e resistenza, serviva qualcosa di più: un linguaggio visivo che non si limitasse a illustrare, ma che sapesse anche provocare, disturbare, emozionare. E invece no. Tutto resta lì, bello ma distante.

Dov’è finito il fuoco?

L'Ultima Regina con Alicia Vikander

Il titolo originale del film è Firebrand, che potremmo tradurre come “incendiaria”, “ribelle”, “scintilla rivoluzionaria”. Eppure, di fuoco qui ce n’è davvero poco. Caterina Parr, storicamente donna colta, indipendente, vicina alle idee riformiste e progressiste, viene sì raccontata come una figura forte, ma mai davvero esplosiva. Non c’è un momento in cui la sua forza scuota davvero la narrazione o metta in discussione l’ordine delle cose. Non si arriva mai a pensare: “Ecco, adesso succede qualcosa di grosso”. Perché quel momento non arriva mai (qui trovi 10 film e Serie Tv period drama idolatrati dagli esperti di storia).

È un peccato, perché proprio il personaggio principale meritava un trattamento più coraggioso. Invece il film si limita a mostrarcela come una donna saggia e prudente, sempre un passo indietro rispetto all’azione. Anche quando si parla di pericolo, di minacce, di complotti, tutto viene risolto con uno sguardo, una camminata lenta, una frase sussurrata. Manca quella scintilla emotiva, quel momento in cui lo spettatore si sente coinvolto a tal punto da dimenticare di essere al cinema. Manca la rabbia, la paura, il brivido. E senza emozione, senza rischio, senza un punto di rottura, il film resta solo un bell’esercizio di stile. Niente più.

Gli attori de L’Ultima Regina: la vera forza del film

Se c’è una cosa che funziona in L’ultima regina, quella sono gli attori. Alicia Vikander è assolutamente magnetica: interpreta Caterina Parr con una grazia e una fermezza che tengono insieme l’intero film. Anche quando la sceneggiatura sembra dimenticarsi di darle qualcosa di interessante da fare, lei riesce comunque a riempire la scena con uno sguardo, un gesto, una pausa. È una regina che sa tenere la testa alta anche quando il copione le rema contro. Jude Law, nei panni di Enrico VIII, è forse uno dei pochi elementi che danno davvero carattere alla pellicola. Il suo re è viscido, lunatico, minaccioso ma anche umano, e il modo in cui alterna momenti di furia a istanti di fragilità fa davvero la differenza. Insomma è quasi irriconoscibile.

Quando lui e la Vikander condividono lo schermo, succede qualcosa: la tensione cresce, il film prende vita, e per qualche minuto dimentichi i suoi difetti. Anche i personaggi secondari fanno la loro parte, con interpretazioni solide che tengono a galla le sequenze più piatte. Ma è evidente che, senza questo cast, il film avrebbe fatto molta più fatica a reggere. L’impressione è che attori così bravi siano stati usati per tappare buchi di una sceneggiatura che non osa, non costruisce, non approfondisce (ecco anche 10 film che sono storicamente imprecisi (ma sono belli lo stesso).

Promosso o bocciato?

Il film storico L'Ultima Regina

L’ultima regina è un film che parte con grandi aspettative e finisce col non lasciare traccia. È elegante, ben recitato, visivamente affascinante. Ma manca di quella cosa essenziale che rende un film davvero indimenticabile: l’anima. Sembra quasi che gli autori abbiano avuto paura di osare. E così, invece di raccontarci una storia viva, intensa e rivoluzionaria, hanno scelto la strada della compostezza, dell’equilibrio, della misura. Il risultato? Un’opera che si guarda volentieri, ma che si dimentica in fretta.

Rimane il grande lavoro degli attori, in particolare Vikander e Law, che salvano quello che possono e donano al film un briciolo di profondità emotiva. Ma da soli non possono fare miracoli. Per chi ama i drammi storici, L’ultima regina potrà comunque risultare interessante. Ma se cercate passione, tensione, colpi di scena e personaggi che vi restano dentro, beh… qui rischiate di rimanere a mani vuote. Peccato, davvero (noi vi lasciamo con 7 geniali film di genere storico che raccontano una realtà alternativa).