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Dollface non è solo una Sex and the City grottesca e surreale

Consci del rilievo che Sex and the City ha avuto e tutt’ora ha nel mondo della rappresentazione audiovisiva, molti sono i contenuti (tra film, serie tv e sequenze di qualsiasi genere) che hanno subito l’influenza di tale nuovo approccio alla raffigurazione della realtà femminile sullo schermo. Il processo avviato dalla fine degli anni Novanta dallo show con Carrie Bradshaw ha condotto a oggi a una pluralità di racconti al femminile che si pongono su quella specifica traiettoria che Sex and the City per primo aveva introdotto. Tra successi e esiti di più dubbia riuscita, nel grande novero dei titoli presenti in tutte quelle piattaforme che bombardano la percezione dei sempre più distratti consumatori si colloca una piccola e poco pretenziosa comedy capace di stare in piedi da sola: Dollface. Indisturbata e rinchiusa nella sua bolla protetta statunitense, Hulu, la serie tv è ambientata e rivolta al presente, pur traendo molto dal contributo che in passato Sex and the City e le successive eredi hanno fornito nel mondo delle commedie romantiche e dei titoli fatti di donne forti, toste, umanamente vulnerabili e indipendenti.

Dollface vive nel presente e guarda con rispetto a un passato imperfetto ma impossibile da ignorare.

Nonostante Sex and the City sia stato un importante apripista per il complesso mondo delle rappresentazioni organiche e dimensionali delle sfaccettate realtà di donne in carriera e libere nel modo e nel linguaggio che nel periodo più era consono, è ben lontano dall’essere un prodotto perfetto. Anche nelle sue imperfezioni e nello stile (ormai quasi antiquato, ma all’epoca avanguardista), Sex and the City ci ha permesso di giungere oggi a titoli come Dollface. Dollface è senza dubbio uno dei risultati ed eredi più congeniali al grezzo processo ancora in corso e sempre in movimento. Essendone prova anche il sequel realizzato quest’ultimo anno, la società è in continua evoluzione: ogni titolo cattura il momento in cui si colloca. Sex and the City ritrae la realtà e la linea editoriale di quel ruggente e caotico periodo in cui finalmente le donne riuscivano a toccare una certa spregiudicata libertà in una pluralità di dinamiche e sfumature del quotidiano. Niente freni. Finalmente rappresentate senza filtri di perfezione e con qualche tabù in meno. Ed ecco che Dollface segue questa scia e si posiziona al fianco di alcuni show che con intraprendenza cercano di completare il quadro iniziato dall’antenato.

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Con un linguaggio grottesco, frizzante e in linea con la realtà millennial attuale, Dollface ci ricorda cosa ci ha fatto tanto sognare in Sex and the City, e ci riporta alla vicina The Bold Type da poco giunta al termine.

Affacciatasi di recente sul catalogo Hulu (in Italia disponibile su Disney+), supera la prova che non tutte le college serie tv sono capaci di fronteggiare: offrire una rappresentazione coerente in grado di coniugare una narrazione sensibile e fresca con un linguaggio diretto, che sdrammatizza e non prende eccessivamente sul serio tematiche spesso appesantite da approcci troppo pretenziosi. Dollface ha come movente principale una situazione molto semplice e comune: la protagonista è Jules, giovane millennial che aveva tagliato i ponti con le amiche di sempre durante la tossica e lunga relazione col suo ex. Dopo aver rotto definitivamente, la donna cerca piano piano di ricostruire la propria realtà e reinserirsi in un contesto femminile e sociale da cui si era ingiustamente allontanata. L’amicizia femminile è una delle chiavi principali di Dollface: scoprirla e riscoprirne l’importanza in nome di un legame che spesso va al di là di ogni cosa e costituisce un vero riparo e punto di forza.

Tra imperfezioni, esitazioni, vite caotiche e libere, Jules e le sue ritrovate amiche dipingono sullo schermo un gruppo di giovani donne diverse, buffe, e per questo uniche, indipendenti e intriganti. Emancipazione e sorellanza sono gli elementi che passano con la stessa traiettoria per la storia di Dollface. Jules non è soltanto una dollface, è molto più della bambolina inanimata in cui si era trasformata in nome di una relazione che l’aveva annullata completamente. Decide di non essere più la piatta compagna di un uomo per la quale ha rinunciato a sé stessa. Rifiutando l’appellativo «dollface», con la quale l’ex le si rivolgeva, Jules riprende il controllo della sua quotidianità e riscopre sé stessa e la propria età: un’età in cui è giusto e possibile sbagliare, innamorarsi, perdersi e ritrovarsi, con la vera unica costante ad affiancarla, le tre irriverenti amiche. La giovane donna riscopre la propria individualità e il piacere di essere orgogliosamente donna in un mondo in cui la propria unicità conta.
Dollface è esilarante, sincera e confortante come solo un racconto semplice e ravvivato da surreali intrighi può essere grazie a una narrazione che da forma a metafore e coscienze. Jules ritrova sé stessa e riscopre l’universo femminile al fianco del suo immaginario spirito guida dalle sembianze feline. Grazie alle amiche con la quale si ricongiunge, mette sé stessa al primo posto attraverso il sostegno che solo una sana amicizia al femminile è capace di fare.

Jules torna a essere protagonista della propria storia, non c’è uomo o malsano rapporto che tenga.

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La serie tv è impacchettata in un linguaggio autoironico, a tratti surreale. Nel ritmato e colorato mondo di Jules e Dollface, la coscienza della donna assume le sembianze della sua gatta con la quale ha paura di finire per sempre, romanticamente, sola. Comica e con giochi grafici e iconografici di metafore di vita, la serie tv ci racconta una realtà odierna in cui l’identificazione è immediata. Tra situazioni goffe ed esagerate Dollface inietta in modo velato e non-pretenzioso piccoli messaggi di attualità, sorellanza e un femminismo da dare ancora poco per scontato.

Le protagoniste di Dollface si muovono in un contesto occidentale e odierno in cui sono tornate a ricollocarsi e ridefinirsi anche quelle della storica Sex and the City (ora col reboot And Just Like That): periodi e personaggi diversi, ma col comune filo conduttore di una rappresentazione che è capace di adeguarsi al momento e al cambiamento. Mantenendosi fedele a una prospettiva non sempre facile da proporre, soprattutto in un contesto legato alla politically correctness e a una sovrabbondanza di contenuti, entrambi gli show si caratterizzano per una certa spregiudicatezza. Con ruoli e audience differenti, Dollface e Sex and the City non sono legate soltanto dal generale tema della sorellanza, dall’ideologia alla base o dal genere di riferimento. Entrambe seguono in maniera diversa una traiettoria che le accomuna, intreccia e distanzia col rispetto e carattere identitario che solo le storie con una concreta organicità e coerenza di concept possono permettersi. Pur rimanendo al momento circoscritto a un pubblico di nicchia, Dollface è uno degli eredi e compagni di viaggio indipendenti di Sex and the City. Lo show con protagonista Kat Dennings sta in piedi da solo e non soffre il paragone.

È una ironica serie tv del presente e fatta per il presente che non ha nulla da invidiare a ciò che la affianca e a ciò che l’ha, con coraggio, preceduta.

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