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La spiegazione del finale di Interstellar

Christopher Nolan ride di fronte a trame semplici e lineari e, probabilmente, nel suo intimo, prova un sadico piacere nel vedere gli spettatori dei suoi cervellotici film brancolare nel buio nel tentativo di capire perfettamente le sue intricate trame. D’altra parte, solo una mente “malata” potrebbe aver partorito intrecci complessi come quelli di Inception, Tenet e Interstellar. Scherzi a parte, però, se oggi il pubblico conosce così bene e apprezza così tanto il nome di Christopher Nolan è proprio per la sua inconfondibile tinta registica e per la sua scelta di raccontarci storie complesse e intrecciate, che giocano con la concezione di realtà e di spazio-tempo spingendoci a far lavorare le nostre celluline grigie.

Oggi, in particolare, vogliamo concentrarci su quello che è considerato un vero e proprio cult che ha rivoluzionato i canoni della fantascienza filmica e seriale, immenso sia dal punto di vista visivo che narrativo, ossia Interstellar. La pellicola in questione, che vede come grande protagonista il personaggio di Matthew McConaughey, si concentra sul tentativo da parte di un gruppo di astronauti di trovare una nuova dimora per l’Umanità tramite un complesso viaggio nel wormhole, dal momento che la Terra è divenuta ormai un luogo inabitabile. Una piaga ha infatti colpito le sue colture, che stanno via via scomparendo, e l’ossigeno inizia a scarseggiare. Alla sceneggiatura, a fianco del regista Christopher Nolan, troviamo suo fratello Jonathan che, oltre ad aver lavorato insieme a lui ad altri progetti filmici come la trilogia di Batman, è noto per essere una delle grandi menti dietro a Westworld .

Interstellar
Interstellar (640×360)

I due Nolan con Interstellar hanno davvero potuti sbizzarrirsi, creando un intreccio complesso che tuttavia riuscisse a reggere in quanto a credibilità: nella realizzazione del progetto sono infatti stati coinvolti numerosi esperti del settore, tra fisici teorici (come il famoso Kip Thorne), astronomi e astronauti, che hanno confermato la veridicità di moltissimi aspetti trattati dal film.

Ma al di là di questo, come termina Interstellar? E soprattutto, qual è la spiegazione del suo finale? Nostro scopo non è infatti quello di riassumere le tantissime svolte di trama della storia di Interstellar, quanto invece di spiegarne la filosofia alla base, i colpi di scena e le svolte conclusive nel modo più semplice possibile.

Lo abbiamo già detto, scopo dei protagonisti del film è quello di trovare un nuovo pianeta abitabile attraverso il passaggio in un buco nero: quest’ultimo è stato creato da quelli che vengono definiti come “loro”, esseri che sono riusciti a evolversi oltre le tre dimensioni che noi ora conosciamo. Sarà proprio questa postera civiltà a creare il metodo di viaggio e il tesseratto, chiavi che consentiranno a Cooper (Matthew McConaughey) di comunicare con la figlia Murph (Jessica Chastain) e di salvare così l’Umanità.

Murph (640×360)

Nel finale del film di Christopher Nolan, Cooper, dopo aver perso i propri compagni nel visitare i precedenti pianeti, e dopo avere perduto numerosi anni durante le sue manovre a causa del diverso scorrere dello spazio-tempo vicino al buco nero, riesce a comunicare alla figlia i dati quantistici utili a permettere lo spostamento degli abitanti della Terra nella nuova colonia spaziale grazie ad adatte navicelle. Ciò risulta possibile per il fatto che, dopo essere stato risucchiato dal buco nero per permettere a Amelia Brand di arrivare sul pianeta di Edmunds tramite una manovra detta “fionda gravitazionale“, l’astronauta si ritrova nel tesseratto, un ipercubo quadridimensionale, ossia una sorta di altra dimensione creata dai misteriosi “loro”. Trattasi di un non-luogo che corrisponde alla stanza di Murph, una libreria moltiplicata per ognuno degli apparentemente infiniti istanti da lei vissuti.

