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7 film che non andrei mai a rivedere al cinema

Vi è mai capitato di andare a vedere un film al cinema e uscire dalla sala profondamente delusi (*coff Diabolik *coff)? E vi è mai successo di non rimanere propriamente delusi ma di pensare comunque di aver sprecato i vostri soldi? Insomma, potevate anche vedere quel film a casa e non sarebbe cambiato nulla giusto? Bene, se rientrate in una delle tre situazioni descritte sopra sappiate che non siete affatto gli unici e che nell’articolo di oggi voglio parlare di quei 7 film che non rivedrei di nuovo al cinema. Si tratta, come ovvio, di una scelta del tutto personale che riguarda pellicole che aspettavo con ansia, progetti che mi avevano intrigata o, semplicemente, di blockbuster perfetti per il grande schermo. Il problema è che, per un motivo o per un altro, nessuno dei film che leggerete tra poco è valso il prezzo del biglietto, da Diabolik a West Side Story.

Alcuni di questi titoli sono stati una delusione anche per voi? E quali sono, invece, sette film che in nessun modo andreste a guardare di nuovo in sala?

1) Halloween Kills

Diabolik

La passione per il cinema horror è anche un onere gravoso che ti porta a una vita di solitudine e di pellicole di serie B. Chi è fan di questo cinema capirà cosa voglio dire, gli altri storceranno il naso. Sta di fatto che ci sono dei capisaldi dell’horror che, periodicamente, sono oggetto di sequel, revival e tutte quelle altre cose. Sto parlando soprattutto degli slasher movie, come Halloween appunto. Il film del 2018 è un sequel diretto del film originale di John Carpenter del 1978 e, infatti, troviamo di nuovo Jamie Lee Curtis nei panni della protagonista dopo uno hiatus lungo 40 anni. Questo “sequel” era il primo di una nuova trilogia e, devo ammetterlo, non è stato nemmeno niente di male. Peccato che l’anno scorso sia uscito Halloween Kills.

Quello che ci aspetta qui non è altro che una serie di brutali omicidi dopo brutali omicidi, senza alcuna logica o ragione e, soprattutto, senza alcuna suspense.
L’inizio è piuttosto forte, con la ripresa diretta dell’ultima scena del predecessore, e si esaurisce rapidamente quando il tutto si riduce a una carneficina fine a se stessa senza evoluzione né nella trama né nei personaggi. Succedono cose discutibili, Jamie Lee rimane a letto per tre quarti della pellicola, le battute sembrano andare in loop e Michael Myers non fa più nemmeno paura.

2) Aquaman

Voglio dire, Jason Momoa è un tipo in gamba e il film lo guardi solo per quello, in pratica. Sono stata cresciuta con la malaugurata abitudine che “i film dei supereroi si guardano al cinema”. Per cui, spinta da un impulso irrefrenabile anche Aquaman fosse un film “da vedere al cinema”.

Da dove inizio? Aquaman è un mix caotico di nulla con effetti visivi che ricordano il peggior videogioco mai realizzato. La sceneggiatura è talmente banale che il silenzio sarebbe stata una scelta più efficace, non c’è nulla di interessante nel mondo di Atlantide e dei suoi abitanti. Ogni singola idea proviene da altri film del genere. I personaggi sembrano uscire direttamente da una mascherata, evidentemente il reparto costumi ha dovuto lavorare con fondi magazzino o le stoffe di Shein perché se non si spiega. Tutti gli attori, compreso il nostro pacioso Momoa, hanno passato la maggior parte del tempo a urlare e l’altra metà a dire cose senza senso. Mi sono sentita in imbarazzo per Willem Defoe. L’unica scena convincente è quella di ispirazione horror, almeno in quello James Wan ha mostrato il suo talento.

3) West Side Story

Non vedevo l’ora di vedere questo film, ma non sono riuscita a superare i 30 minuti. Adesso dirò una cosa molto antipatica, ma penso che West Side Story sia una storia davvero sopravvalutata. Per carità, le canzoni sono stupende. Ma la storia? Penso che Steven Spielberg abbia fatto il massimo con quello che aveva, ma francamente c’è davvero poco da salvare. Avrei visto lo stesso il film ma sarebbe stato meno deprimente guardarlo a casa, magari su Disney Plus, piuttosto che sentirmi incatenata a una poltrona del cinema combattendo il sonno ogni dieci minuti.

Tutto il film è noioso, con battute mal pronunciate e non offre nulla di spettacolare. È come se avessero trovato un gruppo di ballerini, avessero lavorato duramente sulla coreografia e poi si fossero dimenticati di insegnar loro a recitare. Non esploriamo mai davvero il cuore dei personaggi, tutti basati sulla rappresentazione, non sulla caratterizzazione. Interpretazioni orribili, legnose e prive di qualsiasi emozione reale eccezion fatta per Ariana DeBose che da sola, però, non riesce a salvare due ore e passa di pellicola.

