Di recente sono stata al cinema a vedere Megalopolis di Francis Ford Coppola (qui potete leggere la nostra recensione). Sono entrata in sala non sapendo quasi nulla di questa pellicola, in modo da non farmi influenzare troppo dalle opinioni e dai giudizi esterni. E mai scelta fu più azzeccata. Infatti, quando ho visto comparire sullo schermo il volto di Dustin Hoffman, la sorpresa si è mescolata all’emozione. Ho pensato immediatamente che la sua presenza avrebbe dato una marcia in più al film. In realtà nell’immenso e contorto lavoro di Coppola, Dustin fa una piccola parte, ma se rifletto sulla sua filmografia, non credo di esagerare nell’affermare che sia un attore più unico che raro. Di quelli che vorremmo vedere recitare per sempre, allontanando dalla mente l’idea che possa essere invecchiato e che possa decidere di andare meritatamente in pensione.
L’artista statunitense infatti ha iniziato a dedicarsi alla recitazione negli anni ’60 e ha continuato ininterrottamente fino a oggi, vantando oltre 70 film e vincendo due Premi Oscar e un Leone d’Oro alla carriera nel 1996. Ma questo grandissimo attore non ha mai nascosto il suo disappunto nei confronti dell’Academy e della mania di elargire riconoscimenti, considerati da Hoffman un mezzo per dividere e creare competizione tra i colleghi. Un punto di vista controcorrente e di tutto rispetto, come del resto lo sono i ruoli con cui si è cimentato nel corso della sua carriera. Personaggi che spesso sono anti-eroi, quindi più umani, più complessi, imperfetti.
In questo articolo troverete quelle che secondo noi sono le 7 migliori interpretazioni di Dustin Hoffman, ma sappiamo che la selezione sarebbe potuta essere ancora più vasta.
1) Il laureato (1967)
Questo film ha segnato il debutto come protagonista di Dustin Hoffman. Debutto “con il botto”, potremmo aggiungere, dato che l’attore è stato candidato al suo primo Premio Oscar per la performance nei panni di Benjamin Braddock. Neolaureato a pieni voti e figlio di un importante uomo d’affari, Benjamin è un giovane scontento e inquieto, circondato da un mondo di adulti nel quale non riesce a identificarsi. L’unica sua distrazione e trasgressione sembra essere la relazione segreta con una donna più grande di lui, la signora Robinson. A cui fa seguito l’innamoramento nei confronti della figlia di lei, Elaine.
Benjamin incarna dunque le incertezze sul futuro che qualsiasi giovane ha provato nella propria esistenza. Ma il film anticipa anche i tempi: non a caso l’anno successivo alla sua uscita, il 1968, è ancora oggi considerato come epoca delle rivoluzioni, dei cambiamenti, della rottura con i valori di una società borghese arricchita e annoiata. Dustin-Benjamin è un personaggio con il quale riusciamo facilmente a empatizzare, dato che il suo disagio e la sua insofferenza nei confronti dell’ipocrisia perbenista sono più che mai presenti anche nella nostra contemporaneità.
Con il trascorrere del tempo Il laureato è diventato un cult indiscusso, sia per gli argomenti trattati, sia per la splendida colonna sonora. Ma soprattutto è il film che ha lanciato nell’universo hollywoodiano e mondiale un attore del calibro di Dustin Hoffman.
2) Un uomo da marciapiede (1969)
Un anno dopo la sua brillante interpretazione nel film Il laureato, Dustin Hoffman si cimenta con altrettanta efficacia con un personaggio completamente diverso da Benjamin e piuttosto difficile. Stiamo parlando di Rico Rizzo detto Sozzo, un emarginato con malattie fisiche, che cerca di vivere alla giornata vagabondando tra i bassifondi di New York. La narrazione evolve nel momento in cui Rico incontra Joe (Jon Voight), un belloccio di provincia e inesperto, capace ancora di nutrire delle speranze ottimistiche nei confronti della vita. Il contrasto tra i due è ciò che regge tutta la storia ed è ciò che porterà Joe ad abbandonare le sue illusioni e a scontrarsi con la dura realtà.