Un “mondo” in cui tempo, spazio, futuro, presente e passato, sono una cosa sola. Proprio interagendo con il tesseratto grazie alla gravità, e grazie a questa “fusione temporale”, il protagonista riesce a inviare tramite il codice Morse i dati necessari a Murph per aggiustare la sua equazione, rivelandosi essere il “fantasma” con cui la donna interagiva da ragazzina. Questo è possibile solo grazie all’utilizzo del codice tramite i movimenti della lancetta dei secondi dell’orologio che l’uomo aveva donato alla figlia prima di partire.

Uno per te, uno per me. Quando starò lassù nell’ipersonno o viaggiando quasi alla velocità della luce o vicino a un buco nero il tempo cambierà per me e andrà molto più lento. Quindi quando tornerò, Murphy, li confronteremo. Chi può dirlo? Magari quando sarò tornato io e te avremo la stessa età.

Matthew McConaughey (640×360)

A essere stata prescelta dagli esseri superiori era dunque stata sempre Murph, e non Cooper, che aveva avuto solo il compito di fungere da ponte con lei, attraverso il suo amore di padre e tramite la gravità, in grado di trasmettersi attraverso lo spazio-tempo. Pensate però che inizialmente il finale di Interstellar doveva essere ben diverso: in principio, infatti, Jonathan Nolan aveva pianificato il fallimento della missione del personaggio di Matthew McConaughey, che non sarebbe riuscito ad attraversare il wormhole, decretando così la fine dell’Umanità. Sarebbe stato Christopher Nolan a ricercare, invece, il finale positivo e incentrato sulla forza dell’amore che è stato per questo da molti criticato.

Forse l’amore è un artefatto di un’altra dimensione che non possiamo percepire consciamente… È l’unica cosa che possiamo percepire che trascende le dimensioni di tempo e spazio. Forse di questo dovremmo fidarci anche se non riusciamo a capirlo ancora, anche se non riusciamo a capirlo ancora”.

Amelia Brand
Interstellar
Amelia Brand (640×360)

Grazie all’equazione di Murph, dunque, l’umanità potrà procedere con il trasferimento dalla Terra. A questo punto, una volta tratto in salvo dai ranger nelle vicinanze di una stazione spaziale nei pressi del pianeta Saturno, Cooper riesce a riabbracciare sua figlia, che però nel frattempo è morente e invecchiata, mentre lui è rimasto lo stesso nonostante dovrebbe dimostrare 124 anni. Ciò è possibile da un punto di vista scientifico in virtù della teoria della relatività: d’altronde, sulla Terra sono passati circa 76 anni! Ma non finisce qui: l’ultima scena del film vede il personaggio della dottoressa Brand sul pianeta di Edmunds (il terzo pianeta tra i possibili candidati) dove si occuperà di far sviluppare e crescere gli embrioni umani che, secondo il piano B, sarebbero dovuti servire per ripopolare da zero un pianeta, nel caso in cui il piano A avesse fallito. Cooper decide di lasciare la stazione spaziale e di raggiungerla.

Se dal punto di vista scientifico Interstellar, per quanto complicato da capire, viene interamente spiegato, a suscitare ancora oggi qualche dubbio resta solo l’identità di questi cosiddetti “loro” che di fatto rendono possibile una comunicazione tra il personaggio di Matthew McConaughey e sua figlia Anche se il film dà una risposta circa questo quesito, c’è ancora chi pensa al coinvolgimento di una qualche civiltà aliena. C’è anche chi considera la forza dell’amore, una fantomatica quinta dimensione capace di superare i limiti dello spazio-tempo, come la presenza di un dio benevolo e pietoso.

Murph (640×360)

Tuttavia, analizzando meglio le battute del film, possiamo capire che gli artefici del tesseratto non siano altro che i discendenti dell’Umanità, i quali, tramite un cosiddetto paradosso ontologico (detto anche paradosso della predestinazione) riescono a trovare la stessa soluzione che poi li salverà. D’altronde non è la prima volta che assistiamo a un simile paradosso al cinema, come già visto in Terminator, e X-Men: Giorni di un futuro passato e dal punto di vista televisivo in Lost (e più recentemente in Dark).

Speriamo che abbiate trovato utile questa nostra spiegazione del finale di Interstellar!