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Da The Young Pope a Christian, passando per Il Miracolo: la religione secondo Sky

Gomorra, The Young Pope, Anna, Il Miracolo o l’ultima arrivata, Christian: non c’è dubbio che le produzioni italiane Sky perseguano la qualità, un’inclinazione ancora troppo assente nel panorama seriale nostrano, dominato da fiction scadenti e flop dolorosi. La qualità delle produzioni seriali Sky è indiscutibile, ma questa non viene assicurata solo dagli elevati standard tecnici, stilistici e recitativi. Il filo rosso che lega tutte le sue produzioni è l’essenza delle storie che sceglie di portare sul piccolo schermo. Storie 100% italiane che si riallacciano a quell’eredità culturale che va da Dante a Pasolini, da Boccaccio a Fellini, raccontando il delicato e controverso rapporto che il nostro popolo ha con il sacro e con il profano. Senza dubbio siamo afflitti da un’eccessiva esterofilia che ci porta ad adulare ogni prodotto straniero e a bocciare di impulso tutti quelli nostrani. Il rifiuto e il pregiudizio verso una serie italiana però non sono del tutto immotivati. Spesso nascono dal timore di ritrovare le stesse, e imbarazzanti, dinamiche illustrate da Boris, la fuoriserie italiana che fece la sua prima apparizione proprio sulle reti Sky.

All’uscita di Christian, così come per quella di The Young Pope e Il miracolo, non è mancato un pizzico di scetticismo, al di là dei grandi nomi coinvolti. Del resto la religione non è un argomento nuovo sui teleschermi italiani. Siamo pieni di fiction che parlano di preti, suore, santi e peccatori e che raccontano l’Italietta bonaria e moralista. Tuttavia se una sola rondine non fa primavera, neanche un solo parroco fa religione. Se un certo tipo di narrativa seriale a tema religioso, infatti, si limita a strizzare l’occhio al cattolicesimo, ambientando le vicende in un contesto perbenista pseudo-sacro, serie tv come The Young Pope, Christian e Il miracolo compiono un’operazione nettamente opposta, quasi sovversiva. E anziché parlare di un cattolicesimo di facciata, ci parlano di spiritualità nell’accezione più pura e nei risvolti più controversi e affascinanti.

La religione secondo Sky

Christian

Un nuovo papa: più giovane, ma oscurantista. Una storia di “miracoli alla carbonara” nella degradata periferia romana. E ancora statue che sanguinano. Tre delle maggiori produzioni Sky – senza contare la deriva spiritualista presa nell’ultima stagione di Gomorra – hanno scelto la religione come colonna portante della propria narrazione. Tre vicende fuori dagli schemi seriali nostrani e sempre più vicine a quelli del cinema d’autore. La religione secondo Sky non nasce per compiacere né i nostri vicini di casa, lo Stato Vaticano, né la schiera dei devoti italiani. The Young Pope, Christian e Il miracolo sono un condensato di pensieri controversi, di simbolismo e di critica sociale che racchiude gli insegnamenti pasoliniani e persegue l’estetica felliniana. In essi confluisce tutta l’influenza dell’educazione cattolica che, in modo più o meno marcato, ha accompagnato la nostra crescita. Per non parlare di quel substrato culturale pop che da secoli nutre l’immaginario collettivo, alimentato da miti e leggende in cui i confini tra paganesimo e cristianesimo si confondono.

La spiritualità raccontata dai prodotti seriali Sky è sincera e non mira a compiacere qualcuno: anzi, vuole istillare il dubbio.

Sky

Il miracolo di Niccolò Ammaniti, ad esempio, racconta un fatto inspiegabile che riesce a mettere in crisi chiunque, da un primo ministro ateo, un prete a una biologa. Christian sfrutta il soprannaturale per parlarci del bene e del male; The Young Pope, invece, srotola le contraddizioni della fede istituzionalizzata. Nessun parroco sorridente in bicicletta, dunque, e nessuna suora basita che ficcanasa nelle indagini di polizia. Sky mette in scena lo scontro ideologico tra ciò che consideriamo sacro e ciò che riteniamo profano. La fede si scontra con la scienza mentre la dottrina cattolica fa a pugni con l’eredità illuminista istillando quei cortocircuiti che convivono simultaneamente in ciascuno di noi. E lo racconta dall’interno, senza prediche e moralismi, prese di posizione e pregiudizi. Lo scontro interiore è quindi il filo conduttore delle tre opere che nella serie di Paolo Sorrentino sfocia perfino in una pesante critica di natura politica. The Young Pope, e poi The New Pope, infatti traccia con accuratezza il contesto politico e sociale italiano, riflettendo l’influenza che lo Stato Vaticano esercita su di esso. Se da un lato troviamo la denuncia ai segreti vaticani, centrali anche in Christian, dall’altro troviamo un’umanità che ha sempre più bisogno di credere nei miracoli. Viene analizzato il limite della fede nella scienza, ma anche il limite della fede in Dio. Gli estremismi, le idiosincrasie e le ripercussioni sull’essere umano sono i veri protagonisti, raccontati in forme seriali ibride e originali, che assumono all’occorrenza le forme del drama o del fantasy.