Rancoroso, disilluso, cinico, persino violento: Rico deve sopravvivere e per farlo non si fa troppi scrupoli, ingannando il prossimo come e quando può. Se la società è spietata lui lo è anche di più. Un film pluripremiato, che ritrae lucidamente il miraggio inglorioso del così detto Sogno Americano ma anche e soprattutto la storia di un’amicizia bizzarra e commovente. E Dustin attraverso il suo carismatico Sozzo ha confermato agli occhi degli spettatori tutto il suo talento, introducendo quello stile recitativo nervoso così personale da diventare in futuro il suo marchio distintivo.
3) Cane di paglia (1971)
Il regista Sam Peckinpah, autore di un film western come Il Mucchio Selvaggio, per raccontare la storia di David (Dustin Hoffman) e della moglie Amy, ha spostato l’ambientazione dalle aride distese del Selvaggio Ovest a un paese di provincia della Cornovaglia. I contenuti però non sono così distanti da quelli abituali del genere western: lo scontro tra istinto naturale e legge morale, lo stato di caos che domina le relazioni e la società, i bulli della situazione che prendono di mira qualche innocente.
In questo caso la vittima dei soprusi psicologici attuati da un gruppo di abitanti del villaggio inglese è proprio David, un professore americano di matematica dai modi tranquilli, dedito unicamente ai suoi studi. L’uomo, colpevole forse di troppa passività, è però costretto a fare i conti con la sua vera natura dopo aver subito remissivamente una violenza dopo l’altra. Così, al mondo scientifico fatto di dogmi e regole granitiche, si contrappone quello delle passioni umane più primitive, che sfuggono a qualsiasi logica.
Dustin è qui impegnato in un ruolo che all’apparenza potrebbe sembrare poco consono al suo stile recitativo energico e dinamico. Ma anche questa volta ha dato prova della sua duttilità e bravura, caratterizzando il suo personaggio volutamente privo di carattere. Una sfida non facile, in cui per essere David bisogna di fatto non essere nessuno. Insomma, inutile girarci intorno: Cani di paglia resta un film esemplare nel testimoniare la grandezza di questo attore. Così come del suo regista, naturalmente.
4) Kramer contro Kramer (1979)
Un dramma famigliare che è valso a Dustin Hoffman il suo primo Premio Oscar come attore protagonista nel ruolo di Ted Kramer. Ma per questo film l’artista è andato oltre la recitazione, scegliendo di intervenire sulla sceneggiatura e supervisionando tutta la fase di montaggio. Un impegno totalizzante in cui possiamo ammirare la mente e la mano di Dustin dietro a ogni scena. Una più di altre ci mostra tutto il suo talento in uno dei momenti cruciali dell’intera storia. Ted e la moglie Joanna (Meryl Streep) si trovano all’interno di un bar dove quest’ultima chiede al marito l’affidamento del figlio in seguito alla loro separazione. La reazione di Ted venne completamente improvvisata da Dustin, che prese un bicchiere di vino bianco e lo lanciò contro la parete del locale. L’espressione sgomenta della Streep che ne seguì fu completamente spontanea e naturale, rendendo la sequenza drammatica al punto giusto.
Le incredibili capacità di questo attore, in Ted emergono anche attraverso la gestualità del corpo, utilizzato come strumento di comunicazione e di metamorfosi da uomo in carriera a genitore premuroso e attento. La paternità sostituirà infatti la sua vita lavorativa, permettendo al protagonista di riscoprire un ruolo che aveva messo in secondo piano. Kramer contro Kramer è un film per certi versi rivoluzionario, perché rompe i tabù sulla genitorialità, in cui la figura del padre dovrebbe essere considerata importante tanto quella della madre, nei doveri quanto nei diritti.
Un argomento spinoso, ma che ruota intelligentemente attorno a una domanda che spesso ci poniamo nel nostro percorso di vita. Si può cambiare per amore di qualcuno? Sì, e Ted Kramer ne è l’esempio perfetto.
5) Tootsie (1982)
C’è solo un altro attore del cinema recente, pari per bravura a Dustin Hoffman, che ricordiamo truccato e vestito da donna: Robin Williams in Mrs. Doubtfire (qui potete leggere le sue migliori interpretazioni). Per il ruolo nel film Tootsie infatti, Dustin recita nei panni di Michael e anche di Dorothy. Il primo è un attore talentuoso ma disoccupato, mentre la seconda è Michael che prova a presentarsi a un provino in veste femminile. L’idea funziona perché il\la protagonista riesce a ottenere la parte, diventando la star principale di una soap opera televisiva. Tra gag e situazioni equivoche, Michael finirà con l’innamorarsi di una collega, ma a sua volta verrà corteggiato (anzi, corteggiata!) dal padre della ragazza, ignaro della sua reale identità.
