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1899 e Dark: gemelli (molto) diversi

1899 o Dark, questo è il dilemma: un dubbio amletico che accomuna e accompagna molti spettatori da diverse settimane. 1899 è sbarcata portandosi in grembo grosse aspettative dopo il successo stratosferico di Dark, una delle serie più acclamate di Netflix. Le avrà mantenute? Partiamo da un semplice ma non banale presupposto: Dark e 1899 sono due prodotti molto differenti e persino lontani. Baran bo Odar e Jantje Friese, ideatori e registi di entrambe, hanno confezionato due opere di assoluto livello che usano i concetti di tempo e spazio in modo atipico e dissimile. Entrambe hanno giocato con la nostra mente come se fosse la giostra preferita su cui fare il giro della vita. Dark, per esempio, aveva catturato l’attenzione di tutti per una storia imbottita di richiami filosofi e scientifici a cui si collegavano, all’interno di una scatola di successioni, le vite acerbe dei protagonisti. 

Non era facile stare al passo della storia e i pensieri inciampavano spesso in questa ragnatela fitta e buia. Ma il merito principale di Dark era proprio questo: ci spingeva a continuare la corsa anche se si prospettava faticosa, persino gravosa. Eravamo attaccati allo schermo episodio dopo episodio, salti temporali dopo salti temporali e l’idea di abbandonare la visione non si avvicinava a noi neanche per sbaglio. Questo pregio trova campo fertile grazie alla narrazione sempre coerente di Dark, un’alterazione delle idee figlia di un racconto originale e atipico ma credibile. Jonas e i suoi compagni si fanno strada attraverso logiche paradossali, riadattamenti più o meno attendibili dei più grandi filosofi della storia, tra cui Nietzsche e Einstein, ma arrivano sempre al cuore di chi sta guardando. Siamo lì a tifare per loro, a prendere appunti che possano servire a sbirciare al di là della porta per vederci chiaro, senza inganni. Siamo le radici della sua storia.

I contrasti tra le due serie

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dark(640×360)

In 1899 questo affetto collettivo verso i personaggi fa fatica ad ingranare. A metà dell’opera non tutti gli spettatori hanno la voglia di continuare a capire il destino dei protagonisti e il risultato finale della narrazione. La sorellina di Dark vuole essere una nuova Dark quando si parla di loop temporali e mentali, ma finisce per essere, in alcuni contesti, ridondante e manieristica. Un ingranaggio spesso complesso ma anche fine a se stesso, un’insistita applicazione di termini difficili anche quando avremmo preferito trovare altro. Non è che la storia non funzioni, ma per larghi tratti si ha la sensazione di essere di fronte a un prodotto che ha voluto allungare il brodo per sbalordire lo spettatore con allusioni e richiami non necessari. Anche L’ambientazione, la stessa per metà dell’opera, non riesce a dare il giusto risalto ai maggiori ai cambi di ritmo che risultano, anzi, fin troppo lenti: Dark era veloce e sfuggente, 1899 é spesso svogliata e flemmatica, ma forse è una scelta consapevole e voluta, una scelta stilistica che non ha fatto breccia nel cuore di chiunque.

Gli effetti a sorpresa di Dark aiutano la narrazione

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Un altro punto a favore di Dark si conta nell’imprevedibilità della storia: non siamo mai stati capaci di prendere il finale e il destino dei protagonisti, nemmeno per un secondo. Cambi di epoche, suspense e effetti a sorpresa inattesi hanno spento sempre la fiamma della nostra previsione. Con Dark non puoi fare scommesse, mai. In 1899 questo aspetto muore quando alcuni passaggi ci sono sembrati già segnati: indizi disseminati qua e là ci hanno aiutato a comporre il puzzle prima del previsto. Il simbolismo che domina nelle opere riesce a sbalordirci in entrambe le serie come se fossimo in un museo imbottito di luci a led. Gli occhi fanno la loro parte e giocano un ruolo fondamentale nello scovare ogni piccolo sigillo che aiuta Dark e 1899 ad essere prodotti unici nel loro genere di riferimento. Non è facile catturare l’orizzonte di ogni formula ma lo sforzo vale la pena, soprattutto in Dark. Da Sic Mundus all’ospedale psichiatrico dove è rinchiuso Ulrich per finire allo splendido impianto dove Tannhaus gioca con i suoi orologi, tutto diventa parte di un progetto più grande che ha sede nella nostra mente. 

1899

Dark ha aperto un nuovo panorama per l’impianto sci-fi proclamandosi regina incontrastata del genere. Forse è questo il paradosso con cui deve fare i conti 1899: intraprendere la stessa strada di un’opera che non può avere eguali, almeno per il momento. Detto questo non è facile stabilire il prosieguo di una serie, 1899, che ha solo iniziato il suo cammino: ci saranno almeno altre due stagioni. Come si comporteranno Baran bo Odar e Jantje Friese? La storia dovrà chiarire ancora molte domande lasciate da parte, su tutte la più importante è sicuramente quella legata a Maura. Che legami ha con suo padre e suo fratello? Chi è il vero cattivo della serie? Non vediamo l’ora di riabbracciare i protagonisti, ma per il momento siamo ancora tra Jonas e Martha, a sperare in un destino diverso, e a desiderare un loro bacio che sia eterno.