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Fargo 5×04 – La Recensione: il costo è sempre la morte

Insolubilia. Il titolo del quarto episodio di Fargo 5 rimanda al paradosso del mentitore (o antinomia del mentitore), le cui variazioni sono state raggruppate nel Medioevo sotto il nome di Insolubilia per indicare la mancanza di una qualsiasi possibilità di soluzione. Secondo tale antinomia, data una proposizione autonegante come “Questa frase è falsa”, nessuno può essere in grado di dimostrare se questa sia effettivamente vera o falsa. In questi paradossi e contraddizioni si muovono i protagonisti della quinta stagione di Fargo, le cui doppie vite dominate contemporaneamente da luce e tenebre instillano, episodio dopo episodio, il crescente timore nel telespettatore riguardo all’impossibilità di stabilire se, in questa storia, esista davvero una differenza tra bene e male, o tra vero e falso.

Il confine tra giusto e sbagliato viene totalmente prevaricato in questo quarto episodio da Dot (Juno Temple), nuovamente in lotta con gli uomini mandati da Tillman come era stato prefigurato dal cliffhanger finale dell’episodio precedente. Mentre la forza fisica della donna era risultata già palese nel corso del primo episodio della serie, ciò che emerge da questo nuovo scontro è la sua agghiacciante capacità di manipolazione mentale, attuata nei confronti del marito Wayne, messo ormai di fronte all’evidenza che la moglie non è chi dice di essere. L’informazione più importante ci viene data però dall’incontro diretto tra Gator e Nadine/Dot: dalla reazione della protagonista alla vista del ragazzo senza la maschera è possibile intuire che Gator è suo figlio, avuto con Tillman anni prima. Anche in questo caso, però, il tentato rapimento resta senza soluzione. Dot riesce a scappare e a rifugiarsi in ospedale con sua figlia e suo marito, rimasto folgorato da una trappola che lei stessa aveva posizionato in casa. Neanche tra le asettiche mura ospedaliere è però al sicuro; la polizia riesce a raggiungerla comunicandole di avere la prova definitiva del fatto che si trovasse sul luogo dell’omicidio dell’agente di polizia avvenuto poche settimane prima, essendo stata ripresa dalle telecamere di videosorveglianza.

Fargo 5 ribadisce ancora una volta una verità assoluta: non si può scappare dal passato.

Fargo 5
Dorothy “Dot” Lyon (Juno Temple) – Fargo 5×04 (640×360)

Mentre Dot continua a nascondersi con tutte le forze dalla sua vita precedente, è quello stesso passato a rendere intoccabile lo sceriffo; la famiglia Tillman occupa infatti da intere generazioni un ruolo significativo nella vita politica del North Dakota, al punto da impedire all’FBI di scavare nell’illecito traffico di armi e nel giro di corruzione perpetrato da Roy. L’unico modo per smascherare lo sceriffo è quello di riuscire a raggiungere Dot, sulle cui tracce si trovano quindi anche gli agenti federali in seguito a un’agghiacciante scoperta: le mogli scomparse di Tillman sono due. Mentre l’identità dell’altra donna resta un mistero, Tillman continua a nascondere i crimini di cui si macchia coprendoli con nuovi reati e nuovi cadaveri, rendendo ancor più sanguinosa la vendetta di Ole Munch, che manda allo sceriffo inequivocabili promemoria della sua oscura presenza.

Ogni promessa è debito per il sicario legato agli oscuri rituali dei mangia peccati, così come per tutti gli altri protagonisti, legati tra loro da debiti terreni e debiti celesti.

Come infatti sappiamo, Lorraine è a capo della più grande agenzia di recupero crediti del paese, e trae quindi profitto dai debiti altrui; tra le persone a cui ha concesso un prestito scopriamo esserci anche l’agente Indira, in debito con Lorraine a causa delle spese mediche per l’operazione di suo marito. In questo modo la poliziotta è necessariamente nelle mani della ricca suocera di Dot, a sua volta in debito con la sua famiglia, a cui deve la verità riguardo al suo passato e alla sua vera identità. Altro debito centrale nella vicenda è la rottura del vincolo matrimoniale tra Dot/Nadine e lo sceriffo Tillman, il cui potere è rafforzato dalle minacce che alimentano i debiti che le persone hanno nei suoi confronti. Nel simbolismo religioso di Fargo 5, i debiti sono inoltre i peccati (“Ai credenti Dio paga i debiti” recita il detto) saldati da Tillman e Munch attraverso rituali e preghiere; più che con Dio, però, il patto stipulato dai due è con il diavolo, e il principio che li lega è quello di occhio per occhio, vita per vita.

“Quando Munch era un ragazzo, la libertà era una patata. Non saresti morto quel giorno: libertà dalla fame, libertà dalla ruggine della lama. Ma, per liberarsi, l’uomo si nutrì per primo, e gli altri non poterono farlo: uccise prima di essere ucciso. Non voleva niente di più perchè solo i re avevano la libertà di volere. Ma ora, ovunque tu guardi, si vedono re: dicono che è loro tutto ciò che vogliono, e se non riescono ad averlo dicono che non sono liberi, fanno persino finta che la loro libertà sia gratuita, che non abbiano un costo. Ma il costo è sempre la morte. Vita per vita: la mia o la tua.”

Monologo di Ole Munch (Sam Spruell) – Fargo 5×04
Fargo 5
Roy Tillman (Jon Hamm) – Fargo 5 (640×360)

Dopo questo quarto episodio abbiamo avuto la conferma che, in Fargo 5, la verità è sviscerata a piccole dosi. Nuovi promettenti indizi prefigurano le sorti dei protagonisti nei prossimi episodi, lasciando tuttavia spazio a nuove sorprendenti sorprese: potremmo infatti scoprire l’identità dell’altra moglie di Tillman, di cui era impossibile immaginare la sola esistenza fino al terzo episodio. Il passato di Dot è sempre più a un passo dall’essere rivelato, essendo ormai troppe le persone sulle sue tracce: dalla polizia locale all’FBI, passando per l’agente della CIA mandato da Lorraine (anticipato nel terzo episodio ma ancora non comparso) fino a Tillman, Gator e persino a un sempre più sospettoso Wayne, la protagonista si trova ormai con le spalle al muro e, salvo colpi di scena, il suo oscuro vissuto potrebbe vedere presto la luce. È però nell’abuso di potere di Tillman e nel suo braccio di ferro con Munch che sembra incentrarsi sempre di più questa quinta stagione di Fargo, la cui satira sociale e politica risulta sempre più tagliente ed esplicita: in molti hanno infatti captato parallelismi tra la vicenda di Tillman e quella di Trump, a sua volta coinvolto in passato nello scandalo delle armi precedente alla sua elezione.

Dalla politica alla religione, dal sottile simbolismo agli esaltanti colpi di scena, Fargo 5 si riconferma anche con quest’episodio una serie di altissimo livello, alla fine della quale rimarrà, come affermato da Munch, un solo vincitore: vita per vita, la mia o la tua.