Attenzione: evita la lettura se non vuoi imbatterti in spoiler de Il club dei delitti del giovedì
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Quando si legge il nome di Steven Spielberg nella lista dei produttori di un film, di solito si parla di una garanzia. E Il club dei delitti del giovedì non fa eccezione. Disponibile dal 28 agosto 2025 su Netflix, il film tratto dall’omonimo romanzo di Richard Osman non solo promette grandi cose ma risponde perfettamente alle aspettative. La regia è di Chris Columbus, subentrato a un primissimo progetto proprio di Spielberg, e il cast è stellare, composto principalmente da Helen Mirren, Ben Kingsley, Pierce Brosnan e Celia Imrie. Senza, però, dimenticare David Tennant, Naomi Ackie e Tom Ellis.
Insomma, un film con tutte le carte in regola per avere successo ma soprattutto per convincere il pubblico vastissimo di Netflix.
Oltretutto sappiamo che la piattaforma, soprattutto negli ultimi anni, si è affidata molto a progetti crime, film e serie tv. Cavalcando chiaramente un filone in ascesa tra gli spettatori (e non è l’unica piattaforma a farlo). Il club dei delitti del giovedì, in questo senso, è una ventata di aria fresca che rincuora gli amanti del genere ma anche chi si approccia per la prima volta a tematiche simili (qualche titolo per approcciare al genere).
Elizabeth (Mirren), Ron (Brosnan), Ibrahim (Kingsley) e Joyce (Imrie) sono quattro pensionati che alloggiano nella residenza per anziani Cooper’s Chase. Ognuno col suo passato professionale alle spalle, l’insolito gruppo crea un club interessato a risolvere casi rimasti irrisolti nella storia (portati alla loro conoscenza da una poliziotta, vecchio membro dello stesso club). Quattro persone brillanti, con l’ambizione di tenersi occupate e di sfatare quanti più miti possibili sulla vecchiaia. Quando Cooper’s Chase è in pericolo, e quindi anche le loro stesse case e le lore stesse vite, i quattro si adoperano per salvare la residenza. Ma tutto questo comporterà un omicidio, questa volta vero e proprio, consumato sotto i loro stessi occhi.

Il fervore e la passione dei quattro per le storie crime diventerà un ottimo aiuto per la polizia locale che, sulla scia de La signora in giallo, si affida ai pensionati con qualche reticenza ma anche con curiosità.
Ruolo chiave, in questo senso, l’avrà la poliziotta Donna, che cerca di ritrovare la passione per il suo lavoro e per ciò che comporta. Il club dei delitti del giovedì si destreggia molto bene tra una sottilissima ironia e una forte componente crime, senza mai scordare il tema principale: l’emancipazione senile.
Elizabeth e i suoi compagni dimostrano in maniera evidente di voler sradicare qualsiasi pregiudizio e stereotipo che solitamente si crea attorno alla vecchiaia. La stessa Elizabeth, che è stata una spia del MI6 ( i servizi segreti dei Regno Unito) spicca tra tutti per un’intelligenza e un’astuzia che le permetteranno di risolvere la maggior parte degli enigmi che il club troverà sulla sua via. Ma ognuno di loro ha l’opportunità di mettere in scena le proprie abilità intellettive e anche fisiche. A smontare quel castello di carte che spesso si crea sul tema dell’anzianità, per cui le persone sono viste come accantonabili.
Con una leggerezza mai fuori posto, Il club dei delitti del giovedì fa tutto questo in maniera egregia, complice sicuramente una recitazione fuori dal comune.
Oltretutto, il tema della vecchiaia si inserisce perfettamente (in maniera quasi silenziosa) nella trama crime vera e propria. Andando persino a mostrare uno scontro poco palese ma molto riconoscibile tra il vecchio e il nuovo. In tantissimi sensi. Primo fra tutti in senso anagrafico, come è ovvio. Quindi ci sono i quattro pensionati che spesso e volentieri risultano essere molto più svegli e previdenti della giovane poliziotta o del giovane detective. Ma anche in senso figurato, quando la tenuta Cooper’s Chase è a rischio demolizione.