E non si tratta dell’unica delusione natalizia avuta quest’anno, ci ha pensato anche Diabolik a farmi rimpiangere di aver comprato il biglietto.

4) Diabolik

Diabolik

Una trama apparentemente interessante che si trasforma in una sciocca storia d’amore senza alcuna scena d’azione, quando sarebbe potuto diventare l’heist movie che l’Italia meritava di avere. Anche se esplicitata nel finale, la volontà di non prendersi sul serio e l’intenzionalità del tutto, moltissime scene di Diabolik rimangono ridicole ed è evidente, a mio parere, un’estrema difficoltà registica nel prendere una decisione precisa.

Il risultato finale di Diabolik è una fiction Rai in abito da sera.

Luca Marinelli criticato nel ruolo di Diabolik, perché troppo freddo, non è neppure il problema più grande del film, magari fosse quello. Il problema è la lunghezza, immotivata, per una trama fumosa e noiosa persino. Mia madre, che i fumetti di Diabolik li ha letti quando era piccola, ci è rimasta malissimo. Io ci sono rimasta male per lei. Ancora una volta si tratta di un film che avrei visto in ogni caso, ma con il senno di poi non lo rivedrei al cinema.

5) The Hurt Locker

Diabolik

Non riuscivo a capire cosa succedesse durante metà delle sequenze del film a causa delle scelte stilistiche. Mi sembra piuttosto chiaro cosa volessero fare: imitare la confusione e il caos della guerra e quanto questa possa essere disorientante. Se l’intento del film era disorientare e confondere lo spettatore, direi che c’è riuscito alla grande. Mi sembra assurdo come, a distanza di parecchi anni, riesca comunque a ricordare la delusione e la noia che provai al cinema. Che poi i film di guerra neppure mi piacciono un granché, ne avrò visti giusto tre al massimo. Sono andata a vederlo al cinema perché aveva vinto l’Oscar come miglior film (si chiamatemi pure “superficiale”).

Succedono un po’ di cose, ma non c’è un filo conduttore che le leghi tutte insieme. Jeremy Renner partecipa ad alcuni scontri a fuoco e disinnesca bombe. La storia del nostro protagonista vorrebbe suggerire che si tratta di una disamina psicologica di ciò che la guerra fa a una persona, ma a mio parere fallisce un po’ in questo intento. O forse sono io prevenuta nei confronti dei film di guerra.

6) Un Giorno di Pioggia a New York

Torniamo di nuovo alla categoria “film che aspettavo trepidante” e stavolta ho deciso di piazzare nella lista un film del recente Woody Allen che ci sta sempre bene. Il film vibra di eleganza, le atmosfere ci sono e la colonna sonora ci accompagna pacata per tutta la durata della pellicola. Il film perfetto da vedere sul divano con un bicchiere di vino in mano magari, non in una sala cinematografica buia.

Come ogni film di Woody Allen abbiamo un giovane maschio bianco pretenzioso, titolato e bisognoso di terapia che parla come un saputello di letteratura, di una città da cui è ossessionato e di tutte le donne della sua vita, che sono prive della benché minima personalità. Il fatto che il giovane bianco sia Timothée Chalamet rende il tutto ancora più prevedibile. I dialoghi sono come ogni film di Woody Allen. La morale è come ogni film di Woody Allen. Insomma, niente di nuovo sotto il sole.

Alla stregua di Diabolik, si tratta di una pellicola che poteva essere gestita molto meglio.

7) The Handmaiden

Diabolik

La prima cosa che devo dire riguardo a questo film è che è stupendo. Davvero, un esempio su come sviluppare geniali colpi di scena, un’ottima fotografia e una trama molto ben scritta. Quindi consiglio vivamente a chi non l’abbia ancora visto, di recuperare questa perla cinematografica firmata Park Chan-wook. Magari, però, guardatelo da soli. The Handmaiden utilizza il sesso come espressione di liberazione e ribellione ma anche come perversa ancora psicologica. Risulta interessante notare come questa duplice natura si manifesti all’interno delle due protagoniste: vittime, carnefici, seduttrici, vergini, innocenti e viziose. Vedere il film all’interno di una sala piena di gente è un’esperienza che sconsiglio caldamente, in quanto la rappresentazione del sesso all’interno della pellicola rasenta la pornografia.

Non fraintendetemi, il mio non è affatto un giudizio puritano visto e considerato quanto abbia apprezzato The Handmaiden. Devo però ammettere di essermi sentita alquanto a disagio nel vedere quelle determinate scene in mezzo a una sala quasi piena. Quindi si, scandagliate i molteplici significati e strati del film ma il mio consiglio è di farlo nella tranquillità di casa vostra.

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