Era finita male, ormai 11 anni fa. Quando il finale dell’ultima stagione di Dexter – la serie originale, ormai è importante specificarlo – andò in onda il 22 Settembre 2013, mezzo mondo storse il naso. Perchè in fondo, dopo aver visto il suo mondo sgretolarsi pezzo dopo pezzo, affetto dopo affetto, ciò che si aspettavano tutti già in quel 2013 era (anche) la morte di Dexter. Una chiusura del cerchio giusta, per un personaggio che pur non essendo stato esecutore materiale era stato esecutore morale degli omicidi di Rita prima e di sua sorella Debra poi. Tutte le persone che Dexter aveva imparato faticosamente ad amare svanivano, vittime incolpevoli dell’alone di morte e distruzione che il serial killer-vendicatore della notte si lasciava puntualmente dietro mentre tentava di vincere la corsa a ostacoli contro se stesso, esponendo costantemente a pericoli letali chi gli voleva bene e gli stava attorno. L’obiettivo era sempre stato quello di ripulire Miami dal marcio che la avviluppava, con l’idea di eliminare persone ancor peggiori di lui: Dexter colpiva loro ma tramite loro colpiva metaforicamente anche se stesso, tenendo a freno così la sua parte malata e malvagia e incanalandola verso obiettivi malati e malvagi come lui, ma sprovvisti del suo codice morale. A un certo punto però per Dexter non c’è più niente, escluso suo figlio Harrison dal quale si allontana saggiamente per evitare che possa trasmettergli quell’insano morbo distruttivo. Così decide di affrontare il mare in tempesta, e qualsiasi spettatore in quel momento si aspetta che Dexter non faccia mai più ritorno. Dexter però tornerà. E sarà solo il primo dei suoi ormai innumerevoli ritorni.
Lo vediamo nelle ultime scene solo, isolato in un esilio volontario volto a non arrecare più danni a nessuno. Una vita da eremita, camuffato dietro un impiego di taglialegna nei boschi probabilmente per guadagnarsi il minimo indispensabile per sopravvivere. Credevamo che quella sarebbe stata l’ultima volta in cui avremmo visto Dexter Morgan. Ma gli anni sono passati, le critiche al finale (e all’ultima stagione in generale) di una serie che fino a quel momento era stata incensata dai più continuavano a risuonare. E in fondo il finale era aperto, quindi le possibilità per rimediare agli errori del passato, approfittando anche del fatto che le serie tv ormai erano diventate ormai un fenomeno di massa ben radicato nella società, c’erano eccome. Così Dexter è tornato, ancora. Per la seconda volta. Col primo sequel Dexter: New Blood ci siamo trovati di fronte alla paura che accadesse l’irrimediabile: ovvero, che Dexter finisse peggio della volta precedente. L’inizio però sembrava spazzare via molti dei nostri legittimi dubbi: Dexter era in realtà tornato in scena in maniera convincente, rendendosi protagonista di una narrazione che aveva dei punti di contatto con la precedente ma che al contempo se ne distaccava acquisendo incredibilmente vita propria, in barba a ogni scetticismo.
Non sembrava una copia sbiadita della sua versione precedente: Dexter: New Blood funzionava, ed era riuscita inizialmente anche nel miracolo di sembrare un prodotto fresco, impresa colossale per un revival. Merito di ambientazioni completamente nuove, personaggi completamente nuovi e anche di un Dexter apparentemente nuovo, un uomo che aveva tagliato i ponti col nefasto passato e provava davvero a rifarsi una vita. Un altro universo narrativo che apriva le porte a un finale migliore di quello di 8 anni prima: nemmeno l’arrivo del figlio Harrison – davanti al quale abbiamo dovuto alzare al massimo la nostra soglia di sospensione dell’incredulità – che riesce a trovarlo dove nessuno l’ha mai trovato rovina le cose. Anzi, le arricchisce. A un certo punto abbiamo anche pensato che il revival di Dexter potesse arrivare ad avere tre stagioni, per quella che era stata l’andatura sorprendente delle prime puntate e il potenziale narrativo evidente che aveva davanti a se’. Poi a un certo punto la narrazione accelera improvvisamente, fino a sbandare e rovinare quanto di buono fatto prima. Così ci ritroviamo in un’ultima puntata in cui Dexter muore per mano di suo figlio, un momento a cui si arriva dopo una serie di forzature di trama che ci fanno scuotere la testa in maniera rassegnata: quello che in teoria doveva essere un momento poetico e di redenzione per Dexter, si trasforma in un tentativo raffazzonato e stucchevole di chiudere la sua storia in un modo migliore di quello precedente, riuscendo però a fare decisamente peggio (come raccontavamo nella nostra ‘rabbiosa’ recensione del finale di New Blood).
