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Christian 2×05/2×06 – La Recensione del finale di stagione

ATTENZIONE: l’articolo contiene spoiler su Christian 2×05/2×06, il finale di stagione uscito venerdì su Sky!

In una fattoria nei pressi di Willingdon, in Inghilterra, c’era un vecchio fattore, Mr. Jones, che dominava il suo piccolo regno con la forza e il terrore. Un bel giorno però, gli animali scelgono di ribellarsi e di cacciare via Mr. Jones, inaugurando una nuova era di pace e prosperità. Nella fattoria di Willingdon, ribattezzata Fattoria degli animali, non esiste tirannia. È una specie di città utopica in cui tutti sono uguali e non esistono privilegi di classe. Una Comune socialista, nella quale ciascuno contribuisce per quello che può alla crescita della comunità. Senonché un giorno, Palla di Neve, il maiale che aveva guidato la rivoluzione, si mette in testa di costruire un mulino a vento proprio al centro della fattoria. E Napoleone, il suo fidato compagno di battaglia, gli mette i bastoni tra le ruote. “E come finisce ‘sta storia?” Male, finisce male. Perché Napoleone riesce a estromettere Palla di Neve, convincendo tutti che le sue soluzioni ai problemi della comunità siano le più valide. Solo che, alla fine, la Fattoria degli animali torna ad essere il regno dispotico che era prima della cacciata di Mr. Jones. Cambiano i depositari del potere, ma le dinamiche restano le stesse. È quello che vuole dimostrarci Christian 2×05/2×06, il finale di stagione di una delle serie italiane di Sky più interessanti degli ultimi anni.

Letteratura, filosofia e teologia si fondono qui con elementi più bassi, terrestri. Si calano nella sporcizia di un mondo ai margini, si imbrattano con le discordanze della vita di periferia, con l’odore forte dei casermoni abbandonati, con la scia dei miserabili che avanzano in cerca di speranza.

Christian 2x05/2x06

Christian è La fattoria degli animali di Orwell e La favola delle api di Bernard de Mandeville. Ma è pure l’ironia provocatoria delle borgate romane, il fascino delle storie di eroi riluttanti e trasandati. È l’incenso delle liturgie mistiche, ma anche il puzzo delle storie profane. È l’alto che si amalgama col basso e ci fa a cazzotti. È disquisizione intellettuale, ma anche barzelletta caciarona. È ordine e caos. È il Biondo e la Nera. L’Anticristo e l’Acqua Santa. Christian e Matteo. Il finale di stagione della serie Sky non delude le aspettative. E, anzi, ci proietta verso una (probabile) terza stagione che potrà veramente dispiegare tutto il suo potenziale e raccogliere le attenzioni che merita. Negli ultimi episodi di Christian avevamo assistito all’ascesa e alla caduta di un’utopia. Molto spesso, i fini che la storia realizza non coincidono con quelli che i singoli individui si propongono, ma finiscono per essere il prodotto di volontà indipendenti e variabili imprevedibili. Esistono perciò degli effetti secondari dell’agire umano, che si discostano dall’idea di partenza e si incamminano su direttrici diverse. È l’eterogenesi dei fini, ciò che fa sì che le conseguenze delle nostre azioni ci conducano su terreni diversi, imponderabili e sfuggenti.

Noi stavamo a fa’ ‘n’altra cosa, Chrì. La lucidità con cui Rachele riesce a vedere la deriva dell’utopia coatta pazientemente costruita insieme a Christian è la spia di uno stravolgimento dello status quo appena formalizzato. A Città-Palazzo si vive bene da quando denaro, armi e droga sono state bandite dal quartiere. Ma anche un’isola felice può essere inquinata dalla natura umana, che tende inevitabilmente a farsi corrompere dal peccato e dai vizi capitali. Per cui le buone intenzioni di Christian si scontrano con le passioni insopprimibili dell’uomo, che è assetato di potere, di fama, di lussuria, del fascino inebriante del comando. Città-Palazzo è destinata a degradarsi come la Fattoria degli animali che estromette l’idealista Palla di Neve per issare sul trono il più materialista Napoleone. Paura e insicurezza generano un bisogno insopprimibile di protezione. Le prigioni costruite nel bel mezzo di una città ideale che non concepiva il furto, si tramutano in luoghi grigi, presagio di morte e di terribili sventure. Il fanatismo diventa il contraltare dell’idealismo. Il nemico più pericoloso è la venerazione, specie se il culto della persona sfocia in settarismo e intolleranza.

Christian 2x05/2x06

Christian 2×05/2×06 ci mostra un’utopia fallita, un sogno in rovina.