Un contrasto che si nota poco, che non ha bisogno di essere troppo evidente, ma che arriva piuttosto prepotentemente quando ci si ragiona meglio sopra. Il club dei delitti del giovedì sembra quasi una rivincita dell’anzianità, ma senza nessuna cattiveria. Anzi, con una gentilezza tale da lasciare quasi sorpresi. Con un piglio molto materno, che sembra aver voglia di impartire una lezione benevola e non farsi largo a gomitate. E la lezione che vuole impartire non è nemmeno così difficile, in fin dei conti. Si tratta di rispetto, di umanità, di empatia. Ma soprattutto si tratta di affetto.
Ne Il club dei delitti del giovedì sono descritte benissimo le storie d’amore tra coniugi (di terza età e non), ma è descritta altrettanto bene l’importanza dell’amicizia e ancora di più l’importanza dell’amicizia nella terza età.
Nell’età in cui si ha una vita intera alle spalle, un’età segnata dalle esperienze e dagli affetti. Tutto questo converge nella conoscenza reciproca e diventa un silenziosissimo affetto che si dimostra più con i fatti che con le parole (se vi interessa il tema vi consigliamo una serie affine). In questo senso, l’evento finale ne è davvero un ottimo esempio. Perché in Il club dei delitti del giovedì c’è ovviamente anche un fortissimo climax emotivo, come ogni crime che si rispetti.
Una produzione travagliata, che ha visto gli albori con Steven Spielberg che acquistò i diritti nel 2020 e che ha cambiato più di un nome alla regia, passando per lo sciopero degli sceneggiatori di Hollywood del 2023. Ma che alla fine ha visto trionfare Chris Columbus, già collaboratore di Spielberg, che nel 2024 prende le redini della storia scritta da Richard Osman e la trasforma in un piacevolissimo crime, in una dolcissima commedia, in un film sorprendente da punti di vista diversi. Il club dei delitti del giovedì è un giallo a tutti gli effetti, ne segue la narrazione, gli schemi e le regole di suspence. Tra l’altro, con pochi ma apprezzabilissimi momenti tensivi sull’orlo dell’horror (pensiamo alle scene del cimitero).
Un’ottima commistione di stili, insomma, ma con regole ben precise che fanno sì che non ci si perda mai. Che la trama non diventi mai più importante di chi la porta avanti e che gli intrighi non confondano in alcun modo l’attenzione di chi sta guardando.
Una stesura narrativa che denota qualità, un po’ come il nome di chi la firma in produzione, appunto Steven Spielberg. C’è anche da dire che lo stesso Chris Columbus ha poco da fare con un cast del genere, che porta avanti anche le sfide più grandi senza battere ciglio.

Insomma, una scommessa vinta. Il club dei delitti del giovedì è divertente e godibile, è arguto e appassionante. È un crime che non si prende troppo sul serio e che ha qualcosa da dire anche su temi più grandi. Un film che sa prendere un pubblico ampio e molto variegato e, infatti, è perfetto per Netflix (che di crime ne ha precchi nel catalogo). Il club dei delitti del giovedì, se vogliamo, è anche un film che cavalca l’onda di popolarità del genere ma che sa prendersi il suo spazio in questo mare magnum. E che sa anche differenziarsi da tanti prodotti che possono sembrare simili ma che forse non hanno la stessa solidità strutturale. Fare un film sul romanzo Il club dei delitti del giovedì, con questo cast e con questa produzione, poteva sembrare una giocata semplice. Una scommessa già vinta.
Ma il bello de Il club dei delitti del giovedì è proprio la sua mancanza di prevedibilità, la messa in gioco di un piccolissimo franchise, se così si può chiamare, in un mondo già pieno di crime.
La scommessa che vince Il club dei delitti del giovedì è quella col il pubblico, riuscendo a interessare fette diverse di una platea già molto divisa e soprattutto fin troppo allenata. Il club dei delitti del giovedì si fa spazio anche dove di spazio non ce n’è quasi più.