Ora però, incredibilmente, Dexter sta per tornare ancora e la domanda è: che senso ha questo ennesimo ritorno?
Insomma, andiamo: Dexter era morto. Morto. Non c’era altro. La sua storia era finita lì. Male, malissimo, ma stavolta era finita. A differenza della volta prima il finale non era nemmeno aperto: sembrava chiuso a doppia mandata. Eppure Dexter tornerà ancora una volta nel 2025, con un nuovo sequel che non sarà il secondo capitolo di New Blood con suo figlio Harrison protagonista – come si era ipotizzato in un primo momento – ma in cui a guidare la baracca ci sarà di nuovo lui, il magistrale Micheal C. Hall. La serie si chiamerà “Dexter: Resurrection” e sembra abbastanza chiaro che il titolo ci suggerisca come Dexter non sia in realtà morto, e riuscirà letteralmente a risorgere dalle sue ceneri. Come giustificheranno il suo ritorno in scena da vivo lo scopriremo presto, ma non sarebbe certo la prima volta che un personaggio torna dalla morte: lo abbiamo visto anche in casi ancor peggiori, come quello di Micheal Scofield in Prison Break dove probabilmente la situazione era ancor più complicata di questa.
Oppure il titolo è un modo per confonderci, e in realtà la resurrezione di Dexter sarà solo figurata, come spirito guida di Harrison. Tendiamo però a escludere questa ipotesi perchè ci sembra troppo telefonata. E se proprio deve esserci un altro sequel di Dexter, ci faremo andare bene la sua resurrezione piuttosto che vederlo agitarsi come spirito guida per almeno 10 puntate. Il punto però è: cosa si può raccontare ancora? E come si può chiudere stavolta? Micheal C.Hall ha detto qualcosa di interessante a riguardo, quando interrogato sul tema: “”C’è un intero cast di personaggi che popolano il suo mondo più ampio e che hanno il potenziale per riemergere“. Sembra uno spoiler abbastanza chiaro: dobbiamo probabilmente aspettarci i ritorni in scena di Batista (solo accennato nell’altro sequel, New Blood), Masuka e Quinn, i sopravvissuti della serie originale. Dobbiamo probabilmente aspettarci anche un ritorno a Miami, lì dove tutto è iniziato e lì dove, a questo punto, tutto presumibilmente finirà.
Se dovesse andare così, è probabile che Dexter in un modo o nell’altro finirà tra le grinfie della giustizia, magari dopo un gioco al gatto col topo con i suoi vecchi colleghi che si concluderà con lo stesso Dexter pronto a consegnarsi ad Angel Batista di sua spontanea volontà, chiudendo il suo redemption arc faticosamente aperto molti anni fa. Sarebbe un finale sensato per la sua storia? A questo punto decisamente sì, più dei precedenti. Sarebbe un finale privo di mordente emotivo e narrativo? Questo dipende dalla messa in scena e da quanto saranno bravi gli autori ad arrivare eventualmente a quel momento. Perchè in realtà potrebbe esserci del potenziale per avere (finalmente) un finale che abbia senso di essere ricordato come il finale di una grande serie come Dexter, chiudendo magari un occhio (facciamo uno e mezzo) su come ci si è arrivati e quanto tempo ci si è messo.
Il fatto è uno: questa è solo un’ipotesi, ma la cosa importante è che si arrivi a una conclusione degna di questo capolavoro. Solo così verrà valorizzato l’ennesimo ritorno di Dexter, solo questo deve essere il fine ultimo di un ritorno che ci ha spiazzati, ci ha lasciati sospesi a metà tra emozione e scetticismo, ma che alla fine un senso potrebbe avercelo. Il fine ultimo deve essere quello di salutare uno dei personaggi più imponenti della serialità moderna come si deve: niente cose lasciate a metà, niente pentimenti, stavolta deve essere per sempre. Per restituire dignità e lustro a una delle narrazioni più complesse della serialità moderna. Per ricordarci, per un’ultima volta, cosa è stata Dexter.
Vincenzo Galdieri