Perché la rivoluzione di Christian non ha funzionato? Perché ogni rivoluzione chiama una controrivoluzione e un’esistenza è fatta di scale e un giorno puoi essere in cima, il giorno successivo puoi sbattere a terra. Condividere il potere è sempre un rischio, perché un Napoleone è sempre in agguato dietro l’angolo, pronto a inquinare con desideri terreni una visione più alta. Il tradimento di Davide ci riporta alle atmosfere fumettistiche da graphic novel, dove il supereroe viene pugnalato alle spalle dall’amico e deve farsi carico delle conseguenze delle sue azioni. Ancora una grande prova quella di Antonio Bannò, che in Christian 2×05/2×06 sembra effettivamente il cattivo uscito fuori da un fumetto della Marvel ambientato però nella periferia romana. Nella seconda stagione della serie Sky, la violenza non è edulcorata. Al contrario, la vena crime della serie emerge soprattutto nel finale, pronta ad accendere i riflettori sulle condizioni disastrate delle periferie metropolitane, dove violenza, sangue, armi e affari illeciti si sostituiscono alla legge, che in Christian non è quella dello Stato, entità praticamente inesistente. Il sovrano buono, il re idealista, deve essere spodestato. Colui che si innalza al di sopra di tutto ciò che chiamiamo Dio è virtù di satana, recitano le Sacre Scritture. E poco importa se il nuovo regno è la casa degli ultimi. Dove non c’è soggezione, non esiste potere. E dove non c’è potere, non esiste sfogo per il vizio.

Io gli eroi non li ho mai capiti.

Un re può combattere qualsiasi nemico e tenergli testa, ma non può sconfiggere se stesso. Ma che cos’è esattamente Christian? Un miracolo del cielo o l’espressione più ambigua del male? Il protagonista nel finale viene posto difronte a una scelta. È tempo di scegliere, continuano a ripetergli tutti. Restare o scappare? Rischiare tutto o abbandonare la nave? Combattere o smettere di nuotare? È sempre una questione di scelte: mare o montagna? Carbonara o amatriciana? Il camouflage di Bottura o la lasagna della mamma? Totti o Del Piero (facile questa)? Ma esiste davvero una scelta o il libero arbitrio è solo un’illusione? Non siamo forse tutte pedine di un gioco più grande, manovrato da forze superiori? L’eterogenesi dei fini ha una sua regia occulta, sconosciuta all’arbitrio degli uomini? Il fascino della serie Sky è tutto intriso di questa commistione di sacro e profano, di mistico e sensazionalistico. Christian 2×05/2×06 mette l’eroe coatto difronte alla sua nemesi e ribalta ancora una volta le prospettive. Questo show intriga proprio perché riesce ad essere davvero fluido, a porsi oltre i confini del bene e del male. La contrapposizione tra Matteo e il supereroe con le stimmate è il riflesso terreno dello scontro tra il Biondo e la Nera. Il dono di Christian è quello di guarire, quello di Matteo è quello di vedere oltre. Il finale della serie apre immediatamente alla possibilità che Christian possa avere presto un seguito. La Nuova Chiesa di Roma immaginata da Matteo è solo un’altra utopia destinata a gonfiarsi e poi a precipitare rovinosamente a terra? E, soprattutto, in questo costante ribaltamento di fronti, dove sta il giusto? Liberare e illudere è la stessa cosa? Christian 2×05/2×06 non stabilisce nessuna verità. Perché la verità, dopotutto, è anacronistica.

Giunti alla fine di questo secondo capitolo della serie di Stefano Lodovichi e Roberto Saku Cinardi, possiamo trarne un bilancio assolutamente positivo. Al di là dell’intelligenza e della brillantezza della scrittura, sembrano azzeccate anche le scelte registiche e scenografiche: il bilanciamento di colori tra il giallo ocra delle scene esterne e le tonalità cupe delle sequenze interne o notturne rimanda a quella contrapposizione tra luci e ombre di cui è intessuta tutta l’opera. Altro grande punto a favore della serie è l’interpretazione dei personaggi, a partire da Edoardo Pesce e Claudio Santamaria, ma passando per tutto il cast. Menzione speciale per la Rachele di Silvia D’Amico, uno dei personaggi più riusciti di questa seconda stagione, l’animatrice e ispiratrice di quell’utopia coatta che ha spinto Christian a cercare il meglio di sé e a farne dono agli altri. Tutti i personaggi, compreso quello di Esther, protagonista di uno dei plot twist finali, ci hanno lasciato col fiato sospeso e con la curiosità di sapere cosa ne sarà esattamente di ciascuno di loro. Dopo sei puntate di Christian 2, la cattiva notizia è che la serie Sky è purtroppo finita. La buona è che molto probabilmente avremo una terza stagione molto presto!