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5 bellissimi film che parlano in modo autentico della salute mentale

Attenzione: L’articolo può contenere spoiler su Aftersun, Il Giardino delle Vergini Suicide, Mommy, Noi Siamo Infinito, Donny Darko.

Negli anni, la narrazione audiovisiva, tra cinema e serie tv, ha proposto una vastità di tematiche raccontate in mille sfaccettature e prospettive diverse. In un contesto di sovraesposizione e abbondanza, individuare i titoli più congeniali alle esigenze di ciascuno è tutt’altro che semplice, nonostante intervengano spesso gli algoritmi di personalizzazione a tentare di snellire il processo. Siamo sempre più esigenti, e una tendenza innegabile della contemporaneità è la richiesta di autenticità. La sincerità delle narrazioni più semplici e spoglie ci parla direttamente, mettendoci di fronte a noi stessi. E’ grazie alla cinematografia più intima e onesta che facciamo i conti con aspetti non sempre facili da sviscerare. In un periodo in cui la salute mentale, purtroppo, rappresenta ancora un tabù non sufficientemente tutelato, lo storytelling audiovisivo è stato capace di raccontare il concetto in maniera autentica, senza troppi giri di parole. E’ il realismo spogli di fronzoli che arriva dritto e racconta con la giusta accortezza di linguaggio la pluralità di sfumature differenti connesse alla macrotematica in questione. Ogni film ha il suo linguaggio e il suo stile narrativo, con cui costruisce situazioni e apparati per veicolare a modo proprio i suoi messaggi e, molto spesso, è proprio l’originalità di una storia sincera ha disarmarci come nient’altro, esponendoci e rendendoci vulnerabili davanti allo schermo, qualunque esso sia.

A partire dal recente Aftersun, nel corso degli anni la salute mentale è stata rappresentata in una vastità di modi differenti, a volte raccontata nella sua spiazzante fragilità, altre volte eccedendo con esagerazioni e assurdità. Con l’occasione, ecco cinque meravigliosi film che abbiamo amato proprio per l’autenticità che hanno avuto nel raccontare la propria storia, cogliendoci alla sprovvista con la loro schiettezza.

1) Aftersun (2022)

aftersun
Aftersun (640×361)

Il debutto alla regia della scozzese Charlotte Wells è una sorta di coming-of-age che sviscera tre macrotemi attraverso il ricordo dell’ultimo viaggio estivo dell’undicenne Sophie con suo padre Calum negli anni Novanta. Con l’occasione del soggiorno in un villaggio turistico turco, Aftersun impiega il rapporto padre e figlia per veicolare una storia prevalentemente dedicata alla memoria e alla salute mentale. La prima è quella della giovane protagonista che, nonostante la tenera età, è già scaltra, matura e ricettiva della realtà adulta circostante su cui è prossima ad affacciarsi. Sophie non è ignara ai segnali captati durante il viaggio, ma le mancano dei tasselli fondamentali, che forse non recupererà mai. Col supporto di una vecchia videocamera, la ragazzina riprende i momenti della vacanza destinati a diventare il portale d’accesso ai ricordi di quelli che, probabilmente, sono gli ultimi attimi passati assieme al padre. Calum ha un amore sconfinato per sua figlia, un amore che vuole preservare tenendo Sophie lontano dall’oscurità che circonda la sua esistenza. Col proseguire di Aftersun, Calum si ingrigisce progressivamente, dando segni evidenti di depressione, in un racconto fatto di tanti piccoli istanti apparentemente insignificanti, ma parte di un quadro più ampio. Un padre afflitto da un dolore che cerca in tutti i modi di seppellire, di controllare, soprattutto in presenza della persona a cui tiene di più. Ma non è sempre facile, soprattutto durante una lunga settimana in compagnia di una ragazzina ormai cresciuta, all’insegna di un tempo in cui il loro rapporto matura.

2) Il Giardino delle Vergini Suicide (1999)

aftersun giardino vergini suicide sofia coppola
Il Giardino delle Vergini Suicide (640×347)

Il Giardino delle Vergini Suicide è il debutto alla regia di Sofia Coppola e adattamento cinematografico del romanzo Le vergini suicide di Jeffrey Eugenides. Un film che fotografa la malinconia, lo struggimento, l’insofferenza delle quattro protagoniste che, a partire dal suicidio della sorella minore Cecilia, vivono un tumulto adolescenziale indomabile nella loro grande casa della periferia di Detroit. Le sorelle Lisbon, Therese, Mary, Bonnie e Lux hanno un aspetto etereo, angelico, e vivono sotto il controllo dei protettivi e autoritari genitori, racchiuse all’interno della scintillante bolla domestica. La loro estetica fa attrito col travaglio interiore che vivono in un’adolescenza sacrificata e asfissiante, fatta di proibizioni e regole che non permettono loro di abbracciare a pieno un periodo normalmente così vivo e ricco di emozioni. Soffocando la gioia di vivere in un’atmosfera dilatata e sognante, le giovani cercano la ribellione e la consapevolezza. Nel vuoto di una realtà non vissuta a pieno, a distanza di oltre vent’anni dall’uscita del film, le sorelle Lisbon rimangono ancora un ritratto doloroso e abrasivo che ha cambiato e influenzato la narrazione successiva sul tema. Pur essendo ambientato negli anni Settanta, Il Giardino delle Vergini Suicide è un racconto senza tempo e fuori dal tempo che cattura il patimento dell’oppressione giovanile in modo spregiudicato e sconfortante.