Dustin nello sdoppiarsi è un vero fenomeno, non solo per la caratterizzazione fisica, ma anche nel saper modulare la voce in base al personaggio che sta interpretando in una certa sequenza. Uomo o donna, attore nella finzione o attore nella realtà: a un certo punto non riusciamo più a distinguere l’uno dall’altro.
Questo film, diretto magistralmente da Sidney Pollack, porta avanti la tradizione di commedie come A qualcuno piace caldo, e lo fa con ironia ma anche con un’estrema capacità di riflessione. Quel “non credo nell’inferno. Credo nella disoccupazione” pronunciato dal protagonista preso dallo sconforto e costretto a mentire pur di poter lavorare, spesso in situazioni prive di meritocrazia. Più attuale di così.
6) Rain Man – L’uomo della pioggia (1988)
Un giovanissimo Tom Cruise (Charlie) affianca un meraviglioso Dustin Hoffman (Raymond) in questo film pluripremiato e che è valso a Dustin il secondo Oscar della sua carriera.
L’autismo di Raymond viene espresso dall’attore in ogni movimento del corpo, in ogni gesto, nei silenzi e nella ripetizione, ma soprattutto tramite gli occhi. Quello sguardo sempre rivolto a qualcosa di lontano, al di là della nostra comprensione, persino del mondo terreno. Ma quell’alienazione può essere addolcita e mitigata grazie alla scoperta dell’altro? E se l’altro fosse tuo fratello? Il viaggio di Charlie e di Ray non è solo on the road, da Cincinnati a Los Angeles, ma è anche un percorso di comprensione e di rispetto. Di crescita e di maturazione, in particolare per l’arrogante e avido fratello minore. Ma le distanze fisiche ed emozionali tra i due si accorciano, un miglio dopo l’altro, fino a quel tenero tocco nella sequenza finale. Testa contro testa, appoggiati delicatamente l’uno all’altro, prima di venire separati di nuovo.
L’interpretazione di Dustin in questo film è un dono. Il suo è un personaggio tenero, testardo, certamente fragile e drammatico, ma rappresentato senza mai rinunciare a una punta di ironia. È inevitabile: guardando Rain Man si ride e si piange e ci si affeziona a Raymond incondizionatamente. Quello che Hoffman ha fatto con il suo Ray lo ricorderemo per sempre, così come alcune scene passate alla storia e citate da altri registi negli anni successivi.
7) Hook – Capitan Uncino (1991)
Per quanto il film di Spielberg sia una rilettura della favola di Peter Pan, il titolo la dice lunga su chi sia il vero protagonista di questa indimenticabile pellicola anni ’90: Capitan Uncino. E chi meglio di Dustin Hoffman, con tanto di baffi arricciati, parrucca alla Luigi XIV ed espressioni goffe e astute allo stesso tempo, poteva interpretare l’antagonista più simpatico della storia? È lui il motore delle vicende e la causa di tutti i mali di Peter, dal rapimento dei suoi figli alla manipolazione psicologica che prova ad attuare su di loro, per portarli dalla sua parte.
Ma è anche un Capitan Uncino paranoico, i cui ragionamenti ruotano sempre e solo attorno ai suoi unici nemici: Peter Pan e il Tempo. E le cui fissazioni vengono costantemente supportate dal fedele Spugna (Bob Hoskins). Una coppia esilarante, con Dustin impegnato a rendere tutte le contradditorie sfumature del suo personaggio. Vendicativo, approfittatore, falsamente sdolcinato, subdolo ma anche vittima delle sue stesse paure.
Un egocentrico nostalgico, che prova persino a decantarsi, quando ad un certo punto dice: “Cosa sarebbe il mondo senza Capitan Uncino”? Già! È ciò che pensiamo anche noi, spettatori cresciuti ma ancora affezionati a questa favola in cui abbiamo avuto la fortuna di vedere Robin Williams accanto a Maggie Smith e a Julia Roberts. Oltre a un Dustin Hoffman cattivo e adorabile come non mai.