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Tre puntate alla fine di Dexter

Tre puntate alla fine.
Tre puntate alla fine di una storia che ti entra dentro.
Tre puntate ancora e poi non sentirò più, ogni settimana, questo opening tanto meraviglioso quanto sinistro e disturbante.
Tre puntate alla fine di quella che, posso già dirlo adesso e a prescindere da come finirà, è sicuramente una delle mie serie preferite di sempre.

Ovviamente appena concluderò scriverò più di un articolo a riguardo ed esporrò appieno la mia opinione complessiva su una serie che mi ha soddisfatto in tutto, dalla trama al ritmo – non sono proprio d’accordo con chi dice che cala alla distanza, a me è piaciuta dall’inizio alla fine -, passando soprattutto per una profondità nell’introspezione e nell’auto-analisi (ma anche nell’analisi sociale) che è davvero merce rarissima.

Per adesso non posso che invidiare chi ancora deve iniziarla, perchè questa serie è un viaggio straordinario. Anche dentro se stessi.

Come avrete capito dal titolo, e dall’intro di questo articolo, mi mancano tre puntate alla fine di Dexter. In questo articolo non voglio concentrarmi su nessun aspetto tecnico, ne’ approfondire particolarmente quello che ho scritto nell’intro: per quello, come detto, ci sarà tempo a serie finita. Oggi voglio soltanto condividere con voi le mie sensazioni, in flusso. Ciò che sto provando appena prima di finire una serie che già prima di iniziare sapevo essere considerata un masterpiece assoluto, ma che in questi 3 mesi in cui mi ha tenuto incollato allo schermo, mi ha fatto capire che in principio l’avevo sottovalutata. E’ bastato però poco per innamorarmene.

E secondo me non può essere altrimenti. Dall’esterno – ovvero, leggendo la sola trama prima di iniziare la serie – non si può percepire appieno la potenza di questo prodotto. La trama che leggi prima di approcciarti seriamente a Dexter è infatti intrigante, ma niente di talmente sensazionale da farti strappare i capelli. Guardandola, la musica cambia da così a così.

Perchè se molte serie si reggono principalmente sulla trama in se’, Dexter non fa parte di quella famiglia. Come dicevo sopra, per quanto abbia ritenuto la trama sempre altamente soddisfacente, ciò che più mi ha fatto innamorare di questa serie è stata la non comune profondità d’auto-analisi posta in essere dal protagonista, e – seppur in minor tono – anche dagli altri personaggi della serie. Dexter si scava dentro, e nel frattempo, ti scava dentro. 

E’ una serie che induce alla riflessione, di quelle più profonde. E lo capisci sin dalla sigla. Ogni sigla ben fatta di una serie tv può scaturirti tante sensazioni, ma in particolare è una la sensazione che viene in evidenza, è una la sensazione che si presta a essere immediatamente e naturalmente associata alla musica. Per fare un esempio, la sigla di Game of Thrones la ri-collego subito alla strategia e ai giochi di potere (in questo gli autori sono stati fenomenali). Quella di Prison Break la ri-collego all’ansia, alla fretta, con quel ritmo incessante e ansioso che ti ronza in testa. La sigla di Dexter, invece, la ri-collego alla riflessione. E’ una sigla sinistra e disturbante nelle immagini ma al contempo calma, leggiadra e controllata nella musica. Riflessiva, appunto.

Ma non voglio andare oltre, che se scrivi in flusso è facile divagare, e il momento per parlare bene bene di Dexter me lo voglio riservare per quando l’avrò finita. Ora voglio concentrarmi su questo finale che mi aspetta.

Si parla sempre di quello che ci provoca il finale di una serie, e non si parla quasi mai del momento immediatamente antecedente alla fine. Quello dove sei li’, a metà tra la curiosità immane di capire come andrà a finire questo viaggio, e la voglia di non finirlo mai, il dispiacere perchè sta finendo. Quel momento dove la fretta da binge-watching lascia spazio a un sano rallentamento che si traduce in strenua e trepidante attesa, all’interno della quale ritrovi il gusto della scoperta. Quella sensazione contrastante che in fondo, abbiamo provato tutti almeno una decina di volte nella vita. Ma tutte le cose belle prima o poi hanno una fine, e bisogna prenderne coscienza. 

 

Molti dicono che il finale di Dexter fa schifo, ma dicono altrettanto anche delle 4 stagioni finali che invece a me sono piaciute da impazzire. Per cui, rimango fiducioso. Che cosa mi aspetto da questo gran finale? Non lo so a dire il vero, posso però dire quello che mi aspettavo quando ero a metà serie, prima delle ultime evoluzioni. Mi aspettavo che, ‘banalmente’, potesse concludersi (come tante altre grandi serie di cui non faccio spoiler, ma ci siamo capiti) col nostro ‘protagonista cattivo’ che viene beccato, oppure muore, ma ho la sensazione che ormai non finirà così. L’occasione per farla concludere così ce l’avevano alla settima stagione, in cui potevano predisporre – e apparentemente stavano predisponendo – il terreno per un’ottava in cui Dexter faceva una bruttissima fine, ma questo ‘pericolo’ sembra ormai scampato.

Dopo una penultima stagione in cui ha rischiato grossissimo, durante quest’ultima i sospetti su Dex si sono praticamente annullati. Quindi cosa aspettarsi? Escluse le opzioni più standard di cui ho detto sopra, mi ritrovo effettivamente spiazzato. Ma ho una brutta sensazione su Debra. Penso che sarà lei a fare una brutta fine. Il personaggio più circondato dalla morte di tutta la serie difficilmente avrà un epilogo fiabesco. 

Quanto a Dexter Morgan, invece, davvero non so cosa gli aspetterà. E non so cosa mi aspetterà. Non riesco a fare una previsione, e forse da un certo punto di vista è meglio così.

Ok, ho rimandato fin troppo. Adesso basta, devo rendermi conto del fatto che è arrivato il momento di affrontare la fine.
Accendo una sigaretta.
Faccio partire la sigla.
E corro a guardarmi le ultime 3 puntate.
Con la curiosità di vedere come andrà a finire questa grande storia, ma anche con l’amara consapevolezza di sapere che dopo queste 3 puntate, stavolta sì che sarà finita per davvero.
E sarà bello, ma sarà anche molto triste.

Perchè in fondo, il mio oscuro passeggero, io non lo voglio abbandonare.