3) Mommy (2014)

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Mommy (640×359)

Probabilmente il film più acclamato da pubblico e critica di Xavier Dolan, l’enfant prodige del cinema contemporaneo, Mommy colpisce dritto allo stomaco per la disarmante capacita di rappresentare senza veli il viaggio di Steve. Il giovane protagonista altri non è che un quindicenne affetto da disturbo oppositivo provocatorio con un rapporto speciale con la madre Die, vedova di 46 anni. A seguito dell’espulsione di Steve da una comunità di recupero in cui era stato allocato, madre e figlio si riuniscono, divenendo i protagonisti di un racconto fatto di amore e dolcezza, violenza e sfuriate. Dall’aspetto apparentemente candido, l’adolescente è in grado perdere il controllo in un attimo, divenendo aggressivo e diabolico. Ai drammi familiari si somma il contributo dell’insegnante Kyla, in un percorso di crescita fatto di alti e bassi profondi. Quella tra i personaggi è una relazione morbosa e viscerale, alimentata dal comportamento indomabile di Steve, non sempre capace di dimostrare come vorrebbe l’amore per la figura materna. Mommy coglie l’occasione della caratterizzazione dei suoi protagonisti per veicolare una sottile critica, ambientando la storia in un ipotetico futuro in cui il Canada ha approvato una controversa legge che consente ai genitori di minori difficili, in caso di emergenza, di effettuare un ricovero coatto presso un istituto psichiatrico, saltando la procedura legale. Mommy è stato il primo film di Xavier Dolan ad avere una distribuzione italiana nelle sale cinematografiche, consacrando a pieno la figura del regista canadese.

4) Noi Siamo Infinito (2012)

noi siamo infinito
Noi Siamo Infinito (640×361)

Prodotto di culto di una generazione e di un periodo formativo ben delineati, Noi Siamo Infinito è un coming-of-age drammatico che parla delle luci e delle ombre dell’adolescenza, con l’incombenza di un trauma profondo alle spalle. Il protagonista è l’adolescente americano Charlie Kelmeckis che fa il suo ingresso al liceo dopo esser stato dimesso da un istituto di cura mentale per il trattamento della depressione clinica da cui è affetto sin dall’infanzia. Nonostante le difficoltà del caso, riesce a fare amicizia con Sam e Patrick, più grandi e spigliati di lui. L’amicizia tra i tre attraversa tutto il film, dando addito a dinamiche adolescenziali formative e di scoperta. Tra nuove esperienze e festini, Charlie colleziona sullo schermo una serie di piccoli grandi indizi che comunicano implicitamente. I problemi che il giovane si porta alle spalle hanno una natura inconscia e celata, persino per il protagonista stesso, che non riesce a dare un’identità ai motivi del suo travaglio. I ricordi repressi non gli danno pace, bloccandolo tra presente e passato in una condizione che non può governare o scardinare. Con il supporto dei propri amici, ciascuno dei tre è protagonista di un percorso di crescita e resilienza, imparando individualmente e collettivamente quanto la vita possa essere dolorosa.

5) Donny Darko (2001)

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Donnie Darko (640×353)

Donnie Darko è un film che, contrariamente agli altri citati, sfrutta una struttura molto più inverosimile, onirica e oscura per veicolare i temi e i messaggi principali della sua storia. Fondendo elementi sci-fi e dei thriller psicologici, la pellicola di Richard Kelly affronta le bizzarre peripezie del giovane, tormentato, adolescente Donnie Darko. Partendo dal fortunato e accidentale momento in cui il protagonista scampa alla morte, il film lo interroga per tutto il tempo sul senso dell’esistenza stessa, mentre è in cura per schizzofrenia paranoide. Il sonnambulismo di Donnie inizia progressivamente a fondersi con casi di allucinazioni diurne: guidato da un tenebroso coniglio nero, l’adolescente alterna la distorsione della realtà con i bruschi scontri con essa, in un paradosso su cui non sembra destinato ad avere il controllo. Tra distopie e situazioni estreme, Donnie Darko è un racconto spietato e spregiudicato che cela una pluralità di significati e libere interpretazioni. Perseguitato dall’avvicinarsi di una apparente fine del mondo annunciatagli dal coniglio, Donnie entra in contatto con personaggi strani e misteriose teorie di viaggii spazio-temporali nel tentativo di impedire l’imminente avverarsi della premonizione. Complesso, imprevedibile e indefinibile, Donnie Darko è un film fitto a cui è impossibile sottrarsi e da cui lasciarsi trasportare.

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