L’estetica Sky: quando il neon incontra Piero della Francesca

The Young Pope

Le produzioni Sky diventano così terreno fertile per una riflessione filosofica pura. Troviamo la fede, ma anche la provocazione; le contraddizioni che permeano la Chiesa Cattolica, ma anche la ricerca spasmodica del senso del sacro. Ci mostrano le conseguenze della devozione cieca in opposizione alla forza della devozione sincera. Una forza positiva che in un attimo può trasformarsi in un potere oscuro e oscurantista che finisce per condizionare le nostre esistenze. La religione è una componente indistricabile nella nostra cultura, al di là della propria professione di fede, che Sky ha deciso di raccontare attraverso un’estetica definita e riconoscibile, che guarda alla tradizione. Ma non certo a quella seriale italiana. Contro ogni “fotografia aperta e smarmellata”, Sky propone una fotografia eclettica, che solo in parte attinge ai prodotti esteri. Sia Paolo Sorrentino che Niccolò Ammaniti, Roberto Saku Cinardi e Stefano Lodovichi, infatti, sembrano riallacciarsi all’eredità stilistica della nostra storia dell’arte piuttosto che a quella televisiva. Troviamo le inquadrature ieratiche e la simmetria degne di Piero della Francesca, i contrasti cromatici alla Antonello da Messina fino alla pittura profana del Rinascimento. Tutto unito a degli elementi contemporanei marcatamente pop, come le luci artificiali e quelle al neon: immancabili nei prodotti Sky.

Il Miracolo

The Young Pope, Il miracolo e Christian non rappresentano solo degli esempi invidiabili di scrittura seriale – che conquistano anche l’estero – ma dei titoli portatori di una visione compatta e originale anche e soprattutto da un punto di vista stilistico. Attraverso uno stile unitario, le produzioni Sky si fanno portavoce di un approccio seriale nuovo, diverso e umanistico. Siamo davanti a un vero e proprio rinascimento seriale dunque che oltre alla sceneggiatura, dal carattere gustosamente provocatorio, insiste sulla suggestione, sul contrasto e sull’introspezione spirituale attraverso la fotografia. Pur non sacrificando l’estetica personale dei singoli registi e mantenendo piena libertà espressiva, ovviamente. Una cifra stilistica raffinata e maniacale, che si mescola con disinvoltura ai rispettivi regionalismi e alle influenze della cultura contemporanea.

Il sacro, il profano e il dubbio

Christian

Mi amo più del mio prossimo, più di Dio. Credo solo in me stesso. Io sono il Signore onnipotente.

The Young Pope

Che siate atei, agnostici o credenti è difficile negare l’influenza e il fascino che la religione esercitano su ciascuno di noi. Sky sceglie la religione ma non si schiera né con gli atei né con i credenti, tantomeno con gli agnostici. Non si tratta di una mancata presa di posizione, tanto per evitare polemiche. Al contrario, raccontando storie di miracoli moderni, di stimmate all’amatriciana, di torbide indagini vaticane, papi senza Dio e statuette sanguinanti, in qualche modo, Sky tenta di riconnettere lo spettatore con la sua parte spirituale. Un misticismo contemporaneo cinico, alimentato dal dubbio. Il laico e il razionale rincontrano così l’onirico in uno spazio seriale nuovo e pieno di storie da raccontare e simbolismi che assumono significati moderni. Sebbene il carattere dissacrante di Lenny Belardo e le stimmate di Christian, che per qualcuno potrebbero sembrare una provocazione intrisa di blasfemia, in nessun momento emerge l’intenzione di offendere il credente o di ridicolizzare il sacro. Tutto il contrario. Le serie Sky si riappropriano di un sentimento popolare antico quanto l’essere umano, di un bisogno innato, sospeso e universale.

Christian

In ogni sua produzione seriale, dalle tre che abbiamo citato, passando per Anna, Gomorra, Romulus, ZeroZeroZero e perché no, anche in Speravo de morì prima – che insiste sulla figura quasi mitologica di Francesco Totti – emerge dunque la volontà di indagare quel sentimento di incredulità e quel desiderio di sublimarsi in qualcosa di più grande, di immenso e di universale. Come spiegano Niccolò Ammaniti, Stefano Bises, Francesca Manieri, Francesca Marciano, gli sceneggiatori de Il Miracolo:

La Madonna si presenta come un miracolo, qualcosa cioè che viola le ordinarie leggi dell’universo, ma il suo impatto è lo stesso dell’alieno sbarcato da un’astronave, o della bottiglia di Coca Cola che atterra tra gli aborigeni. Rappresenta l’incomprensibile, l’inaccettabile che ribalta in un colpo solo ciò che fino a un momento prima era la realtà, senza tuttavia produrre un effetto di senso immediato o visibile.

Il timore di Dio e la continua sfida dei limiti. La solitudine. Il desiderio di lasciarsi andare e di abbracciare l’ignoto. I tentativi di comprendere qualcosa che la scienza non sa spiegare e che sfugge a ogni comprensione umana. La sospensione dell’incredulità. La difficoltà di distinguere il bene dal male. Il bisogno di un nuovo Cristo che ci curi e che ci salvi dalla morte, e quella infima possibilità che proprio in lui si celi un male oscuro. Insomma le grandi tematiche universali indagate per secoli dall’arte e dalla filosofia, dopo essere diventate un terreno fertile per la cinematografia, finalmente approdano anche nella serialità d’autore.

Serie tv originali e innovative quelle di Sky che invitano alla riflessione e che ripropongono storie, proprio come quelle evangeliche, nate dal dolore, dalla rabbia, dall’abbandono e dalla voglia di riscatto e di denuncia sociale. La poetica di Sky si riappropria così delle nostre radici popolari, letterarie e cinematografiche, del senso del sacro e del profano, restituendo dei “prodotti molto italiani”. Ma questa volta l’espressione va intesa in senso squisitamente positivo e non borisiano. Si tratta di prodotti di qualità che raccontano l’essenza di un popolo di poeti, di artisti, di eroi, di santi, di pensatori, di scienziati, di navigatori, di trasmigratori a cui Sky dà voce con delle produzioni seriali controverse, che pur parlando un linguaggio attuale, raccolgono l’eredità del passato e indagano dei sentimenti universali ed eterni.

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